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LA DOLCEZZA DI UN BACIO

gennaio 2016
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Dalla copertina di questo numero di Parola Amica un simpatico gufetto ci fa l’occhiolino …  per farci gli auguri di buon anno. Ha un occhio chiuso, l’occhio chiuso della misericordia e della pazienza e ha un occhio aperto, l’occhio aperto dell’ironia, dell’intelligenza e della speranza. Ed è appeso alla luna, come se stesse appeso felicemente ai suoi sogni.

Prendo spunto da questo simpatico gufo e da ciò che ci suggerisce per augurare a tutti un bel nuovo anno. Non siamo noi ad attenderlo, forse è l’anno nuovo che aspetta noi perché

Il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani.
Ma può sfuggire come sabbia oppure come una semente.

(Thomas Merton)

 

L’OCCHIO DELLA MISERICORDIA

È l’anno del Giubileo straordinario della Misericordia quello che stiamo vivendo.

Spesso accade che, guardandosi nel cuore e pensando a Dio, si provi un disagio difficilmente definibile, come se Dio non fosse contento delle nostre scelte, della nostra vita. Come se si avvertisse una sorta di paura ad apparire davanti a Lui, ad aprirgli i nostri scrigni nascosti, così intimi, personali … La questione fondamentale evidentemente rimane sempre quella dell’immagine di Dio. Quando l’uomo si lascia sorprendere da Dio, in maniera che Dio gli possa rivelare la sua vera immagine, allora e solo allora questo sguardo nel cuore cambia. Quando noi comprenderemo che Dio è la misericordia, l’amore, che Dio è come le viscere materne che fremono per noi, la vita sarà una festa. E guardare nel proprio cuore sarà sempre guardare nella libertà … (Marko Ivan Rupnik)

È un anno di cammini e cambiamenti interiori e di gesti significativi. Ce lo ripete continuamente il nostro papa: «Dovunque vi sono dei cristiani, chiunque deve poter trovare un’oasi di misericordia». Ci è chiesto di abbandonare l’insensibilità e di lasciarci vincere dalla vulnerabilità, cioè di lasciare che le ferite di chi incontriamo siano le nostre ferite. Il cuore compassionevole di Dio non ha limiti. Il cuore di Dio è più grande del cuore umano. È questo cuore divino che Dio vuole regalarci. Un regalo che si ammira e si conquista “a occhi chiusi”, nella preghiera, nell’incontro col nostro Maestro e il suo Vangelo, di cui abbiamo tutti bisogno di nutrirci all’infinito

Un eremita venne interrogato dal giovane discepolo sul perché l’umanità riesca in alcuni casi ad essere tanto perversa e, in altri, tanto buona e generosa: “Abitano in noi” rispose l’ eremita, “due bestie affamate: una feroce e l’altra mansueta”. Domandò il discepolo: “Quale delle due prevarrà in me?”. Rispose l’eremita: “Quella che più verrà da te nutrita”.

La preghiera ci cambierà come ci cambia l’amore … e scopriremo come siamo amati e come siamo chiamati ad essere testimoni concreti e audaci dell’amore di Dio per tutti

Lo sguardo che Dio posa sull’uomo ha la dolcezza di un bacio

 

L’OCCHIO DELLA SPERANZA

L’essenza dell’ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica per sé. (Dietrich Bonhoeffer)

È questo che ci è chiesto, consapevoli che questa forza ci viene dallo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù. Nella festa di S. Stefano abbiamo ascoltato proprio questo invito potente: «Non opponete resistenza allo Spirito Santo!» (cfr Atti 7,51). Lo Spirito è come il fuoco dell’amore, della passione, dell’audacia, è come il vento della libertà, della fantasia, il vento che spazza via i pregiudizi, che ci avvicina l’un l’altro. È lo Spirito che sa trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne e che sa darci occhi nuovi per saper vedere e ridare speranza.

In una città ove dalla mattina alla sera siamo costretti a correre, quelli che stanno in alto per competere, quelli che stanno in basso per sopravvivere, siamo un po’ tutti più distratti verso chi ci è prossimo e siamo un po’ tutti più soli nel nostro vivere quotidiano. Non saprei definirla se non con il Calvino delle “Città invisibili” che racconta di due città che stanno in una: quella della rondine e quella dei topi. Metafore forti di chi ha come opportunità il volare alto sull’onda dell’andar per il mondo e chi ha come destino il livello del suolo e del sottosuolo. E va detto che per molti nuovi arrivati spesso abitare il sottosuolo degli spazi dimessi è l’unica opportunità. (Aldo Bonomi)

Insieme possiamo ridiventare coloro che restituiscono altre possibilità!

 

APPESI AI SOGNI

In questo momento storico che vive un’eclisse di speranza e di bontà, occorre tornare a credere nei sogni! Ho un debole per gli inguaribili e i testardi sognatori, per tutte le persone che vogliono ricominciare, che sanno nascondere le loro cicatrici dietro un sorriso, per chi sa aprire le braccia al futuro pur avendo molti conti in sospeso con il passato, per chi avrebbe tutto il diritto di urlare contro e invece sussurra e traspira serenità.

Gli ideali, i sogni sono come le stelle: forse non li raggiungeremo mai, ma come i naviganti in mare non possiamo farne a meno per tracciare la rotta dei nostri giorni. Per questo vi auguro sogni a non finire e la voglia furiosa di realizzarne qualcuno. Soprattutto vi auguro di realizzare i sogni e i desideri del nostro Dio! E vi auguro qualche “rischio”:

Ridere è rischiare di sembrare pazzo.
Piangere è rischiare di sembrare sentimentale.
Interessarsi di un'altra persona è rischiare di rimanere coinvolti.
Mostrare sentimenti è rischiare di mostrare il proprio vero Sé.
Amare è rischiare di non essere ricambiato.
Sperare è rischiare di disperarsi.
Cercare è rischiare di fallire.
Tuttavia bisogna correre dei rischi
Perché il più grande rischio della vita è quello di non rischiare niente.
Le persone che non rischiano niente,
non fanno niente e non sono niente.
Possono evitare di soffrire e piangere,
ma non possono sentire, imparare, cambiare, crescere, amare, vivere.
Incatenati dalle loro abitudini, essi sono schiavi,
 hanno imprigionato la propria libertà.
Perché la persona che rischia è libera.

 

… è il rischio del Vangelo !

don Mirko Bellora

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