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LASCIARSI TOCCARE IL CUORE

Rose Walton, Messico, Madonna con bambino

Rose Walton, Messico, Madonna con bambinodicembre 2021
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LASCIARSI TOCCARE IL CUORE

Ogni volta il Natale è un nuovo stupore, una nuova commozione, una nuova inquietudine. Ogni anno va rivissuto e soprattutto ricreduto. Ogni anno ci chiede nuovi passi.

E anche in questa notte muoviamo i nostri passi. Forse affrettati o magari lenti. Non importa, sono senz’altro passi veri. Passi messi in moto dalle ragioni del cuore che niente e nessuno riesce a spegnere, da ciò che ci lascia in bocca il sapore buono della vita e che, anche solo per un’ora, fa venire il groppo alla gola. Passi nella notte per non mancare ad un appuntamento, perché lo sappiamo, lo sentiamo che qualcosa accade per noi stanotte. Passi che Dio ascolta anche quando vaghiamo lontano da lui. Lui li conta mettendosi al nostro passo. Ci parla di questo il Natale, di un Dio sui passi del nostro vagare di uomini. E questa è la notte del contatto, dell’abbraccio tra il cielo e la terra, tra le stelle e la nostra carne. E lo spazio dell’incontro di tutto questo siamo noi, noi che siamo qui. E magari solo per un istante, attraverso un soffio, noi sentiamo che è davvero possibile leggere la vita in un altro modo, da un’altra prospettiva. Credo che tutti noi sentiamo di aver bisogno di un riscatto, almeno per una volta, almeno per stanotte. Ecco, nella notte ci viene raccontato di un Dio che fa grazia a tutti, nessuno escluso. Nella notte ci viene narrato di un Dio con noi, un Dio con l’uomo, chiunque esso sia.
(don Cristiano Re)

STUPORE

Nulla dell’Altissimo può essere conosciuto
se non attraverso l’Infinitamente Piccolo,
attraverso questo Dio ad altezza di bambino,
questo Dio raso terra dei primi ruzzoloni, il naso nell’erba.
(Christian Bobin)

Ogni anno mi stupisco e mi ritrovo senza parole di fronte al Natale.
Perché è lo scandalo di un Dio che disobbedisce alla nostra logica, all’immagine tutta umana che ci siamo creati di Lui.
Nessuna potenza che impaurisce, ma il Messia della tenerezza, della debolezza, in fasce, in una mangiatoia. Un Dio da prendere in braccio. Un Dio che ha cancellato la distanza, che non mi ha chiesto di scalare i cieli per toccarlo, ma che è “sceso” a toccarmi, a toccarmi nella mia carne per toccarmi il cuore.
Dentro la fragilità e la debolezza, dentro l’essere indifeso e disarmante di un bambino, sta scritta per sempre la nostra salvezza, quella salvezza che tanto cerchiamo.
Mi stupisco e lascio che qualche lacrima scorra … è l'incanto della fede … un Dio vicino che mette il suo impossibile nel mio possibile, un Dio che mi fa sentire figlio.

COMMOZIONE

Dio mi liberi dalla saggezza che non si commuove,
dalla filosofia che non ride,
dalla grandezza che non s’inchina davanti ai bambini.
(Kahlil Gibran)

Mi stupisco e poi mi commuovo di fronte a questo Dio Bambino a cui posso dire: «Tu».
Mi commuovo perché intuisco la bellezza della fede.
Mi commuovo quando, di fronte al presepe, guardo a lungo quel piccolo Bambino, ma soprattutto quando mi lascio guardare a lungo da lui, così da lasciarlo entrare nella mia vita, nel mio cuore, nella mia libertà, nelle mie scelte.
Mi commuovo e ogni volta reimparo a credere, a fidarmi.
Mi commuove sempre la santa Messa di mezzanotte con tutte le persone che riempiono la chiesa, dove si può essere veri fino in fondo, dove ci si può sentire come a casa propria, dove si ritrova la certezza che si può ricominciare sempre. Dove, davanti al presepe, ognuno può deporre i propri sogni, i propri dubbi, le proprie ferite, il proprio dolore …
Mi commuove sempre poter pensare che possiamo diventare sempre più umani, che il Vangelo non è impossibile, che siamo sempre attesi dall’abbraccio di Dio.

INQUIETUDINE

Questo sembra dirci il Natale, fuori dai sentimentalismi facili:
Dio è nella carne viva e debole di ogni essere umano.
Fascialo, prenditi cura. Di ogni essere umano.
Perché è lì che oggi ancora il Verbo si fa carne.
(don Angelo Casati)

Il Natale mi inquieta perché a Natale Dio ci ha lasciato come sua immagine, non un'immagine di carta, di stoffa o di pietra, ma un'immagine di carne: l'uomo. Custodire l’immagine di Dio è occuparci dell'uomo, nel prendersi cura, nella dedizione, nella giustizia, nella tenerezza, nella concretezza.
Il Natale mi inquieta perché ci invita a chinarci sugli uomini cercando giustizia, donando solidarietà, tenerezza, vicinanza, facendo vincere la speranza sull’ingiustizia, sul disamore, sulla divisione, sulla disperazione.
Il Natale mi inquieta perché ci invita a togliere la nostra durezza, a sciogliere la nostra freddezza, a vincere l’indifferenza e ci chiede di essere audaci tessitori di speranza e di gioia per tutti.

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L’infinito è in fondo al corridoio
e la chiave è sulla porta.
(Léon Bloy)

Percorrere questo “corridoio”, aprire quella porta con la chiave della nostra libertà è spalancare la nostra vita alla presenza di Dio. Ed è proprio questo il Natale cristiano.
Auguro a tutti di essere stupiti, commossi e inquietati da questo Dio Bambino.
Lasciamo che qualche lacrima scorra: vorrà dire che il nostro Dio ci ha toccato il cuore.

 

don Mirko Bellora

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