NATALE IN SILENZIO
IN AMORE     IN SPERANZA

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CON DESIDERIO D'AMANTE

Nelle mie poesie ho tentato di superare, di abbattere il muro, di vedere ciò che poteva esserci dall'altra parte della parete, convinto che la vita ha un significato che ci sfugge. Ho bussato disperatamente come uno che attende una risposta.
(Montale)

Natale è il rovesciamento di questa prospettiva: non è più l'uomo a bussare, è Dio stesso che bussa alla nostra porta:

Ecco sto alla porta e busso.
Se uno ascolta la mia voce e mi apre la porta,
io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
(Apocalisse 3,20)

Bussa con desiderio d'amante. Bussa con tenerezza e dolcezza. Chiede permesso, anche se possiede le chiavi del mondo ...

Dio bussa in continuazione. Cosa fare? Non posso vivere senza la sua presenza e allo stesso tempo non riesco a sopportare la sua presenza. Se gli apro mi rimprovererà? Cercherò di scusarmi? Posso aprire solo se mi arrendo a Lui senza condizioni. Non ci saranno più problemi.
Ebbene, vado alla porta, la apro, cigola ... mi affaccio.
"Signore, entra! Signore, tu sai... tu sai che nonostante tutto ti amo..."
Non oso continuare la frase e un singulto soffoca la mia voce.
Lui mi guarda con un sorriso tranquillo.
Mi dice: "Io so tutto, ma voglio cenare con te".
"Ma Signore, io non ho preparato niente".
E Lui aggiunge: "Sono io che ti invito alla mia cena; voglio celebrare la mia cena in casa tua".
(un monaco orientale)

Bussa, continua a bussare. Provocante, sorprendente, con il desiderio di comunicarci forza, luce, calore, inaudita speranza di vita eterna.
Una Presenza certa che vuole farsi trovare.

E' proprio così: non è Dio ad essere assente, siamo noi gli assenti. Come dice splendidamente Madeleine Delbrel:

Ma Dio, se tu sei dappertutto, perché io sono così spesso altrove ?

 

IN SILENZIO

Siamo così spesso altrove perché siamo invasi dalla fretta, dal rumore, dall'inutile.
Ci mancano calma, silenzio, preghiera.

Mentre il silenzio fasciava lo terra
e la notte era a metà del suo corso,
tu sei disceso, o Verbo di Dio,
in solitudine e più alto silenzio.

Fin dal principio, da sempre tu sei,
Verbo che crea e contiene ogni cosa,
Verbo, sostanza di tutto il creato,
Verbo segreto di ogni parola.

La creazione ti grida in silenzio,
la profezia da sempre ti annuncia;
ma il mistero ha ora una voce,
al tuo vagito il silenzio è più fondo.

E pure noi facciamo silenzio,
più che parole il silenzio lo canti,
il cuore ascolti quest'unico verbo,
che ora parla con voce di uomo.

A te, Gesù, meraviglia del mondo,
Dio che vivi nel cuore dell'uomo,
Dio nascosto in carne mortale,
a te l'amore che canta in silenzio.

(David Maria Turoldo)

E' il silenzio che può cantare, che può ascoltare, che può trovare.
Anche dove i segni sono incerti. Anche nella fatica del vedere e dello sperare.
E' nel silenzio davanti al presepe che potremo gettarci nell'abbraccio di Dio.
Lui aspetta e le sue braccia sono già aperte.
In silenzio sarà Natale.

 

IN AMORE

Siamo così spesso altrove perché a volte non vediamo altro che noi. E pensiamo di stare in piedi da soli.
Ci mancano gratuità e sguardo verso l'altro.

Fernando Silva dirige l'ospedale pediatrico di Managua. Una vigilia di Natale rimase a lavorare fino a tardi. Si sentivano già gli scoppi dei razzi, e i lampi dei fuochi d'artificio illuminavano il cielo, quando Fernando si decise ad andarsene a casa dove lo aspettavano per la festa. Mentre stava facendo un ultimo giro attraverso le corsie per vedere se tutto era in ordine, sentì d'un tratto un lieve rumore di passi alle spalle.
Passettini di bambagia. Si volse, e vide uno dei piccoli pazienti che lo seguiva. Nella penombra, lo riconobbe, era un bambino che non aveva nessuno. Fernando riconobbe quel viso già segnato dalla morte e gli occhi che chiedevano scusa, o forse chiedevano permesso. Fernando gli andò vicino e il bimbo lo sfiorò con la mano: "Diglielo..." sussurrò. "Dì a qualcuno che io sono qui".
(Eduardo Galeano)

Non è questione di occhi, è questione di cuore ...
Dì a qualcuno che sono qui: sono le parole di chi soffre. Sono le stesse parole di Dio, nascoste in queste.
In amore, nella gratuità e nella solidarietà, sarà Natale.

 

IN SPERANZA

Siamo così spesso altrove perché le nostre sono speranze dal fiato corto. Perché spesso chiudiamo il nostro orizzonte e restiamo imprigionati nel qui, nell'ora. Perché spesso non sappiamo vedere oltre, sperare oltre. Anche se spesso la vita è davvero dura e gli occhi sono velati dalle lacrime.
Ci mancano occhi di gufo e ali d'aquila.

Secondo un racconto riportato da Marco Polo, il Messia appare ai Magi, che entrano uno per uno nella stalla, con quattro età.
Al Mago giovane il Messia appare come un giovane, a quello maturo come un uomo maturo, al Mago più vecchio come un vecchio. Ma quando essi si presentano insieme, la quarta età, dopo le tre, non è la morte ma il massimo concentrato della vita: il neonato.
Il Dio cristiano deve nascere neonato per riazzerare ì conti degli uomini. Ogni neonato, nascendo, riazzera il tempo.
Come ai venti, che tengono pulita l'aria, bisogna essere grati ai bambini che ci nascono, perché rendono vergini e terse le nostre parole. E bisogna ricambiarli con giustizia.

Vedi un neonato e lo stupore, l'incanto ti prendono. Vedi un neonato e ti vien voglia di ricominciare con lui, per lui. Faresti qualunque cosa per lui.
Un Dio neonato è il nostro.
Per questo ho scelto come immagine natalizia per tutti i parrocchiani lo splendido particolare della Natività di La Tour: il neonato. Lui il protagonista, Lui il centro, Lui la luce.
Perché c'è Lui la speranza rinasce, come l'aurora dopo la notte. E si può sempre ricominciare.

Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
"Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio".
(da Isaia cap. 35)

Nella speranza sarà Natale.

 

PER VOI

Silenzio, amore, speranza: è quello che vi auguro dal profondo in questo nuovo, sempre nuovo, Natale.
Lo faccio, ancora una volta, con le parole di un Vescovo amato, mons. Tonino Bello:

Se c'è una grazia che desidero chiedere a Gesù che nasce, per me e per tutti, è proprio quella di essere capace di annunciare, con la fermezza di chi sa che non resteranno deluse, speranze sempre eccedenti su tutte le attese del mondo.

 
 
 
 
 

dall'Informatore Parrocchiale - dicembre 2001
 

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