RIPARTIAMO DA DIO
PREFAZIONE
L’inquietudine
La ricerca e il mistero
Lo stupore
L’inquietudine
Non la noti subito. Non è tra le più
grandi, anzi. Devi entrare e camminare, lentamente, tenendo alto
lo sguardo. Allora la scorgi, nella penombra. E’ una
piccola vetrata, sui toni del cielo e del mare, con una nave
nella tempesta. Tra i tagli del vetro una frase celebre:
Inquietum est cor nostrum
donec requiescat in Te
"Il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in Te". La piccola vetrata è qui nella nostra
chiesa, in fondo alla navata di destra, sopra la statua di Santa
Monica e la frase, ammissione dolce e sconvolgente, è di
Sant’Agostino, "figlio di tante lacrime" di Monica.
Un cuore inquieto cerca, desidera, non si accontenta, non si
arresta ...
E’ questo cuore che vi auguro di possedere, di ascoltare,
di nuovo, in questa Quaresima che insieme vivremo
all’insegna del "ripartire da Dio", sulla strada che ci
porterà "Dalla domanda allo stupore". Dalla domanda su Dio
allo stupore per Gesù Cristo, per la sua vita, la sua
Croce, la sua Resurrezione.
La ricerca e il mistero
E’ un quaresimale "dedicato", come il libro
"Pro e contro Dio" di Armando Torno,
A tutti coloro che,
almeno una volta nella vita, si sono chiesti: "Esiste Dio?".
E a mia madre che tanti anni fa mi ha detto: "Sì".
Ma anche ai compagni cattivi, che per primi mi hanno suggerito:
"No".
Infine a un gesuita morto poco dopo gli ordini,
che mi ha risposto: "Sì, ma pensaci".
Pensaci. Continua a pensarci. Tu che credi non ci
sia nulla. Tu che stai bene come stai. Tu che cerchi. Tu dal
cuore inquieto. Tu assalito dai dubbi. Tu che credi. Sì,
anche tu.
Perché la verità è più grande di noi,
è ricerca ma anche mistero. Perché cerchiamo nella
notte. Perché Dio è sempre di là, sempre
oltre, sempre di più. Sconcertante e imprevedibile.
Sfuggente, perché non lo puoi possedere.
Il grande Karl Rahner scrisse una delle sue ultime
lettere a un giovane tossicodipendente tedesco che gli aveva
chiesto aiuto. Il tossicodipendente gli aveva scritto: "Voi
teologi parlate di Dio, ma che importanza potrebbe avere, nella
mia vita, questo Dio? Come potrebbe strapparmi alla droga, questo
Dio?" Rahner gli rispose: "Devo confessarti in tutta
onestà che per me Dio è sempre stato un mistero
assoluto. Io non capisco cosa sia Dio: nessuno può
capirlo. Abbiamo dei segni, degli indizi. Facciamo dei tentativi
incerti e inadeguati per esprimere in parole il mistero. Ma non
c’è né parola né frase che lo possa
esprimere".
E parlando con un gruppo di teologi a Londra, Rahner disse:
"Compito del teologo è spiegare tutto attraverso Dio, e
spiegare Dio come l’inspiegabile" .
(Anthony de Mello, Messaggio per un’aquila che si crede un
pollo, Piemme, 1995)
Rahner come Tommaso d’Aquino che, dopo anni
d’insegnamento, di ricerche teologiche, si rese conto che
tutto quello che aveva pensato, detto, scritto su Dio era solo
"paglia", che era molto di più ciò che non sapeva
di quel che sapeva su Dio. E per questo aveva chiesto al suo
segretario di bruciare tutte le sue opere. Come è arrivato
a quel punto proprio lui, il santo dell’intelligenza, della
ragione? "Datemi un amante e costui capirà", dicono
i monaci.
Per questo occorre fare come Agostino che è arrivato a
dire:
Cerchiamo come cercano
coloro che devono trovare
e troviamo come trovano
coloro che devono ancora cercare
Il nostro Cardinale Carlo Maria Martini ce lo ha
ripetuto spesso nella sua lettera pastorale "Ripartiamo da Dio"
(1995): voi che vi sentite tranquillamente dentro la Chiesa, non
date per scontato Dio ... :
Ripartire da Dio significa non dare mai nulla per
scontato nel nostro cammino di fede, non cullarci nella
presunzione di sapere già ciò che è invece
perennemente avvolto nel mistero; significa santa inquietudine e
ricerca (n.17).
Ripartire da Dio vuol dire sapere che noi non lo vediamo, ma lo
crediamo e lo cerchiamo così come la notte cerca
l’aurora. Vuol dunque dire vivere per sé e
contagiare altri dell’inquietudine santa di una ricerca
senza sosta del volto nascosto del Padre (n.18).
Talora presumiamo di avere già raggiunto la perfetta
nozione di ciò che Dio è o fa. Grazie alla
Rivelazione sappiamo di Lui alcune cose certe che Egli ci ha
detto di sé, ma queste cose sono avvolte come dalla nebbia
della nostra ignoranza profonda di Lui. Di Dio non si può
parlare che con tremore e per accenni, come di "Qualcuno" che in
tutto ci supera (n.20)
Lo stupore
Se esisti, chi sei Tu? Se non esisti, chi siamo noi?
E la nostra vita, e la nostra morte, e il nostro dolore?
Con timore e tremore, in questa Quaresima riprendiamo fra le mani
il Vangelo, quel Vangelo che è come il sereno cielo
notturno: più lo guardi, più stelle scopri.
Per guardare a Cristo, alla sua vita, alla sua morte, alla sua
resurrezione, alle sue parole, ai suoi silenzi, alle sue lacrime,
ai suoi gesti, alla sua sconfinata misericordia e tenerezza, alla
sua preghiera al Padre.
E lo stupore si farà strada.
Sentite questo dialogo tra la scrittrice Oriana Fallaci e Alekos
Panagulis, resistente greco, fatto uccidere dai dittatori del suo
paese:
Alekos credeva in Dio. Una volta io gli dissi: "Dio
è un punto interrogativo", e lui mi rispose: "No, un punto
esclamativo". E quando morì pronunciò queste
parole: "Theòs, Theòs mu". Dio, Dio mio, che in
greco suonano così forti, solenni.
Vi auguro di trovare un Dio così, punto
esclamativo nei vostri giorni.
*****
Queste pagine raccolgono le cinque tappe del cammino
quaresimale 1996, tenuto nella Parrocchia S. Maria del Suffragio
in Milano, proprio dal titolo "Dalla domanda allo stupore.
Ripartiamo da Dio". Così avevo detto nella prima serata
del Quaresimale:
Perché "dalla domanda"?
Perché sono convinto di ciò che ha detto Sergio
Quinzio:
Sembra che per difendersi dall'idea di Dio,
non resti che una sola arma vincente: rifiutarsi di pensare.
Se si pensa, anche contro di Lui,
si è già caduti nella trappola.
Perché "allo stupore"?
Perché sogno per ciascuno di noi il dialogo che
annotò Nikos Katzanzakis in visita a un monastero turco di
dervisci danzanti:
- Che nome date a Dio? domandò l'abate.
- Non ha alcun nome, rispose il derviscio, Dio non si può
costringere in un nome. Il nome è una prigione e Dio
è libero.
- Ma se volete chiamarlo, insistette l'abate, se è
necessario, come lo chiamate?
- Oh!, egli rispose, non Allah, lo chiamerò "Oh!".
L'abate tremava.
Un grazie agli autori delle lezioni qui raccolte,
a:
- Ferruccio Parazzoli, brillante scrittore : per
lui il vero problema non è "credere o non credere" ma
"come e in chi credere". Ci toglie l'illusione del credere di
sapere tutto di Dio, quell'illusione che porta al "non pensarci
più". Ci invita a "sfondare" il velo del linguaggio
religioso per ritrovare lo "spazio dello Spirito", la
dinamicità dello Spirito che ci fa intuire "l'oltre" e sa
farci provare "brividi di meraviglia".
- Luigi Accattoli, acuto vaticanista e scrittore :
lui cerca "fatti di Vangelo" per capire concretamente cosa vuol
dire il ripartire da Dio, da "ciò che unicamente conta",
nella vita quotidiana. Ci propone alcune testimonianze del
"primato di Dio" date da cristiani che hanno conservato al centro
della loro vita e del loro cuore la sicurezza di aver visto e
toccato ciò che veramente conta, Colui che conta.
Padre Valerio Cattana, abate olivetano, monaco
"felicemente monacato" : ci racconta della radicale scelta di
Cristo cioè del vivere da innamorati di Cristo
continuamente amati dal suo amore creativo. E ci regala due
splendide immagini: il monaco come un "esperto in ateismo",
esperto del silenzio di Dio, della "notte oscura" ; e il monaco
come il "pubblicano evangelico" che si sa riconoscere peccatore e
sperimenta i miracoli della grazia.
- Don Luigi Sabbioni, giovane teologo : ci invita
anzitutto a riscoprire l'antica "dottrina dell'arcano" che
introduce pian piano nel mistero di Dio. E ci invita a guardare
al Dio brillato sul volto di Gesù: un Dio discreto, non
neutrale, un Dio Abbà, un Dio crocefisso, un Dio amore,
inerme, sorprendente, sconcertante, un Dio non soltanto "al
fianco dell'uomo", ma "a favore dell'uomo", non solo un
"Dio-con-noi" ma un "Dio-per-noi".
- don Carlo José Seno, mio carissimo vicario
parrocchiale e pianista : ci invita inizialmente a indugiare
sulla soglia del Mistero, quella soglia che per noi è
l'esperienza del dolore o della fatica del vivere e per
Gesù è la sua Croce. E poi ci invita a varcare la
soglia, ad entrare nel Mistero, e ad andare oltre, verso
l'esperienza di un Dio intimamente vicino e verso l'esperienza
della gioia pasquale. ... Parole e note indimenticabili ...
don Mirko
Bellora
parroco di Santa Maria del Suffragio
in Milano

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