NATALE: UN BAMBINO, UN ABBRACCIO, UN REGALO
Così ha scritto Luigi Santucci:
Natale è più che un racconto,
è una carezza, è un abbraccio, è un sorriso, è un
cibo.
Lasciamoci allora stanotte "accarezzare", "abbracciare" e
"nutrire" dal mistero del Natale, certi che a Natale chiunque può scorgere un
po’ di cielo in sé e negli altri.
Vi parlerò di un bambino, di un abbraccio, di un regalo.
UN BAMBINO
Un bambino è il cuore del Natale cristiano, il segreto del
Natale. Natale è il mistero affascinante e sconvolgente di un Dio che si fa
uomo, che si fa bambino in Gesù.
Dio si fa bambino per amore, perché ci vuole bene, perché ci
vuole accompagnare nel duro mestiere di essere uomini, perché ci vuole felici.
A Natale si celebra il mistero di una Presenza, la presenza
di Dio tra noi e per noi. Ieri il segno era un bambino di nome Gesù, oggi,
questa notte, il segno è questa bellissima Eucarestia, Eucaristia che da sempre
per i cristiani è e deve essere il cuore di ogni festa e di ogni domenica.
Il Natale di Gesù è una buona, una stupenda notizia per
ciascuno di noi, per la nostra vita, segnata spesso dalla fatica di vivere e
dal dolore, per la nostra vita in cerca di senso e di speranza, di vita eterna,
di una vita che non muore, per il mondo alla ricerca disperata di bontà,
di dialogo, di felicità, di giustizia e di pace.
Il Natale di Gesù è il Vangelo cioè la bella e buona notizia
della vicinanza di Dio ad ogni uomo, è la stupenda notizia della fedeltà, della
misericordia, del perdono.
Straordinario a questo proposito un testo di don Primo
Mazzolari:
Egli viene.
E con Lui che viene,
viene la gioia.
Se lo vuoi ti è vicino.
Anche se non lo vuoi ti è vicino.
Ti parla anche se non gli parli.
Se non l’ami, egli ti ama ancora di più.
Se ti perdi, viene a cercarti.
Se non sai camminare, ti porta.
UN ABBRACCIO
Non ho più dimenticato due sequenze, uno di seguito
all’altra, nel film "Francesco" di Liliana Cavani.
Nella prima vediamo Francesco d’Assisi solo, in una cappella
spoglia, innalzare un grande crocefisso ligneo, guardarlo, accarezzarlo,
baciarlo, abbracciarlo …
Nel seconda scorgiamo venire incontro a Francesco, seduto
accanto al calore di un fuoco, un lebbroso – lo stesso che tempo addietro aveva
duramente e malamente scacciato. Francesco lo guarda, gli si fa più vicino, gli
cerca le mani, gli accarezza il viso, lo bacia, lo abbraccia …
Francesco ha capito in maniera formidabile il grande Mistero
dell’Incarnazione, cioè il mistero del Natale: Cristo e l’uomo, il crocefisso
e il lebbroso: un unico volto, un unico grande abbraccio.
Per questo il Natale non può ridursi a una incipriata
di bontà che dura un giorno: un Dio che si fa uomo ci chiede oggi, domani e
sempre, di amare concretamente e teneramente l’uomo, ogni uomo e ci chiede di
passare con scioltezza "dall’io al noi", perché la felicità non sta nel
pensare a noi ma nella relazione, nel dare e nel ricevere amore.
Lasciamoci allora illuminare dalla potenza rivoluzionaria del
Natale attraverso queste ‘dure’ e inquietanti parole di don Primo Mazzolari:
Quella dei poveri come quella di Dio
è un’esistenza scomodante.
Sarebbe meglio che Dio non fosse,
sarebbe meglio che i poveri non fossero;
poiché se Dio c’è
la mia vita non può essere la vita che conduco,
se ci sono i poveri
la mia vita non può essere la vita che conduco.
UN REGALO
Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a
Natale. Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta
preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
"Avanti", disse una voce all’interno.
Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in
una stanza piena d’ombre e di polvere. Seduto in una poltrona c’era un
vecchio.
"Guardi che stupendo paccone di Natale!" disse
allegramente il postino.
"Grazie. Lo metta pure per terra", disse il vecchio
con la voce più triste che mai.
Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in
mano. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel
vecchio non aveva certo l’aria di spassarsela bene. Allora, perché era
così triste?
"Ma signore non dovrebbe fare un po’ di festa a
questo magnifico regalo?"
"Non posso, non posso proprio", disse il vecchio con
le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che
si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni
gli mandava un pacco per Natale con un bigliettino: "Da tua figlia e
marito". Mai un augurio personale, una visita, un invito:"Vieni a
passare il Natale con noi".
"Venga a vedere", aggiunse il vecchio e si alzò
stancamente.
Il postino lo seguì fino allo sgabuzzino. Il vecchio
aprì la porta.
"Ma …" fece il postino. Lo sgabuzzino traboccava di
regali natalizi. Erano quelli dei Natali precedenti, con la loro
preziosa carta e i nastri colorati.
"Ma non li ha neanche aperti!" esclamò il postino.
"No", disse mestamente il vecchio. "non c’è amore
dentro".
Il regalo più bello che possiamo farci a Natale non è in
vendita nei negozi: siamo noi; è l’amore dentro i nostri legami e i nostri
regali, è il nostro donare e donarci, è la nostra presenza – in casa, nella
parrocchia e in città -colorata dal sorriso e scolpita da una carità capace di
fare il miracolo, di far svanire il confine tra chi dona e chi riceve.
Faccio allora gli auguri di Natale a tutti voi con il testo
scritto sul retro dell’immagine natalizia portata di casa in casa:
E’ il Natale non solo di Gesù
ma anche il Natale dell’uomo
quando tu dai del tu a Dio
quando scopri che Dio è Padre
quando scopri che ogni uomo è un fratello
quando ami la vita e la libertà di tutti
quando operi per la pace e la giustizia
quando credi che la vita sia più forte della morte
Auguri per un bellissimo Natale cristiano.
notte di Natale
2004
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