www.donmirkobellora.it

riga


AMORIS LAETITIA
Chagall-sposi (427K)

Chagall

maggio 2016
riga

AMORIS LAETITIA

 

Sono un tenace e testardo sognatore … e il sogno si è fatto realtà, grazie all’acutezza, all’audacia, all’amorevolezza, allo sguardo aperto, alla squisita dolcezza umana e sensibilità pastorale del nostro amatissimo papa Francesco. Il sogno si è condensato nella sua mirabile Esortazione Apostolica postsinodale “Amoris Laetitia”.

Le due prime parole - la gioia dell’amore - consegnano il cuore e la chiave interpretativa del testo: siamo di fronte a una parola nuova sull’amore, a una grande narrazione sull’amore prima che a una dottrina.

Ho atteso queste pagine da tanto tempo, ho atteso la loro apertura, la loro aria primaverile, il loro potente soffio liberatorio. Nella mia storia di parroco, in particolare da parroco a Milano dal 1994 fino al 2009, non solo ho atteso … Ecco quello che avevo scritto il 27 giugno del 2008 al card. Dionigi Tettamanzi:

Nella parrocchia S. Maria del Suffragio, dall’ottobre 2005 si vive l’esperienza del Gruppo Arca, così descritto nel Progetto Pastorale Parrocchiale 2006-2009 “Sull’albero con Zaccheo”: «Non è rimandabile un’attenzione particolare al cammino di quelle coppie sempre più numerose non unite dal sacramento o in situazione di separazione-divorzio, affinché anche queste persone si sentano accolte e cercate nella pastorale parrocchiale. Il tema poi dei percorsi e delle relazioni non può essere delegato esclusivamente al prete ma deve coinvolgere la comunità parrocchiale, le famiglie, durante in particolare durante il percorso dell’iniziazione cristiana dei figli. Il parroco ha deciso con alcune coppie di iniziare da ottobre 2005 un cammino per queste coppie in un gruppo che ha pensato di chiamare “Gruppo Arca” ».

Questo gruppo ha dedicato alcune serate da febbraio 2008 a leggere e riflettere, riga per riga, la Sua lettera “Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito”, una lettera che ha colpito anche me perché solcata profondamente da tenerezza e misericordia. Alcune coppie mi hanno dato delle note e dei commenti alla lettera. Ritengo sia utile per quel dialogo da Lei auspicato, per conoscere sempre più la realtà delle parrocchie e il sentire dei laici, farle conoscere le due lettere allegate scritte dai responsabili del Gruppo Arca. Intanto La ringrazio per il suo servizio pastorale così ricco di straordinaria dedizione e Le auguro una splendida estate.

Eccoci allora a questo testo papale che l’amico storico della Chiesa Alberto Melloni arriva addirittura a salutare come l'atto "epocale" che ha definitivamente liberato il matrimonio dalla "gabbia giuridico-filosofica" del Concilio di Trento e che il card. Walter Kasper, descrive come “il più importante documento nella storia della Chiesa dell'ultimo millennio". In Amoris Laetitia troviamo queste parole:

«Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”. Nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!». (n. 297)

Sono parole che mi hanno ricordato le parole che il card. Martini ha pronunciato rivolgendosi ad alcuni missionari in Nigeria nel 1985:

Per guardare la vostra gente collocatevi sulla Croce e, più precisamente ancora, nel cuore trafitto di Cristo. Forse vedrete che i più sono molto lontani, ancora tra le falde del monte o appena all’inizio del pendio. Non pretendete che siano tutti provetti scalatori. Concedete loro di salire con la velocità di cui ognuno è capace, con le pause di cui necessita. Rispettate il fiatone che molti potrebbero avere e, se cadono, invitateli a rialzarsi, magari mostrando loro come fare. L’importante è che riprendano il cammino che li avvicini a quel cuore che è il centro dell’amore che muove ogni cosa.

Trovo che sia una meraviglia che papa Francesco all’inizio del primo capitolo citi una riga del poeta e amico argentino Jorge Luis Borges: «Ogni casa è un candelabro». La poesia che ha titolo Strada sconosciuta si conclude così: “che ogni casa è un candelabro / dove le vite degli uomini ardono / come candele isolate, / che ogni immeditato passo nostro / cammina sopra un Golgota.». È come se il papa con tutta la tenerezza di cui è capace desiderasse entrare in ogni casa, consapevole che dietro le mura delle case si celano amori, gioie, fatiche, dolori, crisi, solitudini, tenerezze, povertà. Consapevole che dietro quelle mura Dio e il suo Spirito è sempre presente, come vuol simboleggiare il candelabro ebraico richiamo al roveto ardente e ai sei giorni della creazione.

Il Papa ci chiede di leggere questa esortazione senza fretta. È un testo pacato e insieme saldo in cui immergersi, da respirare e assaporare, e non da percorrere freneticamente. Occorre respirarne lo spirito, il metodo, la visione, lo sguardo, il cuore. Come splendida gemma, si innesta sul ramo solido e indistruttibile della misericordia di Dio. Tutto parte da lì, dal cuore di Dio, non da un banale buonismo.

Il nostro Dio è un Dio che veglia, non un Dio che sorveglia.
Perché si sorveglia in nome della legge,
ma si veglia in nome della tenerezza.

La misericordia è l’idea forza del papa: «Il papa ribadisce, senza stancarsi, che è l’opzione decisa per la misericordia che spinge la Chiesa a ripensare la sua prassi e la sua proposta pastorale di fronte alle situazioni difficili e complesse».(Serena Noceti)

Forse per troppo tempo la legge e i valori sono stati branditi come un martello o usati «come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone» (n. 305). «Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario» (n. 36). «E’ meschino soffermarsi a considerare solo se l'agire di una persona risponda o meno a una legge o a una norma generale, perché questo non basta a discernere e ad assicurare piena fedeltà a Dio nell'esistenza concreta di un essere umano». (n.304)

Proprio per tutto questo occorre saper “accompagnare, discernere e integrare”, tre splendidi e insieme impegnativi verbi. Compito dei sacerdoti e delle comunità cristiane che con il loro stile devono saper mostrare e vivere lo stile del “Dio capovolto”, lo stile di Gesù che proponeva un ideale esigente, ma «non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili». (n.38), nella consapevolezza che «Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti». (n.299)

Nella nostra comunità pastorale certamente nei prossimi mesi approfondiremo e gusteremo le pagine dell’Amoris Laetitia, pagine in cui si respira tutto quello sguardo positivo, ricco di speranza che possiede il papa, pagine in cui non c’è spazio per sterili lamentele sul mondo che cambia. Uno sguardo concreto, non astratto, perché è proprio l’astrazione che produce scarti … Uno sguardo che viene da lontano: dalle pagine bibliche e dal Concilio Vaticano II. Pagine in cui si respira tenerezza e tutta la gioia dell’amore.

Anche il papa ama citare … e al n. 129 parla di un film, Il pranzo di Babette, tratto da un racconto di Karen Blixen. Un film splendido che narra la storia di un dono totalmente gratuito, un enorme regalo fatto perché tutti siano più felici, perché tutti possano amare e gustare la bellezza della vita, delle cose buone e belle. Dovremmo imparare da Babette, mirabile chef, a vivere e camminare con, a vivere dentro la vita di ogni giorno, ad accarezzare le ferite di chi ci sta intorno, ad avere pazienza … e poi a illuminare il grigiore della vita con il suo insuperabile dono che farà danzare tutti.

Tanto tempo fa Chesterton scriveva: «Il baluardo esterno della Chiesa è irto, rigido di insegnamenti morali; ma dentro la vita umana vi danza come fanno i fanciulli». Il nostro papa vuol far vincere la danza! E lui - “presule” - danza davanti a noi! Perché nessun uomo possa dire, per colpa di una visione miope di Dio, della vita, della gioia, della legge, della Chiesa, queste parole ancora di Borges: «Ho commesso il peggiore dei peccati / che possa commettere un uomo. Non sono stato / felice».

Forse il pittore Marc Chagall che ho scelto per la copertina ha visto giusto: anche il “cielo” è felice quando gli uomini si amano, talmente felice da intonarci una musica!

 

don Mirko Bellora

riga
top