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SORPRESI E ABITATI DALLA GIOIA DEL VANGELO

febbraio 2011 riga

Tra i molti, meravigliosi e affettuosi auguri per Natale e per l’inizio d’anno che ho ricevuto, uno mi invitava a guardare un video che mi ha emozionato e contagiato con la gioia che sapeva esprimere.
Tutto ha inizio in un grande locale ristorante di un centro commerciale pieno di gente all’ora di pranzo, dove c’è chi mangia solo o in compagnia, chi distrattamente, chi leggendo un giornale … D’improvviso una ragazza si alza dal suo tavolino e intona l’Alleluia di Haendel, seguita immediatamente da altre persone che fanno parte di un coro e sono disseminate in incognito qui e là nel ristorante. Le diverse voci danno vita a uno spettacolo da brividi … Lo stupore fa sgranare gli occhi di molti, il sorriso nasce sulla bocca di tanti, bambini, giovani, adulti, anziani, l’emozione prende un po’ tutti, nessuno resta indifferente, la gioia dilaga …
Chi volesse guardare il video, clicchi qui:
http://www.youtube.com/watch?v=SXh7JR9oKVE

Anche a me, che come è noto non sono molto intonato, sorpreso dalla gioia, è venuta una gran voglia di accomunarmi al canto …
Allora ho pensato e ho sognato …

Ho sognato dei cristiani che, come quei coristi, abbiano un fuoco, un amore nel cuore che non può non mostrarsi, farsi carne.
Ho sognato dei cristiani che nei luoghi ordinari, nei luoghi della vita ordinaria, sappiano essere sorpresi e abitati dalla gioia del Vangelo, e proprio per questo sappiano essere veri e umili portatori di gioia, servitori della gioia.
Quella gioia che ci è stata annunciata e regalata dal Natale, quando abbiamo sentito pronunciare queste parole, dette per ciascuno di noi oggi:

Non temete,
ecco vi annunzio una grande gioia,che sarà di tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. (Lc 2.10)

Quella gioia che ci è stata annunciata e promessa da Gesù alla fine di una indimenticabile cena e di una indimenticabile lavanda dei piedi, invitando ognuno di noi a imitarlo:

Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. (Gv 13,17)

Quella gioia che ci è stata annunciata e promessa da Gesù nel suo grande discorso-testamento prima di lasciare i suoi discepoli e di venire arrestato, invitando ognuno di noi a rimanere nel suo amore e a vivere le sue parole:

Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11).

Quella gioia che ci è stata annunciata e promessa da Gesù in quella che è definita la magna charta evangelica, le Beatitudini, splendida e spiazzante lezione di felicità. Così fatta preghiera da Madeleine Delbrêl:

Poiché le tue parole, mio Dio,
non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri,
ma per possederci e per correre il mondo in noi,
permetti che, da quel fuoco di gioia da te acceso,
un tempo, su una montagna,
e da quella lezione di felicità, qualche scintilla ci raggiunga e ci possegga,
ci investa e ci pervada.
Fa’ che, come "fiammelle nelle stoppie",
corriamo per le vie della città e fiancheggiamo le onde della folla,
contagiosi di beatitudine, contagiosi della gioia.
(Che gioia credere!)

Il cristianesimo è proprio questo: un Vangelo, una buona notizia, un grande messaggio di gioia e speranza. Non per nulla il primo miracolo di Gesù è stato il miracolo di Cana: un miracolo gratuito, apparentemente 'inutile', con un solo grande fine: portare gioia.
Il cristianesimo è la splendida promessa per chi vive alla sequela di Gesù di Nazareth del "centuplo quaggiù" in libertà, in gioia, in fraternità, in speranza, in umanità, in profondità …
Ed è una meraviglia scoprire cristiani felici. Felici di esserlo. Felici di raccontarlo. Cristiani che sanno testimoniare nell’ordinarietà quotidiana che credere e vivere ciò che si crede fa fiorire l’umano.

Anche se la vita spesso ci segna, ci ferisce, ci violenta con una malattia, con la morte di chi ci ama e amiamo, con brucianti ingiustizie, con un tradimento, un abbandono, con la perdita del lavoro, la difficoltà a trovare casa, a tirar su i figli … Anche se spesso abbiamo occhi velati di lacrime, con i tanti perché che rimangono senza una risposta e spesso ci si sente portar via il cuore ... la fede – l’ho visto e sperimentato in tante persone – è forza e speranza inesauribile, è coraggio nel ricominciare.
Perché credere non è solo credere, annunciare, attendere un’altra vita, ma è vivere una vita «trasfigurata» oggi, come è testimoniato in queste righe:

La gioia è contagiosa, proprio come il dolore.
Ho un amico che irradia gioia, non perché la sua vita sia facile, ma perché egli è solito riconoscere la presenza di Dio in mezzo a ogni umana sofferenza, la propria come quella degli altri.
Dovunque vada, chiunque incontri, è capace di vedere e udire qualcosa di positivo, qualcosa per cui essere grato.
Non nega la grande sofferenza che lo circonda, né è cieco o sordo alle voci e ai sospiri di angoscia degli altri esseri umani, ma il suo spirito gravita verso la luce nelle tenebre, e verso la preghiera in mezzo alle grida di disperazione.
Il suo sguardo è dolce e la sua voce è pacata. Non vi è nulla di sentimentale in lui. Egli è realistico, ma la sua profonda fede gli consente di sapere che la speranza è più vera della sfiducia, e l’amore più vero della paura.
E’ il suo realismo spirituale che lo rende un uomo così gioioso.
... La gioia del mio amico è contagiosa. Più sto con lui, più colgo i bagliori del sole che risplende dietro le nuvole. ...
Coloro che continuano a parlare del sole mentre camminano sotto un cielo nuvoloso sono messaggeri di speranza, i veri santi del nostro tempo.
(Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito)

Nessun cristiano può chiudere gli occhi e il cuore di fronte all’ingiustizia, all’infelicità, al dolore, ai bisogni degli altri, perché ogni cristiano è chiamato concretamente a vivere secondo il Vangelo, a vivere alla luce delle prime righe della costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II:

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.

I cristiani sono chiamati a essere "incarnati" e "vulnerabili" perché hanno cura degli altri, perché hanno a cuore il mondo, a essere appassionati, con uno sguardo a 360° ... dalla parrocchia alla città, dalla politica all’economia, dall’oratorio alla scuola, dalla casa al lavoro, dal condominio al quartiere ... a essere affidabili punti luce, punti speranza, come si narra qui:

In un villaggio islamico del Libano, un piccolo gruppo di persone divenne cristiano. Immediatamente si chiusero per loro tutte le porte della comunità.
Gli uomini non potevano più stare con gli altri uomini in piazza e le donne non potevano più attingere acqua alla fontana del villaggio.
I nuovi cristiani furono costretti a scavarsi una fontana per conto loro.
Un giorno la fontana del villaggio si inaridì e si seccò.
Allora i cristiani invitarono i loro compaesani a venire ad attingere acqua alla loro fontana. Fecero di più. Sulle loro case appesero un cartello che diceva: "Qui abitano dei cristiani". Ciascuno sapeva così che in quella casa avrebbe trovato un aiuto e una mano tesa.

Là dove c’è un’assenza, un’assenza di gioia, di giustizia, di tenerezza, di speranza, di salute… i cristiani sono chiamati a essere presenza. Per questo sono felice che qui a Vimercate siamo riusciti a far decollare - comunità pastorale, comune e privati insieme - il Fondo locale Città solidale…
Sono straordinarie la fede, la speranza, la carità. Non si arrendono, sono testarde, sono vitali, sono ricche di fantasia. Ci sorprendono, ci fanno arrivare all’impossibile …

ï ï ï ï ï

Mi ha davvero affascinato il meraviglioso quadro di Marc Chagall dal titolo "Domenica" che trovate sulla copertina di questo numero: sa tradurre con splendida efficacia la fede come gioia, come relazione, come incarnazione nel quotidiano. Due volti felici e stretti l’un l’altro, la casa delle origini di Chagall, la nuova casa e la nuova città, Parigi, con i suoi simboli – la Tour Eiffel, la Chiesa di Notre Dame – un meraviglioso arcobaleno che attende là oltre il fiume della vita, con le sue acque a volte chiare, a volte nere e turbinose … non sembra mancare nulla alla festa del qui e ora e alla festa senza fine …


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