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RICOMINCIARE A SOGNARE
Franco Gentilini I saltimbanchi

Franco Gentilini I saltimbanchi

settembre 2016
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RICOMINCIARE A SOGNARE

… Vangelo e comunità …

 

Settembre ha per molti il profumo di un capodanno carico di attese, di speranze, di impegni che si rinnovano, di desideri di cambiamento, di nuovi sogni che si fanno audacemente strada, come quelli di relazioni belle e autentiche, di cammini condivisi. Anche per me è così. E ricomincio a “sognare” ad occhi aperti …

Sogniamo una Chiesa che cammina.
Da Gerusalemme verso la periferia.
Sogniamo una Chiesa che si ferma, davanti all’uomo ferito.
Sogniamo una Chiesa che non si lascia sedurre dalla paura.
Sogniamo una Chiesa meno prudente.
Come lo fu il suo Maestro.
Sogniamo una Chiesa che impari dai piccoli.
Senza paura di piangere. E di ridere.
Di morire. E di risorgere.
Sogniamo una Chiesa che grida, quando l’uomo grida.
Che danza quando l’uomo danza.
Sogniamo una Chiesa che sogna. Il sogno del suo Maestro.
(don Omar Valsecchi)

E se la Chiesa, come ci testimonia ogni giorno papa Francesco, è l’abbraccio di Dio al mondo (quel mondo vario e variopinto che sembra star al di fuori della chiesa nel quadro del pittore Gentilini in copertina), anche la nostra comunità pastorale è chiamata a diventare schola amoris, luogo di esperienza di fraternità dove essere amati, ascoltati, accolti, attesi e dove si impara a propria volta ad amare, ad ascoltare, ad accogliere, ad attendere, ad avere lo stile tanto caro al nostro Papa di “Chiesa in uscita”.

Per imparare a questa “scuola” occorre tornare al nostro Maestro, occorre tornare al Vangelo: qui si respira a pieni polmoni la libertà, la misericordia, la speranza, la tenerezza, il perdono, la fraternità, l’accoglienza, la giustizia. E ogni volta di fronte al Vangelo si resta stupiti: non è un libro antico, superato … piuttosto non lo abbiamo mai raggiunto. Ogni volta il Vangelo ci scompiglia la vita, le facili certezze, le incallite durezze. Ogni volta inquieta il nostro cuore a volte congelato e la nostra coscienza a volte troppo tranquilla e silenziosa.

La brace sotto la cenere è fuoco,
basta che qualcuno con un piccolo ramo muova la cenere,
ed ecco che il fuoco arde nuovamente.
Il Vangelo è questo fuoco
sovente coperto dalla cenere della Chiesa e dei cristiani,
ma se qualcuno rimuove la cenere,
il Vangelo torna nuovamente a brillare.
Noi ne siamo felici e per questo ringraziamo papa Francesco.
(padre Enzo Bianchi)

Sono rimasto affascinato dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Rio de Janeiro quando il fuoco portato dall’ultimo tedoforo ha dato vita a uno splendido spettacolo: quella luce riflessa in tanti specchi ha illuminato tutto l’immenso stadio. Mi piace pensare che sia così anche per il Vangelo: chi raccoglie, custodisce, coltiva, fa crescere nella sua vita e nelle scelte di ogni giorno il seme evangelico gettato da Gesù, dà vita ai miracoli dell’oggi, porta luce, calore, bellezza. Fa fiorire l’umano, fa rifiorire la speranza..

Se credessimo di più al Vangelo, se lo vivessimo di più, anche la nostra comunità pastorale acquisterebbe un nuovo meraviglioso volto. Ognuno dovrebbe imparare ad avere il proprio centro fuori da sé, invece spesso di fronte a Dio e all’altro uomo sperimentiamo soltanto la muraglia cinese del nostro io …

Un uomo, che si sentiva orgoglioso del verde tappeto del suo giardino, un brutto giorno scoprì che il suo bel prato era infestato da una grande quantità di "denti di leone". Cercò con tutti i mezzi di liberarsene, ma non poté impedire che divenissero una vera piaga. Alla fine si decise di scrivere al ministero dell'Agricoltura, riferendo tutti gli sforzi che aveva fatto, e concluse la lettera chiedendo: "Che cosa posso fare?". Giunse la risposta: "Le suggeriamo d'imparare ad amarli".

Imparare ad amare, imparare a stare in una comunità, imparare a costruirla non è per nulla facile … è come essere piantati in un giardino con ogni specie di fiori, di piante. Ognuno coi suoi tempi di maturazione, di crescita, di fioritura, ognuno coi suoi colori, coi suoi frutti può dar vita a uno splendido giardino. Ed è a questo che invito ciascuno di voi. Se vuoi che qualcuno costruisca una nave, fallo prima innamorare del mare recita un detto brasiliano: sono certo che Gesù e il suo Vangelo, il volto della Chiesa che ci regala papa Francesco sapranno farci innamorare!

L’estate appena trascorsa è stata trafitta da tante sofferenze … basti pensare a Nizza, Monaco, Siria, Lampedusa, Ventimiglia … sembra tutto un inferno senza fine.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto da non vederlo più. Il secondo è rischioso e richiede attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
          (Italo Calvino, Le città invisibili)

L’intuizione di Italo Calvino è davvero geniale. E ci invita ad allargare quegli spazi, a creare frammenti di Paradiso qui e ora su questa terra per impedire che il deserto infernale prevalga. Essere cristiani, testimoni di Cristo risorto oggi vuol dire proprio questo. Certi che la speranza vede l'invisibile, tocca l'intangibile, raggiunge l’impossibile. Direbbe Giorgio La Pira, il famoso sindaco di Firenze degli anni 50/60: “Sono un po’ sognatore? Forse: ma il cristianesimo tutto è un ‘sogno’, il dolcissimo sogno di un Dio fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio!”.

don Mirko Bellora

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