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FRA LE TUE BRACCIA

Antelami

Antelami Deposizione marzo 2021
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FRA LE TUE BRACCIA

C’è una storia che è d’altri tempi, ma che amo molto, che in certi giorni mi ritorna davanti agli occhi e al cuore e continua a commuovermi. Narra di Margherita, la mamma di S. Giovanni Bosco:

Quella sera Margherita non se la sentì più. I ragazzi erano andati a dormire, e lei come al solito aveva davanti un mucchietto di roba da aggiustare: le lasciavano in fondo al letto la camicia strappata, i calzoni sdruciti, le calze con i buchi. E lei doveva affrettarsi accanto al lume ad olio, perché al mattino non avevano altro da indossare. Don Bosco, lì vicino, la aiutava mettendo le toppe ai gomiti delle giacchette e aggiustando le scarpe.
“Giovanni – mormorò ad un tratto – sono stanca. Lasciami tornare ai Becchi. Lavoro dal mattino alla sera, sono una povera vecchia, e quei ragazzacci mi rovinano sempre tutto. Non ce la faccio proprio più”.
Don Bosco non contò una barzelletta “per tirarla su”. Non disse nemmeno una parola: non ce n’era nessuna capace di consolare quella povera donna. Fece solo un gesto: le indicò il Crocifisso appeso alla parete. E quella vecchia contadina capì. Chinò la testa sulle calze con i buchi, sulle camicie strappate e continuò a cucire. Non domandò mai più di tornare a casa. Consumerà i suoi ultimi anni tra quei ragazzi fracassoni, maleducati, ma che avevano bisogno di una mamma. Alzerà soltanto qualche volta in più gli occhi al Crocifisso, per prendere forza, povera vecchia stanca.

Quell’Uomo in croce, che ci racconta il volto di Dio, il volto dei nuovi crocefissi, il volto terribile, insopportabile del dolore e della morte, è stato il segreto e la forza di Margherita Bosco, quell’Uomo in croce è il segreto e la forza dei cristiani, della nostra fede, del nostro saper amare, del nostro sperare.
In questo nostro tempo così segnato dal dolore per tantissime persone, ci può sorreggere mettere i nostri occhi pieni di lacrime nei Suoi occhi ... Lì, ai piedi del crocefisso, possiamo deporre tutto il dolore che ci afferra, tutta la paura che ci pietrifica, tutte le domande che ci assediano, la nostra povera fede e la nostra fragile speranza. E proprio lì, col nostro sguardo fisso negli occhi del nostro Dio in croce possiamo trovare una inimmaginabile forza. Non solo per noi.
Come Margherita ha trovato forza nel Crocefisso per continuare a prendersi cura degli altri, anche noi siamo chiamati a prenderci cura di chi è stato colpito dalla pandemia a ogni livello – nella malattia, negli affetti, a livello psicologico, economico, professionale. Se non si ascolta si diventa sordi … Se non ascoltiamo il dolore degli altri diventiamo rattrappiti come cristiani. La nostra solidarietà, personale e comunitaria, oggi più che mai, va rimessa in gioco. Perché nessuno resti indietro, come ci dice sempre papa Francesco…

Quell’Uomo in croce è il segreto della speranza. Perché tutto non è finito lì, non poteva finire lì, su quella croce e ai piedi della croce. La speranza cristiana è più forte del male, più forte della morte perché si affida a un Crocefisso che la morte non ha potuto tenere prigioniero e che in uno splendido e indimenticabile mattino di Pasqua ha «rovesciato» la storia.
La Pasqua è croce e resurrezione. Così ogni Pasqua, in ginocchio, ci rimettiamo davanti a quell’uomo in croce dalle braccia aperte, dalle mani forate … per saper raccogliere briciole di speranza, per noi e per tutti, oggi. Abbiamo tutti un gran bisogno della Pasqua, del Signore Gesù presente, del divino in noi, della sua energia, del suo respiro. Abbiamo tutti un gran bisogno di speranza, di ostinata speranza. Oggi più che mai.

La resurrezione è un’energia d’amore che viene messa dentro la vita per aiutarci a vivere nella giustizia e nell’amore; la resurrezione deve toccarci nel profondo perché il mondo cambi, e perché anzitutto cambino i nostri cuori. È vitale, per tutti noi, vivere sperando, nutrirci di cose buone, di amore, di comprensione, di parole e di atteggiamenti che siano espressioni dell’Amore, con la lettera maiuscola. Ossia di quell’amore saldo, vero, che tutti cerchiamo e senza il quale non possiamo vivere. Il Vangelo di Pasqua parla di una vita nuova, più umana e più bella per tutti. La Pasqua annuncia che l’amore ha vinto il male, la misericordia ha vinto l’indifferenza, la mitezza ha vinto la violenza, la vita ha vinto l’ultimo nemico che è la morte. Ecco perché l’augurio che faccio per la Pasqua è quello che la speranza non solo non muoia, ma possa risorgere e possa invadere il cuore di tutti. (Vincenzo Paglia, vescovo)

Nella notte della veglia pasquale fuori dalla chiesa si benedice il fuoco, poi lo si porta dentro la Chiesa con il cero pasquale. Arriva da fuori ed entra dentro di noi come nuova luce e nuova speranza, perché ciascuno di noi diventi portatore di luce, portatore di fuoco, portatore e costruttore di speranza. Amo ripetere e raccontare sempre la granitica certezza del pastore protestante Dietrich Bonhoeffer:

È dalla resurrezione di Cristo che può spirare nel mondo presente un nuovo vento purificatore. Qui c’è la risposta al “datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. Se un po’ di persone lo credessero veramente e si lasciassero guidare da questo nel loro agire terreno, molte cose cambierebbero. Vivere partendo dalla Resurrezione: questo significa Pasqua. (Resistenza e resa)

… molte cose cambierebbero, in noi e fra noi, in questo nostro tempo. Perché credere e annunciare la Resurrezione non è solo credere e annunciare un’altra vita, una vita dopo la morte, ma vivere una vita «trasfigurata» oggi. Ce lo ha testimoniato, fino alla morte, l’ambasciatore Luca Attanasio (che ha studiato al liceo Majorana di Desio, un liceo che mi è molto caro … quante meraviglie possono fiorire a scuola e negli oratori!), ucciso in Congo mentre era impegnato in una operazione umanitaria: con cuore e volto aperto e sorridente, non ha mai rinunciato all’amore, generoso, intelligente e concreto, ha sempre aiutato la speranza a sbocciare. Ha saputo affinare il suo orecchio fino a sentire il rumore delle lacrime altrui. Un uomo delle Beatitudini evangeliche, un uomo pasquale. Un seme.

Per “imparare” e vivere la Resurrezione forse bisogna stare a lungo davanti al Crocefisso … tu guardi Lui e Lui guarda te. Vorresti che quelle braccia ti abbracciassero, nonostante i chiodi. Non so per chi ha scritto la poetessa Alda Merini questi versi:

C’è un posto nel mondo / dove il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato, / per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma / e non hai più l’età;
quel posto è tra le tue braccia / in cui non invecchia il cuore,
mentre la mente non smette mai di sognare…

mi piace pensare che possano raccontare anche delle braccia del Crocefisso Risorto …
Che la nostra vita canti e testimoni la testarda tenerezza del nostro Dio, perché rifioriscano la Pasqua e la speranza. Perché rifioriscano presto gli abbracci.

don Mirko Bellora

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