MANGIARE LA PAROLA
novembre 2008
Si è concluso in questi giorni il Sinodo sulla Parola di Dio
e fra qualche giorno, la prima domenica di Avvento, nella Chiesa ambrosiana si
comincerà ad utilizzare il nuovo Lezionario, il grande libro della Parola di Dio
proclamata nella liturgia.
Questi due appuntamenti decisivi e coincidenti mi hanno
spinto a proporvi qualche spunto di riflessione sulla Bibbia, quella
straordinaria lettera d’amore di Dio agli uomini.
C’era un’attesa, una speranza proclamata dal Concilio
Vaticano II circa quarant’anni fa: ridare la Bibbia in mano alle genti. Era
tempo che la Chiesa facesse un esame di coscienza rispetto a quest’attesa e
desse nuovo slancio alle speranze del Concilio.
Anche perché le statistiche al riguardo non sono certamente
rassicuranti: da uno degli ultimi sondaggi risulta che circa il settanta per
cento degli italiani non ha mai letto i quattro Vangeli e che solo pochissime
persone nell’ultimo anno hanno letto personalmente un brano del Vangelo.
Qui nella Diocesi di Milano forse va un po’ meglio perché
siamo stati educati splendidamente dal Card. Carlo Maria Martini, noto ed
insigne biblista, che ad ogni occasione, davanti a qualunque uditorio, a
credenti e non credenti, giovani e adulti, non ha mai rinunciato a raccontare la
Bibbia: ora un personaggio, ora una parabola, ora un miracolo, ora anche una
sola parola … Una Parola, quella della Bibbia, cui la Chiesa deve sempre
obbedire: la Chiesa è "sotto" la Parola … Ci ha fatto scoprire così la Bibbia in
tutta la sua bellezza, in tutta la sua impressionante novità, freschezza,
concretezza, consegnandoci il volto di un Dio insieme tenero, misericordioso ed
esigente. Ce l’ha fatta riscoprire per la catechesi, le omelie, la lettura
personale, la preghiera, la vita. Non per nulla la sua seconda lettera inviata
alla Diocesi, a credenti e non credenti, si intitolava proprio: "In principio la
Parola". Una lettera da rileggere.
Diceva il Concilio, riprendendo S. Gerolamo: l’ignoranza
delle Scritture è ignoranza di Cristo …
Qualche anno fa scrivevo così su queste colonne:
Lei: la Parola. Lui: Gesù Cristo.
"Mangia il Vangelo", dicevano i monaci,
"impara da Dio chi è Dio" ...
Guarda a Lei per conoscere Lui.
Accogli Lei per amare Lui.
Ascolta Lei per seguire Lui.
Fatti illuminare da Lei per scorgere Lui.
Lasciati dissetare da Lei
per lasciarti inquietare da Lui.
Fidati di lei per affidarti a Lui.
Lei: Parola di Dio, parola di vita eterna.
Lui: Parola di Dio fatta Figlio, fatta volto.
Lei, Lui: intrecciati per sempre.
Nella storia dell’amore di Dio per noi,
nella storia della Chiesa,
dei cristiani, nella nostra storia.
"Mangia il Vangelo"… quella che ci è donata è una Parola
da mangiare …
Io guardai ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un
rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto all'interno e all'esterno e vi erano
scritti lamenti, pianti e guai. Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia questo
rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele". Io aprii la bocca ed egli mi fece
mangiare quel rotolo, dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutrisci il ventre e riempi
le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca
dolce come il miele.
(Ezechiele 2,9-3,3).
Quella che ci è donata è una Parola da incontrare:
Sto davanti alla Bibbia
come davanti alla mia sposa
(André Chouraqui)
Splendide le parole dello scrittore algerino! E’ lo stare
davanti, in totale intimità, all’amore della tua vita, a quell’amore che dà
sostanza e ragione alla tua vita, ai tuoi sogni, che ti fa capace di gesti
impensabili per audacia e gratuità. Una intimità di cui ci parla anche lo
scrittore Erri De Luca, un "laico" ...
Per molti anni di vita da operaio ho sfogliato le Scritture
sacre e il loro antico ebraico un’ora prima di uscire al lavoro. Mi pareva così
di afferrare qualcosa da ogni nuovo giorno prima di farmelo portare via dalla
stanchezza. Credo di essere stato tra i pochi operai felici di buttarsi giù
presto dal letto, perché quell’ora prima era la mia caparra. Anche adesso che
non faccio più il mestiere ho custodito l’usanza e l’orario. Ogni mattina a
testa vuota e lenta accolgo le parole sacre. Capirle per me non è afferrarle, ma
essere raggiunto da loro, essere così quieto da farsi agitare da loro, così
privo d’intenzione da ricevere la loro e così insipido da farsene salare. Così
sono diventato ospite a casa delle parole della Scrittura sacra. ...
Ogni giorno mi alzo assai presto, sfoglio per mia usanza
l’ebraico dell’Antico Testa-mento che è la mia ostinazione e la mia intimità.
E’ un incontro tutt’altro che innocuo: è una scelta
assolutamente "rischiosa" e rivoluzionaria, per sé e per il mondo.
E’ un incontro che ha il sapore di una lotta corpo a corpo
con Dio, come la lotta notturna di Giacobbe … Una lotta da cui si esce
radicalmente cambiati.
Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di
ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e
dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri
del cuore. (Ebrei 4,12)
E’ un incontro che potrebbe tingere di sole la nostra Milano,
spesso appesantita dalle nebbie della mancanza di speranza, della mancanza di
"sogni diurni". Come ci racconta don Angelo Casati:
Che cosa ti aveva portata in parrocchia quel giorno? Qualcosa
(o Qualcuno?) che sta oltre? Non avevi nessuna frequentazione di preti. Non sei
battezzata.
Mi chiedesti di parlarmi. Eri senza pregiudizi, senza
resistenze. Ti fissavo. Eri oltre. Oltre le cose ovvie. Sentivi dentro di te, mi
dicesti, come un’attesa, un bisogno.
Che cosa avrei potuto proporre a una ragazza come te, abitata
da un’attesa, se non la Bibbia, il Vangelo, che, come dice la parola, è una
buona notizia, e colui che è un vangelo, una buona notizia, Gesù di Nazareth?
Rimasi sorpreso. Erano passati solo alcuni giorni. Sorpreso e
commosso dalle tue parole: "Finalmente" dicevi "Milano si è tinta di sole.
Continuo a leggere la Bibbia … Sono rimasta affascinata dalla libertà di Gesù.
Non ho mai trovato qualcosa di simile. Respiro la libertà".
Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la vivono ogni
giorno, canta la liturgia. "Beati" … cioè felici!

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