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IL MAI PIÙ E IL PER SEMPRE

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Giuseppe Cordiano - Annuncio dell'angelo alle donne  aprile 2023
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IL MAI PIÙ E IL PER SEMPRE

Avevamo raggiunto il cimitero ... Mi ricordo del tonfo dei fiori lanciati sulla bara e subito la prima manciata di terra: un rumore sordo, brutale, che terminava in un pianissimo vibrato, quando la terra scorreva sulla cassa. Eravamo soli al mondo, tu coricato e io in piedi. I miei occhi foravano il legno e il piombo. Avrei dato tutto, tutto, veramente tutto per vederti sorgere vivo, per poter passeggiare insieme sulla collina, come avevamo abitudine di fare. Non più di dieci minuti; e poi la morte, la tortura, qualunque cosa, ma rivederti! Per la prima volta in vita mia volevo l'impossibile. Più tardi, uno dei miei figli mi chiese: "Tu che puoi tutto, fa' in modo che ritorni un giorno, un giorno solo; faremo festa, saremo buoni. Egli vedrà che siamo felici". Dovetti dirgli la mia impotenza; compresi che mio figlio aveva scoperto il significato del "mai più" e che, nemmeno lui, vi si poteva rassegnare. (Anne Philipe)

Più grande è l’amore, più grande è il dolore, più insopportabile è il peso del “mai più”.
Le parole e le domande si gonfiano di lacrime. Ti ritrovi alle soglie del mistero della vita e tutto trema, anche la fede più forte.
Come puoi guardare negli occhi chi ami e chi ti ama … una figlia, un figlio, un marito, una moglie, una madre, un padre, un amico … e accettare la morte? Come è possibile accettare tante morti ingiuste, orribili, accidentali? Come puoi accettare la brutale sentenza di una malattia? Non credo sia proprio possibile perché l’amore chiede il “per sempre”.
Nulla può essere tolto all’orrore della morte, della separazione; non c’è posto per nessuna facile consolazione.
Mi commuove sempre una pagina di Oriana Fallaci, tratta dal suo libro Niente e così sia:

- La vita cos'è? chiede la bambina di nome Elisabetta a Oriana.
- La vita è il tempo che passa fra il momento in cui si nasce e il momento in cui si muore.
- E basta?      
- Ma si, Elisabetta. Basta.
- E la morte cos'è?
- La morte è quando si finisce e non ci siamo più.
- Come quando viene l'inverno e un albero secca?
- Più o meno.
- Però un albero non finisce, no?  Viene la primavera e allora lui rinasce, no?
- Per gli uomini non è così, Elisabetta. Quando un uomo muore è per sempre. E non rinasce più.
- Anche una donna? Anche un bambino?
- Anche una donna, anche un bambino.
- Non è possibile!
- Invece sì, Elisabetta.
- Non è giusto!
- Lo so. Dormi.
- Io dormo ma non ci credo alle cose che dici. Io credo che quando uno muore fa come gli alberi che d'inverno seccano ma poi viene la primavera e loro rinascono, sicché la vita deve essere un'altra cosa.

I bambini e le loro ardite speranze! La vita deve essere un’altra cosa … Ma a salvarci dal dolore e dalla morte, ci vuole Qualcuno. Qualcuno dall’alto. Qualcuno che ridarà vita alla polvere.
In un’alba primaverile di qualche secolo fa, è risuonata una voce. Risuona ancora oggi. Risuonerà per sempre. È risorto ... non è qui ...
Da quel mattino di Pasqua una incredibile speranza ci viene regalata: la morte non è l’ultima parola sulla vita. Anche se il mistero permane, anche se il buio permane, anche se le lacrime e le domande permangono. Anche se la notte sembra senza fine. Una speranza racchiusa in queste parole: Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto. (Matteo 28,5-6)
Lasciamoci “afferrare” dalla Pasqua. Come Gesù, lasciamoci afferrare dalle mani del Padre. Mani che ci prendono quando più nessuna mano ci tiene…

Per la mano che tu mi tendi è mattino
(Paul Claudel)

Dio Padre, l’Abbà, è la nostra speranza, cui tutto affidiamo.
Lasciamo entrare dentro di noi Gesù, il crocefisso risorto, il Vivente, lasciamo che ci regali pace, speranza, coraggio, forza. Alziamo lo sguardo verso di Lui, mettiamo i nostri occhi nei suoi occhi, appoggiamo la nostra testa sul suo cuore. E preghiamolo così: Alimenta, Signore, ti preghiamo, la nostra fede nella resurrezione perché, senza, saremmo disperati. E noi, invece, abbiamo sete di speranza.

In un antico manoscritto un amanuense, involontariamente o volontariamente, invece di scrivere: Resurrexit sicut dixit, ovvero È risorto come disse, scrisse: Resurrexit sicut dilexit, ovvero È risorto come amò. Mi sa che aveva proprio ragione … Solo l’amore salva l’uomo. L’amore genera sempre vita. L’amore è forte come la morte. Anzi molto di più … Una tomba è troppo piccola per contenere il mio amore. Risorgerò.

Un amore che vuole correre per le strade del mondo di oggi. È l’invito potente che ci ha fatto papa Francesco nella Pasqua dello scorso anno:

E com’è bella una Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo. A questo siamo chiamati: a fare esperienza del Risorto e condividerla con gli altri; a rotolare quella pietra dal sepolcro, in cui spesso abbiamo sigillato il Signore, per diffondere la sua gioia nel mondo. Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso; liberiamolo dalle formalità in cui spesso lo abbiamo imprigionato; risvegliamoci dal sonno del quieto vivere in cui a volte lo abbiamo adagiato, perché non disturbi e non scomodi più. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità.

Grazie papa Francesco per essere entrato nella mia vita e nella vita di molti!

don Mirko Bellora

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