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bicicletta pazza

Bicipazza
Ron Arad - La bicicletta pazza

gennaio 2013
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A SCUOLA DI
UNA BICICLETTA UNA CORNAMUSA UNO SGUARDO

Per cominciare un nuovo anno, mi sono lasciato guidare da una bicicletta, da una zampogna e da uno sguardo.

ïïï UNA BICICLETTA ïïï

Qualche mese fa ho notato sulle pagine di un giornale la bicicletta che ho scelto per la copertina di gennaio. Ne sono rimasto davvero colpito e stupito. È opera di Ron Arad, un designer e artista israeliano i cui lavori sono stati esposti nei musei e nelle gallerie d’arte più importanti del mondo.Non più la solita ruota con copertone di gomma e raggi, ma lamelle d’acciaio a forma di petali che danno vita a una corolla di fiore … una bici mai vista, davvero fuori dall'ordinario e pare funzioni! Il tutto realizzato per un progetto a scopo benefico.

Ci sono cose che sembrano non dover mai cambiare, cose che sembrano fossilizzarsi nel tempo, nel nostro modo di pensare, nelle nostre abitudini … poi all’improvviso arriva qualcuno come Arad e tutto cambia. Perché la passione, la creatività, la fantasia, il desiderio, la speranza prendono il sopravvento e danno vita al nuovo.

Chi vuol fare qualcosa, trova un mezzo;

chi non vuol far nulla, trova una scusa.

(proverbio arabo)

L’anno che ci sta davanti ci presenterà in ogni campo - personale, sociale, politico, economico, ecclesiale - nuovi problemi e nuove sfide. Auguro ad ognuno di saper raccogliere queste sfide e di saper vivere con creatività, passione, con quella speranza che ci invita a lanciarci in ciò che sembra impossibile, con quell’amore che è il trionfo della fantasia.

Non ci è dato di stare fermi, immobili:

Tu o Signore ci hai scelto per essere in un equilibrio strano.

Un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi

se non in un movimento, se non in uno slancio.

Un po’ come una bicicletta…

(Madeleine Delbrêl)

ïïï UNA CORNAMUSA ïïï

Chi è venuto a Messa in santuario la vigilia di Natale e il giorno di Natale ha avuto la splendida fortuna di ascoltare le bellissime note di una cornamusa suonata con bravura ed entusiasmo dal nostro Gabriele che ci ha colmato di stupore e commozione. Non sono molto esperto ma mi ha colpito l’otre, il sacco che contiene l’aria. Perché lo strumento produca musica questo sacco deve essere prima riempito d’aria. È una scorta che non può mai mancare. L’abilità del suonatore sta nel modularne l’uso perché si faccia musica.

Ciascuno di noi ha bisogno di una “scorta d’aria” perché la sua vita fiorisca in bellezza, ciascuno di noi ha bisogno di una potente vita interiore per saper affrontare il quotidiano. Auguro ad ognuno questa riserva d’aria … la preghiera.

Uno dei luoghi comuni più stolti e funesti è che la preghiera sia “alienazione”, “abdicazione alle proprie responsabilità”. Chi parla così è gente che non sa nulla di cose spirituali, e ignora un fatto: che se c’è un uomo da temere, se c’è un autentico rivoluzionario, uno che non obbedisca a nessuno tranne che a Dio; se c’è uno pericoloso, questi è - in modo particolarissimo - l’uomo di preghiera. Si capisce: uomo di autentica fede e di vissuta preghiera. Come Cristo, che perciò sarà ucciso. “Passava tutta la notte in preghiera” e poi nel giorno operava. Preghiera che diventa decisione, forza operante e irresistibile. Fantasia e bellezza in azione. Luce che si fa intelligenza, forza per cambiare e per far nuove tutte le cose. (David Maria Turoldo)

ïïï UNO SGUARDO ïïï

Ho imparato e imparo continuamente che la vera sapienza la si raggiunge quando il cuore riesce a salire fino all’altezza degli occhi …

Al riguardo c’è un testo che amo e che è punto di riferimento per il mio stile di rapporto con le persone e i loro cammini così diversi. Sono le parole del mio amato card. Martini che ha pronunciato rivolgendosi ad alcuni missionari in Nigeria nel 1985:

Per guardare la vostra gente collocatevi sulla Croce e, più precisamente ancora, nel cuore trafitto di Cristo.

Collocatevi lì e dalla ferita procurata dalla lancia, osservate la vostra gente.

Forse vedrete che i più sono molto lontani, ancora tra le falde del monte o appena all’inizio del pendio. Continuate a guardarli, a seguirli, soprattutto ad amarli con la vampa d’amore che arde in quel cuore. Non legatevi troppo a questa o a quella tabella di marcia. Non intestarditevi su questo o quel percorso. Non pretendete che siano tutti provetti scalatori.

Non riprendeteli se li vedete salire zizzagando o rallentando; se cadono e si fermano. Una sola deve essere la vostra preoccupazione: che la gente non faccia mai un percorso a ritroso, cioè un cammino che l’allontani da quel cuore e da quell’amore. Concedete loro di salire con la velocità di cui ognuno è capace, con le pause di cui necessita. Rispettate il fiatone che molti potrebbero avere e, se cadono, invitateli a rialzarsi, magari mostrando loro come fare.

L’importante è che riprendano il cammino che li avvicini a quel cuore che è il centro dell’amore che muove ogni cosa.

Credo che in questo inizio d’anno possa essere di riferimento per tutti, non solo per me o per i sacerdoti perché a ognuno è chiesto di far crescere in noi i sentimenti di Gesù:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù

(Lettera di Paolo ai Filippesi 2,5)

Non c’è augurio più bello.

don Mirko Bellora

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