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dicembre 2015
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SI È PERDUTO COME UN BAMBINO

 

Quando un bambino si perde va a finire dove non è di casa. Sì, a Natale Dio si è perduto - non solo come un bambino, ma da bambino - là dove non era "di casa". Non è rimasto nella chiusa beatitudine del suo cielo o dentro lo spazio della nostra devozione, ma si è perduto per i piccoli e i poveri, per coloro che sono malati e in lutto, per i peccatori, per coloro che noi riteniamo lontani da Dio, di cui pensiamo che non abbiano niente a che fare con lui.
Dio si è perduto là dove si è perduto il figliol prodigo, lontano dalla casa paterna, per poi tornare dal Padre, in lui e con lui.
Dio si è perduto come un bambino, solo non si è trattato di un errore, ma dell'azione più divina che Dio potesse fare. Dio è il Dio di tutti o non è Dio. Dio è il Dio dei piccoli e dei lontani o non è Dio. Troviamo Dio là dove si è "perduto" o non lo troviamo affatto. (Mons. Klaus Hemmerle)

L’azione più divina che Dio potesse fare … ecco il Natale! Un Dio che si è perduto come un bambino, meglio come un innamorato … innamorato perso … innamorato della vita, dell’uomo e della sua felicità. E come ogni innamorato sussurra queste parole: ti amo perdutamente! Soffro quando tu soffri, piango quando tu piangi, rido quando tu ridi, gioisco quando tu sei felice e fai felici gli altri! Sono ferito quando tu sei ferito.

Impossibile dimenticare le parole di Antoine Leiris, parigino, un giovane uomo, un giovane padre, vedovo da quando alcuni terroristi hanno fatto irruzione al teatro Bataclan a Parigi e sparando all'impazzata hanno fatto strage, uccidendo anche – come ha scritto –  "l'amore della mia vita", la madre del suo bambino di 17 mesi:

Se questo Dio per il quale ciecamente uccidete
ci ha fatti a sua immagine,
ogni pallottola nel corpo di mia moglie
sarà stata una ferita nel suo cuore.

Questo nostro Dio ferito dalle nostre ferite chiede anche a noi di “perdersi”, di non rinchiuderci, di camminare verso, di saper andare incontro a tutti. Ci chiede di essere donatori di misericordia, tessitori di giustizia, testardi costruttori di speranza in un tempo come il nostro che sembra averla perduta. In un tempo che sembra aver perduto la consapevolezza che un filo invisibile lega fra loro gli uomini
Questo nostro Dio ci guarda con gli occhi di un bambino e ci domanda:

Quanti orecchi occorrono all'uomo
per sentire gli altri piangere?

Una fotografia mi è rimasta attaccata al cuore in questi giorni: un piccolo bambino che con infinita tenerezza e delicatezza accarezza il padre mentre piange. È un profugo che ha perduto la speranza e tutto il resto. Quella del suo bambino è una carezza divina …

 

carezza

Dio desidera accarezzarci e si affida alle nostre mani per asciugare quelle lacrime, per ridare speranza, per ricostruire un futuro, per ricominciare, per far tornare un sorriso.
Questo è scritto nel Natale, a questo siamo chiamati, a questo Dio ci chiama. A togliere la nostra durezza, a sciogliere la nostra freddezza.

L’albergo era chiuso per la mamma del Dio bambino.
L’albergo era chiuso,
e da quel giorno gli uomini hanno capito
che dietro le porte chiuse
il Signore attende di essere accolto.
E chi vuol lasciare la sua porta aperta potrà riceverlo
sotto l’umile sacramento dei volti umani,
volti lavati dalle lacrime.
Chi sa costruire agli incroci del mondo
l’albergo senza registri e senza prezzi
vede l’estraneo diventare fratello
e il Verbo farsi carne per abitare in mezzo ai suoi.
(Madeleine Delbrêl)

Il Natale racconta di una nascita, ci invita a far memoria di uno speciale “compleanno”, un compleanno al contrario … Il nostro compleanno ci fa ogni anno un po’ più vecchi, quello del nostro Dio Bambino ci fa più giovani. Basterebbe volerlo … Basterebbe ascoltare e vivere le parole di Gesù. Perché solo la nostra capacità di amare ci fa rimanere eternamente giovani, ci fa rimanere “bambini”. Perché un bambino non è ciò che non siamo più ma ciò che non siamo ancora, ciò che dobbiamo divenire. A questo ci invita il Natale, ad essere come il bambino di una fotografia che non riesco a dimenticare.

 

don Mirko Bellora

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