
OGNI FELICITA’ E’ UN CAPOLAVORO
gennaio 2008
Prima di riporre dentro una scatola il vostro
presepe, riprendete fra le mani il Bambino e … ascoltatelo …
Sentite dette per voi queste parole: "Io sono
venuto perché abbiano la vita e l`abbiano in abbondanza" (Gv 10,10).
Credete a queste parole, ripetetele, pregatele
durante questo nuovo anno. Credete a queste parole, ripetetele, pregatele quando
tutto andrà a meraviglia, quando un nuovo amore nascerà, quando una nuovo gioia
vi raggiungerà o quando tutto sembrerà andare in frantumi, quando la vita
mostrerà il suo volto più duro e difficilmente sopportabile …
Queste parole dicono il volto e il cuore del nostro
Dio, dicono il suo sogno su di noi: che ciascuno sia felice.
Queste parole sono scritte in maniera indelebile
nel più profondo di noi stessi, per questo noi siamo cercatori instancabili di
felicità. Ogni nostro atto, ogni nostra scelta, ogni nostro passo - fosse anche
nella direzione sbagliata - afferma con forza questo desiderio, il desiderio di
felicità.
E siccome sono convinto, con la scrittrice
Marguerite Yourcenar, che "Ogni felicità è un capolavoro", vi auguro che
in questo nuovo anno non manchino alcuni vostri "tocchi d’ artista" … il tocco
della preghiera, il tocco dell’amore, il tocco della speranza.
IL TOCCO DELLA PREGHIERA
I pescatori di perle lungo la costa dell'India
scendono in fondo al mare legandosi alla bocca una canna di bambù molto lunga,
la cui fine arriva sopra la superficie dell'acqua del mare, per poter respirare.
Così deve essere il cristiano: immerso nel mare della vita, dell'esistenza,
delle preoccupazioni, ma sempre con questo "canale" aperto verso Dio che è la
fede, che è la preghiera. Senza questo canale, questa lunga canna di bambù, non
si può più respirare e si muore, si muore come cristiani.
E’ il dono della preghiera quotidiana farci
scoprire che non siamo soli, che Dio cammina con noi e vuole soltanto una cosa:
donarci amore.
Vi auguro di guardare la vita alla luce del
Vangelo, di saperci mettere in discussione, perchè non siamo all’altezza del
Vangelo. Vi auguro che il Vangelo, che la Messa domenicale continuino a essere
"turbamento", che ci affascina e ci tormentino … nel nostro viaggio verso Dio e
verso l’uomo.
IL TOCCO DELL’AMORE
La fonte della gioia è la coscienza di essere amati
e di appartenere a qualcuno.
Vivere è abitare nel cuore di qualcuno. Sempre.
Nient’altro che questo.
Vi auguro di saper vivere tutto questo, di saper
vivere l’arte di amare, di essere amabili. E vi auguro di far felici chi
incontrate.
Rendere felice una creatura, almeno in qualche
cosa, durante la nostra esistenza: lo metterei come comandamento per ogni uomo
nella pienezza delle sue forze. (Fedor Dostoevskij)
Vi auguro di saper coltivare l’arte delle
relazioni, l’arte dell’essere per, l’arte della costruzione di ponti …
Quando Dio creò il mondo, tutto era perfetto, la
sfera terrestre era liscia e tutti vivevano insieme pacificamente. Tuttavia un
giorno un diavolo invidioso graffiò profondamente la terra, facendo apparire
burroni e fiumi. La gente si ritrovò divisa e prese a chiamarsi dalle diverse
sponde. Vedendo come le persone si cercavano e piangevano, Dio dette loro il
ponte affinché essi potessero ricostruire le relazioni interrotte e a ogni ponte
affidò un angelo, perché lo sorvegliasse.
IL TOCCO DELLA SPERANZA
Là dove ci saranno ragionevoli motivi di
disperazione, sappiate far nascere e rinascere la speranza.
Vi auguro di saper essere sognatori impenitenti,
uomini e donne abitati dalla promessa, e insieme, paradossalmente, legati a filo
stretto a questa terra, abitata per sempre dalla nascita di Gesù, il figlio di
Dio.
La speranza è parente stretta del realismo, è la
tensione di chi, incamminandosi su una strada, ne ha già percorso un tratto e
orienta i suoi passi, con amore e trepidazione, verso il traguardo non ancora
raggiunto. E’ impegno robusto che non ha da spartire nulla con la fuga. Perché
chi spera non fugge. Si incarna nella storia, non si aliena. Costruisce il
futuro, non lo attende soltanto. Ha la grinta del lottatore, non la
rassegnazione di chi disarma. Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita
di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce. Ricerca la
solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario.
(mons. Tonino Bello)
SUL CUORE E SULLE SPALLE
Nell’Antico Testamento si narra dell’efod, il
paramento liturgico a forma di pettorale che il sommo sacerdote metteva sopra le
vesti: sul petto era contrassegnato da dodici pietre preziose e altrettante
pietre preziose erano presenti sulle spalle con incisi i nomi delle dodici tribù
di Israele, come a significare che il sommo sacerdote portava nel Santo dei
Santi, davanti a Jahweh, i nomi, la storia, le vicende, le vicissitudini, le
attese, le speranze di tutto il suo popolo, ogni giorno.
E’ un’icona biblica che mi ha particolarmente
colpito per la sua incisività, per questo suo chiamarci a portare sulle spalle e
sul cuore la vita, la storia, i sogni degli altri.
E’ l’invito e il compito a cui mi sento chiamato in
prima persona. Con ciascuno di voi.
Ora possiamo riporre dentro la scatola il nostro
presepe …

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