radici e ali
Ma voi li osservate gli innamorati? Se ne vanno
allacciati per la strada; non vi è chi possa separarli. E ci danno tanta
speranza, perché ci fanno comprendere che l’amore c’è.
Ricordate la pagina di diario scritta da papa
Giovanni XXIII quasi agli inizi del Vaticano II? Il Concilio che aveva voluto
per rinnovare la chiesa non andava per il meglio. Il pontefice era molto
preoccupato e, dopo l’ennesima faticosa giornata di lavoro, non era riuscito a
prender sonno. Quella notte non aveva dormito per nulla. Poi, alle prime luci
dell’alba, apre egli stesso le persiane dello studio che si affaccia su piazza
S. Pietro. E’ deserta nella quiete mattutina. Poi vede spuntare una coppia di
giovani. I due sono abbracciati: si capisce che si vogliono bene.
"Da dove verranno e dove andranno a quest’ora del
mattino?", si chiede il papa. Ma conclude: "Non importa saperlo. E’ comunque un
segno che l’amore c’è. Che Dio c’è". E comincia la giornata con grande vigore.
Ecco, con Gesù Cristo è lo stesso.
Occorre innamorarsi perdutamente di lui per vivere
in modo nuovo il proprio tempo. Innamorarsi di Gesù Cristo: questo occorre! Come
fa chi ama perduta-mente la sua donna e imposta tutto il suo impegno umano e
professionale su di lei; attorno a lei raccorda le scelte della sua vita,
rettifica i progetti, coltiva gli interessi, adatta i gusti, corregge i difetti,
modifica il suo carattere: sempre in funzione della sintonia con lei.
(Tonino Bello, Parabole)
E’ proprio questo l’invito potente e ricco di
speranza che il nostro cardinale Dionigi Tettamanzi ci fa in questo anno
pastorale: "Famiglia comunica la tua fede!".
E’ l’invito a essere lieti portatori di buone
notizie, della Buona Notizia che è Gesù di Nazareth, che è il Vangelo.
E’ l’invito a non disgiungere mai la trasmissione,
la comunicazione, l’annuncio della fede dall’amore: "traditio fidei è
traditio amoris".
E’ un invito che abbiamo raccolto, fatto nostro e
che rilanciamo nel prossimo quaresimale dal titolo "Radici e ali" dove insieme
cercheremo di riappropriarci di quella radice che è la nostra fede per tornare
a volare alto come ci grida il Vangelo, quando tutto invece sembra suggerirci
"vola basso"…
Ci metteremo in cammino con splendidi relatori che
non rinunceranno, giustamente, a "inquietarci" un po’...
Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia
veramente per noi oggi il cristianesimo e anche chi sia Cristo …
Il problema è: Cristo e il mondo diventato adulto.
(Dietrich Bonhoeffer)
Dieci parole ci faranno da "guida". Sono dieci
parole bibliche, dieci simboli, dieci immagini allusive a cui attingere: la
perla e il profumo, il serpente e il vento, la stella e il catino, il latte e il
miele, l’acqua e la rosa.
LA PERLA E IL PROFUMO
Una storia da narrare: Gesù, il grande "seduttore"
Mons. Franco Giulio Brambilla, teologo, vescovo dal
settembre scorso ha scelto come suo motto alcune parole di sant’Ambrogio:
Loquamur Dominum Iesum. Le commenta così:
Si dovrebbe tradurre "parliamo/diciamo il Signore
Gesù", forse si potrebbe rendere "raccontiamo il Signore Gesù". Il mio primo
pensiero è quello di raccontare il Signore Gesù, a cui ho dedicato tutta la mia
vita, quella del ministero e della fatica intellettuale. Egli è stato in capo a
tutte le mie premure, perché sono convinto che se abitiamo presso il roveto
ardente del Crocifisso risorto, lì ritroviamo l’uomo, il mondo, la vita e il
futuro. … Si potrebbe tradurre così l’espressione di sant’Am-brogio: "noi stessi
dobbiamo essere la parola che racconta il Signore Gesù".
Gli ho chiesto di narrarci di quel grande
"seduttore" che ha cambiato la sua vita e la storia del mondo, quella perla
preziosa di cui narra il Vangelo per cui si è pronti a dar via tutto, quello per
cui si è pronti a inauditi gesti di gratuità come ci ricorda la donna e il suo
vaso d’alabastro pieno di preziosissimo profumo versato su Gesù. E’ proprio di
Lui che il mondo ha bisogno di sentir raccontare, prima di ogni altra cosa
perché in Lui sta nascosto il segreto del volto e del cuore di Dio e dell’uomo,
perché con Lui si impara ad amare, a sperare, a donare, a perdonare, a morire,
perché con Lui si impara a danzare la vita, la nostra e quella di tutti.
IL SERPENTE E IL VENTO
I no che custodiscono e salvano la libertà
Don Francesco Scanziani, teologo, ci narrerà del
serpente che dall’albero della Genesi insinua in Adamo ed Eva il dubbio, il
sospetto che Dio sia il rivale dell’uomo, che Dio tema l’uomo, che ne sia
geloso, che sia in concorrenza con lui, che sia un padrone non un padre, che in
fondo non voglia la felicità dell’uomo …
Ai piedi di quell’albero ognuno di noi si ritrova
ogni giorno, invitato a scegliere se fidarsi del serpente o se lasciarsi
nuovamente abbracciare dal vento della creazione, dal vento dello Spirito. E il
vento ha a che fare con la libertà, coi sogni, con la speranza: niente è più
libero del vento e niente ha più fantasia del vento. E’ un vento di gioia. Un
vento che purifica. Che spazza via la paura, il peccato. Perché, come dice
Simone Weil "Il peccato è uno sperpero della libertà".
LA STELLA E IL CATINO
Educare alla fame dell’altro e dell’oltre:
la "misura alta" della vita
A don Aldo Geranzani, rettore dei uno dei collegi
più prestigiosi di Milano e non solo, ho affidato il difficile tema dell’educare
i giovani … tra una stella e un catino …
La stella è quella dei Magi col suo richiamo al
saper guardare in alto, al cielo, al saper essere sempre cercatori di verità, al
sapersi mettere in cammino, all’avere mete che paiono irraggiungibili.
Il catino è quello della lavanda dei piedi su cui
si è curvato Gesù dicendo "Come ho fatto io, fate anche voi".
La felicità e il significato della vita passano tra
il guardare l’oltre e il guardare l’altro, tra una stella e un catino ...
IL LATTE E IL MIELE
Nessuno può portare un altro
se non dove è già stato
Ho "rubato" il titolo della riflessione che
terranno M. Teresa Zattoni e Gilberto Gillini, coppia di pedagogisti, a Eric
Fromm:
La terra promessa è descritta come ‘traboccante di
latte e di miele’. Il latte è il simbolo del primo aspetto dell’amore, quello
per le cure e l’affermazione; il miele simboleggia la dolcezza della vita,
l’amore per essa, la felicità di sentirsi vivi. La maggior parte delle madri è
capace di dare ‘latte’, ma solo una minoranza di dare anche ‘miele’.
(L’arte di amare)
Una terra promessa dove i relatori sembrano essere
già stati … per questo sapranno portare anche noi.
L’ACQUA E LA ROSA
Traditio fidei traditio amoris:
trasmettere la fede è educare all’amore
Scrive don Domenico Pezzini nella presentazione del
suo libro "L’acqua e la rosa":
L’acqua è la vita, la rosa è la bellezza ed è da
sempre il fiore più usato per dire l’amore. Non c’è vita vera senza relazione, e
non c’è relazione vera senza bellezza.
A lui ho affidato il compito urgente di raccontarci
che l’annuncio e la trasmissione della fede non sono disgiungibili dall’amore.
Ce lo insegnava Gesù davanti a un pozzo in cerca di
acqua, parlando con la donna samaritana … sarà lei a trovare in lui l’acqua viva
da sempre cercata e attesa.
C’è nell’Antico Testamento un invito che siamo
chiamati a raccogliere:
Ascoltatemi, figli santi, e crescete
come una pianta di rose su un torrente.
Come incenso spandete un buon profumo
(Siracide 39,13-14)
Acqua di vita, di vita eterna, e profumo e bellezza
di rosa … è ciò che ci si aspetta dai cristiani. Lo aveva già intuito Gandhi:
Vorrei che la vita di voi cristiani ci parlasse nel
modo in cui lo fa la rosa, che non ha bisogno di parole, ma semplicemente spande
il proprio profumo. Anche il cieco, che non vede la rosa, ne percepisce la
fragranza. È questo il segreto del vangelo della rosa: la vita di voi cristiani,
che diffonde il profumo del messaggio di Cristo.
RADICI E ALI
Chi saprà mettere nel proprio cuore, nella propria
vita, nelle proprie scelte queste dieci parole, queste divine sillabe,
per dirla con padre Turoldo, scoprirà cammin facendo di avere radici e ali …
scoprirà di essere radicato insieme in piena terra e in pieno cielo e proprio
per questo di avere ali.
Scoprirà di saper vivere la Pasqua, di essere uomo
della Pasqua.
Un uomo, una donna che sa che l’amore e la speranza
non danno mai nulla per perduto, che l’appartenenza si può coniugare con la
libertà, l’audacia col realismo …
Le radici e le ali sapranno restituire tutta la
bellezza e la pienezza dell’essere e del vivere da cristiani.
La storia della Chiesa è fatta di una lunga fila di
persone così. E’ fatta di chi si è messo alla sequela del Signore Gesù e ha
avuto in dono radici e ali. E’ a loro che dobbiamo guardare.
Sequela: Lui vi precede. E’ in testa alla carovana.
Voi gli state dietro. Qualche volta potrete avere l’impressione di perderlo di
vista, tanto è lunga la fila. Vi confido un segreto: tenete d’occhio quelli che,
stando più avanti di voi, riescono a vederlo!
(mons. Tonino Bello)
Ve lo confesso, anch’io faccio così!
l'Informatore parrocchiale, febbraio 2008
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