Omelia del Giovedì Santo
SANTA MESSA "IN COENA DOMINI"
Giovedì Santo 8.04.2004
Stiamo celebrando, cioè stiamo rivivendo da protagonisti,
una delle sere più suggestive dell’esperienza cristiana: la sera del Giovedì
Santo, la sera di una cena d’addio indimenticabile; una sera intrisa di
struggente dolcezza e di intimità, e insieme di amarezza e tradimento.
Tra i commensali c’era Gesù, un uomo capace di amare sino
alla fine, e c’era Giuda, un uomo con un segreto opprimente.
La sera del Giovedì Santo celebra la storia, la follia di un
amore: l’amore di Dio per l’uomo; un amore esagerato, come ci ha
insegnato la vicenda di Giona (1^ lettura): l’amore di Dio è senza confini;
un amore gratuito, come ci ha ricordato la 2^ lettura (1^ Cor 11, 23):
Gesù si è consegnato - cioè ha donato la sua vita - nella notte in cui veniva
tradito.
Gesù, questa sera, come quel Giovedì Santo, come ad ogni
Messa, si consegna. Si consegna nelle mie mani, nelle tue mani, nelle
nostre mani. E ci invita a consegnarci e a donarci.
GESU’ SI CONSEGNA
Tutta la vita di Gesù è stato un continuo consegnarsi nelle mani del
Padre:
Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Lc
2,49)
Mio cibo è fare la volontà del Padre mio che è nei cieli (Gv
4,34)
Padre, nelle tue mani, consegno il mio spirito (Lc 23,46)
In particolare la sua Passione, è stato un continuo consegnarsi nelle mani
degli uomini.
Giuda lo consegnerà ai Sommi Sacerdoti, questi lo
consegneranno a Pilato, Pilato lo consegnerà ai soldati.
GESU’ SI CONSEGNA NELLE NOSTRE MANI
Storia e follia di un consegnarsi di venti secoli fa; storia
e follia del consegnarsi di questa sera, quando ci dirà:
Questo è il mio corpo dato, consegnato per voi
Storia e follia di un consegnarsi, perché non sai
mai in quali mani finisci...possono essere le mani che agitano i rami di
ulivo come la Domenica delle Palme o possono essere capaci di inchiodarti sulla
croce come il Venerdì Santo.
L’ha detto in maniera indimenticabile Céline (1894-1961),
scrittore geniale ma maledetto per le sue sciagurate posizioni antisemite:
L’amore è l’infinito messo a disposizione dei cani
Gesù, l’Eucarestia nelle mie mani, nelle tue mani, nelle
nostre mani...che bello!
Si prova lo stupore, si prova il desiderio di portare
le nostre mani, con il pane consacrato, vicino al nostro cuore, grati, stupiti,
commossi.
Ma si prova insieme il tormento: non lo merito!
Si prova la voglia di scappare via come Giuda: io non sono
degno, Signore, di averti nelle mie mani!
IL CRISTIANO SI CONSEGNA
Il Giovedì Santo - giorno di grande intimità col Signore -
deve diventare il giorno di grandi decisioni: la scelta della sequela
di Gesù, del Vangelo al primo posto, dello stare nell’amore - Dio è
amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui. (1Gv4,16) - della
carità come stile di vita, la decisione del consegnarsi, del donare e donarsi
di ogni cristiano.
Il Giovedì Santo è la sera e deve diventare la sera nella
quale il cristiano, una comunità – la nostra comunità – sceglie di avere
come Maestro quello della lavanda dei piedi.
Giovanni l’evangelista ha sostituito il racconto della
lavanda dei piedi alla narrazione dell’Istituzione dell’Eucarestia perché
non andasse smarrito il senso vero, autentico dell’Eucarestia che è la
carità, cioè il poter vivere e il poter morire come Cristo, dove il verbo
"potere" ha a che fare con il dono dello Spirito Santo.
Purtroppo spesso è più facile ripetere la presenza
eucaristica piuttosto che la presenza della carità, ma, come ci ha
insegnato don Primo Mazzolari
Solo dove finisce il mio comincia il Paradiso.
Ce l’aveva insegnato prima, molto prima, la preghiera del
Padre nostro, una preghiera dove non si dice mai "io", dove non
si dice mai "mio".
La vecchia logica, quella di salvare se stessi ha costruito
mura e barriere, la nuova logica quella di salvare gli altri, quella di Gesù
abbatte mura e barriere.
Se la fede non diventa carità, solidarietà, servizio, non
è fede cristiana.
Lo ha detto Giovanni Paolo II:
Oso dire che un giovane che non dia, in una forma o in un’altra,
qualche tempo prolungato al servizio degli altri, non può dirsi cristiano.
Quando si riceve autenticamente l’Eucarestia diventa
impossibile la fuga; un fuoco, un tormento entra potente dentro di noi.
La vita è fatta per esplodere, per andare più lontano.
Quando la si conserva per sé la si soffoca.
Una vita che si dà, perché il mondo non sia più come
prima, fa miracoli.
(Madeleine Delbrêl)
E allora la conclusione non può che essere una preghiera,
una invocazione.
Prego così per me e per voi:
Stasera voglio fare Pasqua con Te, Signore.
Ti chiedo ancora una volta la conversione al tuo gesto,
al gesto dell’Eucarestia e della Lavanda dei piedi.
Insegnami e rendimi capace, col dono del tuo corpo e del
tuo Spirito,
di disegnare la mia vita come un consegnarmi.
Come un consegnarmi nelle tue mani,
come un consegnarmi nelle mani del Padre,
come un consegnarmi nelle mani del mio prossimo. Amen.
Così sia.

|