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PRIMA CHE IL GALLO CANTI

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Marc Chagall - Le coq sur fond noir  marzo 2022
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PRIMA CHE IL GALLO CANTI

----- COME PIETRO -----

Pietro, non sei stato un buon capo ciurma quando il capitano dormiva nella tempesta. Neppure un buon nuotatore, quella notte che ti gettasti nella barca. Ma per questo limite noi ti amiamo: perché troviamo che combacia col nostro; e la tua goffaggine e la tua intemperanza sono le nostre. La tua fame di vita, di miracoli, il tuo gesticolare, la tua paura di morire, il tuo coraggio di tradire li abbiamo dentro identici; e tuttavia da te abbiamo ereditato quel singhiozzare sincero al canto del gallo, l’impazienza con cui corresti al sepolcro, sull’alba, per vederlo tra i primi. Come la nostra, la tua storia è tutta qui, giocata su questo rosso e nero della fede e del dubbio, su questo accendersi e spegnersi del faro nella notte. (L. Santucci, Volete andarvene anche voi?)

Pietro mi ha sempre affascinato: dice il nostro volto quotidiano fatto di slanci di amore e di fedeltà, fatto di sicurezza, di grande fede, ma anche di fragilità, di paura, di vigliaccheria, di egoismo, di incredulità, di tradimento.
Pietro, uno dei dodici discepoli di Gesù di Nazareth, ha camminato a lungo con Lui per le strade della Palestina, ha condiviso con Lui lo sconforto e la gioia, è con Lui nei momenti più importanti, ma nonostante tutto arriva a tradire: la sua fedeltà a tutta prova, la sua fede e la sua sicurezza scompaiono per lasciare il posto al sonno, alla paura, al terrore di essere riconosciuto, di essere coinvolto in una vicenda più grande di lui che è solo un povero pescatore. Proprio per questo Pietro è "simbolo" del credente, della sua altalena nell'esperienza di fede.
Come scrive Massimo Recalcati nel suo “La notte del Getsemani”: La forza di Pietro è la forza della nuda fede che eccede ogni calcolo, ogni programma, ogni strategia. La fede di Pietro è la fede che troviamo presente in ogni autentica dichiarazione d’amore. Il suo tradimento rivela una contraddizione che appartiene all’umano: non sempre siamo all’altezza del nostro amore, non sempre siamo coerenti con il nostro desiderio. Il gesto umanissimo di Pietro ci insegna che la fragilità e la contraddizione appartengono anche all’amore più puro, al desiderio più deciso, che, sempre, la vita umana è esposta al rischio dello smarrimento e dello sbandamento.

Eppure, Gesù di Nazareth ha scelto proprio Pietro, un traditore, per fondare su di lui la Chiesa. Lo ha scelto perché ha scelto da sempre e per sempre di amare l’uomo così com’è, coi suoi slanci, le sue cadute, i suoi tradimenti.
Ci ricorda che siamo amati per sempre e infinitamente bisognosi di perdono.

----- IL DONO DELLE LACRIME -----

“Il Signore si voltò verso Pietro e lo guardò. Pietro allora si ricordò di quel che il Signore gli aveva detto: «Oggi, prima che il gallo canti, avrai dichiarato tre volte che non mi conosci». Poi uscì fuori e pianse amaramente”. (Lc 22,61-62)

Mentre Pietro stava ancora parlando e rinnegando Gesù, un gallo cantò … come denuncia tagliente e accusatrice. Tutto sarebbe finito se non ci fosse stato, improvviso e inaspettato, lo sguardo di Gesù. È bastato solo uno sguardo d’amore perché Pietro sciogliesse il suo cuore in lacrime.

Le lacrime di Pietro insegnano qualcosa di essenziale sull’amore umano. È sempre possibile cadere nel baratro del tradimento, non essere coerenti con la propria parola, contraddirsi, sbagliare, fallire, tradire il proprio desiderio. Ma saper cogliere la propria incoerenza, la propria contraddizione, il proprio errore, il proprio fallimento, il proprio tradimento non impedisce l’amore, ma lo fonda, lo rende possibile, lo istituisce. Il pianto di Pietro non mostra la fine di un amore, ma la sua ripartenza dopo la caduta. L’amore ideale non esiste, l’amore senza mancanza e senza contraddizione non appartiene alla vita umana. L’insegnamento più alto delle lacrime di Pietro consiste nell’accogliere e non rigettare la propria mancanza, nel non rinnegarla come invece ha rinnegato il suo Maestro. Nel fare della propria mancanza il fondamento nuovo del suo amore. (Massimo Recalcati)

Le lacrime, dicono i mistici, sono un dono. Le lacrime sono il segno che il cuore di pietra si sbriciola, si frantuma e lascia spazio a un cuore di carne, capace di accogliere la tenerezza misericordiosa di Dio. Le lacrime di Pietro sono la più bella affermazione che l’amore di Gesù era molto più grande del suo tradimento. Un amore senza limiti, senza confini. Come se Pietro si fosse sentito dire: ti amo anche così … Le sue lacrime dicono l’esperienza che forse è la più facile e la più difficile della vita, quella di lasciarsi amare.

----- PRIMA CHE IL GALLO CANTI -----

Ma quando il gallo canta, Pietro si sveglia dal suo incantesimo di paura e di falsità: incontra lo sguardo appassionato di Cristo e abbandona di corsa quella situazione assurda e senza scampo. “E, uscito fuori, pianse amaramente”. Il gallo canta oggi per tanti o per tutti i cristiani: è la voce dei poveri, degli oppressi, dei turbati, degli uccisi, dei torturati che cercano nella Chiesa quella salvezza che era stata promessa e che è rimasta nelle parole solenni e sterili. È ora di uscire fuori e piangere amaramente. (Giorgio Basadonna)

Proprio per questo ho scelto come titolo del Quaresimale di quest’anno Prima che il gallo canti,
per indurci a svegliarci, a impegnarci, a partecipare, a rinascere come cristiani e come comunità. C’è un infinito bisogno di persone capaci di vivere la bellezza della propria fede nella vita di ogni giorno, capaci di prendersi cura, appassionatamente e concretamente, dell’oggi.
Ci viene chiesto di essere degli innamorati: innamorati di Dio, dell'uomo, della vita. Ci viene chiesto di vivere in pienezza il nostro tempo, di giocarci, lì dove siamo, per l'uomo. Ci viene chiesto - come in questi giorni - di essere uomini di speranza e di pace quando i venti della guerra e delle sue follie tornano a soffiare e a creare morte, paura e dolore …

La guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
(Bertolt Brecht)

Ci viene chiesto di stare dalla parte dei crocefissi di oggi… prima che il gallo canti …

 

don Mirko Bellora

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