INCAMMINARSI VERSO IL GIARDINO DEL RISORTO
Due esperienze ci illuminano e lasciano in noi segni
incancellabili. Entrambe sono imprevedibili e sorprendenti: un
amore, una morte. Forse sono gli unici momenti in cui si impara
veramente, poiché portano con sé lacrime e gioia e
speranza e domande che ci superano, che vanno oltre ogni nostra
capacità di risposta. E’ attraverso questi eventi
che si può diventare più "intelligenti", più
capaci di leggere nel profondo, perché - paradossalmente -
ci rendono ignoranti, ci tolgono quasi le parole di bocca
...
In fondo, Pasqua è tutto
questo: un amore, una morte. Una morte per amore, un amore che
arriva alla morte e la travolge. Una morte che annienta la
morte.
E di fronte alla Pasqua di Gesù di Nazareth, di fronte
alla solitudine di Gesù, al suo essere tradito dagli amici
più cari, davanti alla sua preghiera a un Padre che sembra
muto, davanti al suo perdono, alla sua morte ingiusta, davanti a
un sepolcro vuoto in uno splendido mattino, si rimane senza
fiato, senza parole.
Eppure tutto è già scritto lì: la nostra
storia e la nostra speranza. Ma bisogna saper vedere, saper
leggere, saper credere.
Noi non dovremmo dimenticare mai che siamo
discepoli di un Dio che, fattosi carne, ha scelto per rivelarsi
all’inizio e alla fine due segni di spaventosa
incompletezza: la miseria di una stalla e il niente assoluto
della morte. Se ha fatto così, questo vorrà pur
dire qualcosa. Capirlo, con la testa e con il cuore, potrebbe
essere la grazia da chiedere a Natale, a Pasqua e in ogni festa
del Signore, che viene, e continua a venire, perché sa che
senza di lui la nostra sera diventa temibile, mentre con lui
anche la notte si riempie di luce (Domenico Pezzini)
Io voglio guarire dalla morte, grida e invoca lo scrittore
Jonesco … è il grido di ogni uomo, è il
sogno di ogni uomo, candidato alla morte ma spasimante
d’eternità.
Il nostro sogno ha un nome: resurrezione!
Parlare di Risurrezione significa entrare in un
campo in cui tutte le parole iniziano a tremare. Sapendo di non
sapere nulla ciò mi risulta ancora più prezioso. In
effetti è l’unico verbo di cui non conosco nulla,
quasi per definizione. Dice una cosa che in un certo senso non
esiste. E’ come una parola che cerchi di incarnarsi.
(Christian Bobin)
Ogni Pasqua, ogni domenica, cerchiamo di "dare
carne" alla resurrezione. Seppure con timore e tremore.
Tremanti erano le donne di cui narra il Vangelo, tremante il loro
cuore, tremanti i loro passi in quel pellegrinaggio verso il
sepolcro, verso Gesù, il loro Maestro e Signore,
morto:
Passato il sabato, all’alba del primo
giorno della settimana, Maria di Magdala e l’altra Maria
andarono a visitare il sepolcro. (Mt 28,1)
E’ un pellegrinaggio silenzioso e lacerante
di cui ciascuno di noi fa esperienza … quell’andare
verso la terra, verso quello che ti appare crudamente e
crudelmente come il "mai più", il perso per sempre.
Ma ogni amore autentico, si sa, porta in sé il desiderio,
quasi la pretesa, di eternità per la persona amata. Ed
è proprio quello che ci promette Gesù: Tu non
morrai!
E quel pellegrinaggio verso la
morte, si trasforma in un pellegrinaggio verso la vita …
Perché cercate fra i morti colui che
è vivo? Non solo la pietra del sepolcro
è stata ribaltata via, anche la nostra vita è
"ribaltata" dalla resurrezione di Gesù.
Pasqua è il più grande evento della storia
dell’universo. A riflettere sul suo significato, ci
si sente mancare il fiato per l’incredibile verità
che ci fa conoscere. Una verità che tocca ciascuno di noi
negli interessi più reali, più "fisici", in quanto
Cristo ha promesso che anche noi tutti risorgeremo come lui.
Eppure, forse, mai come nel nostro tempo, si parla poco di questo
evento e del suo sconvolgente significato. (Vittorio
Messori)
Uno sconvolgente significato ha la Pasqua, per il
qui e l’ora.
La Pasqua è una consegna: è smuovere tutti i
"macigni" che annientano la nostra vita e la vita di tutti.
Far Pasqua è nascere nuovi ogni
mattina.
Far Pasqua è temere di meno e sperare di più.
Far Pasqua è gettare nel cestino della cartastraccia gli
occhiali affumicati, i pensieri vestiti di lutto.
Far Pasqua è scrollarci di dosso la polvere della
stanchezza, della noia.
Far Pasqua è non imbalsamare Cristo.
Far Pasqua è spargere la vita, la gioia, la pace.
Far Pasqua è organizzare la risurrezione del mondo.
Spesso attingo alle parole del pastore protestante
Dietrich Bonhoeffer, ucciso in un campo di concentramento
nazista, ma credo sia la strada migliore quella di guardare a chi
ha saputo vivere e morire a partire dalla resurrezione, ai
testimoni credibili della verità della Pasqua. Lui ha
lasciato scritto queste parole indimenticabili che sono un invito
potente per ciascuno di noi:
Le persone religiose parlano di Dio quando la
coscienza umana è giunta al limite (tal-volta per pigrizia
di pensiero) oppure quando le forze umane vengono meno …
io vorrei parlare di Dio non ai confini, ma al centro; non nella
debolezza, non nella morte e nella colpa, ma nella vita e nella
bontà dell’uomo …
La Chiesa non risiede là dove la capacità
dell’uomo non ce la fa più, ai confini, ma in mezzo
al villaggio.
Certi cristiani, nella loro testimonianza religiosa, danno
l’impressione di essere rimasti fermi al venerdì
Santo. Presentano il messaggio del Cristo con toni lugubri,
severi, quasi rintocchi funebri …
A sentir loro, si ricava l’impressione che Dio sia nemico
della gioia dell’uomo. Che Dio quasi se l’abbia a
male se qualcuno gode in questa "valle di lacrime". Dio è
il Dio della vita, non della morte.
Dio è al centro della vita, non ai suoi margini.
E’ il mio augurio: che la mia vita, la nostra
vita non dia l’impressione di essere rimasta, immobile e
impietrita, al venerdì santo ma si incammini verso il
giardino del risorto. E in questo giardino ciascuno di noi si
senta chiamato per nome, col nostro nome, dal Signore
risorto.
Che Gesù risorto sia il nostro quotidiano compagno di
viaggio. Anche se a volte ci capiterà, come a Maria
Maddalena e ai discepoli di Emmaus, di non riconoscerlo. Lui
cammina ugualmente e sempre con noi, gioisce e soffre con coi,
per noi …
Fare memoria della resurrezione riaccende la speranza e ci
rimette in cammino. Proprio questo è domandato ai
cristiani: rendere visibile e concreta la speranza, per
tutti.
Aiutaci, Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la
tua resurrezione.
Donaci la forza di frantumare tutte le tombe in cui la
prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo,
il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la
miseria, l’indifferenza, hanno murato gli uomini vivi. E
mettici una grande speranza nel cuore. (
mons. Tonino Bello)
l'Informatore parrocchiale - aprile 2007

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