FISSA IL CIELO ARDENTEMENTE
E IL CIELO SCENDERA’ A RAPIRTI

Mi soffermo in questo mese di novembre sul secondo
momento dell’episodio evangelico della Trasfigurazione,
icona unificante della Lettera Pastorale del nostro Cardinale
«Quale bellezza salverà il mondo?»
E’ il momento dello stare sul Tabor.
E’ il momento della contemplazione, della rivelazione,
dell’intimità.
Anche noi, come i discepoli, viviamo momenti di smarrimento, di
timore, di paura, di angoscia, di grandi domande, di innumerevoli
dubbi.
Anche noi, come Gesù, in certi giorni, in certe
situazioni, arriviamo a dire: «L’anima mia è
triste fino alla morte» ... E ci sentiamo abbandonati dal
Padre...
Sempre, e ancora di più in questi giorni, dovremmo
imparare a vivere la «grazia» del Tabor.
Anche noi dobbiamo entrare nella «nube» per poter
avere occhi e cuore che hanno ben inciso l’alba del mattino
di Pasqua.
E’ Gesù che mi ha detto nel Vangelo:
io mi rivelerò a voi (Gv 14,21), e vi assicuro che questa
rivelazione l’ho cercata, l’ho attesa, l’ho
bramata fino allo spasimo. ...
Non sono stato deluso, e se voi mi chiedeste perché credo
in Dio, io vi risponderei «perché mi si è
rivelato», e se voi mi chiedeste qual è la prova
più alta della sua conoscenza, io vi risponderei
«perché sono stato con lui».
Ho incominciato a conoscere Dio da che ho accettato Gesù
come verità, ho trovato la pace vera da quando ho cercato
la sua intimità, soprattutto ho conosciuto la gioia, la
gioia vera e al di là di tutte le vicissitudini, da quando
ho assaporato e vissuto il dono che è venuto a portarci:
la vita eterna.
(Carlo Carretto, Al di là delle
cose, Cittadella)
E’ significativa una pagina del teologo
brasiliano Leonardo Boff, in cui racconta un aneddoto riguardante
sua madre:
«Tu che sei un teologo, hai visto Dio?», chiede al
figlio. E Boff risponde: «Mamma, nessuno vede Dio».
Insiste la madre: «Ma come, tanti anni che sei prete e
teologo e non hai visto Dio! E’ una vergogna». Allora
il figlio le chiede: «Ma tu lo vedi?». E lei:
«Chiaro che lo vedo. Di quando in quando, al tramonto le
nuvole si mettono in una determinata maniera. Io mi fermo a
guardare e lui passa via con il suo manto, sorridendo; e dietro
di lui viene tuo padre defunto, guardandomi e sorridendo, e io
resto per tutta la settimana con la gioia nel cuore».
(Juan Arias, Un Dio per il Duemila,
Cittadella)
Ecco il dono della preghiera: un presente
«tra-sfigurato» dalla Pasqua di Gesù, un
futuro di gioia e di festa.
Don Angelo Casati, parroco qui a Milano, scrive così
commentando la lettera pastorale:
Succede che uomini e donne cambino faccia. Li
guardi e ti viene spontaneo chiedere loro che cosa mai sia
capitato. Succede che ti rispondano che si sono innamorati.
Potesse succedere anche ai credenti di essere interrogati per il
loro volto, trasfigurato come quello dei discepoli del monte!
Quando entrate nella nostra chiesa del Suffragio
alzate lo sguardo al rosone, alle vetrate: un giallo brillante,
un blu intenso, un rosso fuoco ... insieme formano dei piccoli
capolavori, ma il loro vero splendore lo possiamo notare solo
quando il sole vi risplende attraverso ...
Lo sanno bene gli innamorati illuminati dall’amore ...!
Se lasceremo entrare dentro di noi la luce di Dio, quella luce
che troviamo nella preghiera, nella contemplazione del Crocefisso
Risorto, nello stare alla presenza di Dio, in intimità con
Lui, in silenzio, in ascolto, tutta la nostra vita sarà
trasfigurata.
Come dice Simone Weil:
Fissa il cielo ardentemente
e il cielo scenderà a rapirti
Lo sguardo di Dio penetrerà nel profondo del
nostro cuore, della nostra vita e, come un sole primaverile,
farà sciogliere il gelo e ridesterà tutti i semi
ancora intorpiditi.
E l’amore di Dio saprà mettere il suo impossibile
nel nostro possibile.
dall'Informatore Parrocchiale - novembre 1999
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