PENTECOSTE
E PROFESSIONE DI FEDE
14ENNI

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(MAGGIO 1999)

L’omelia di oggi – Pentecoste 1999 – consiste in un invito e in un augurio.

UN INVITO A TUTTI:
ACCOGLIETE LO SPIRITO SANTO

Il fatto è noto: i discepoli di Gesù stavano chiusi, trincerati nel Cenacolo per paura. Dopo Pentecoste tutto cambia: li vediamo testimoni coraggiosi, audaci, fino alla morte. Perché? Cosa è capitato? Il segreto ce lo rivela la prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli, capitolo 2:
 
Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono pieni di Spirito Santo. (At 2, 2-4)
 
Ecco la risposta: una forza venuta dal cielo, cioè una potenza dall’alto, precisamente lo Spirito, ha trasformato i discepoli. E’ stato il dono, l’incontro con lo Spirito Santo a cambiare la loro vita.
Come lo Spirito Santo in ogni Messa trasforma il pane e il vino in Gesù presente in mezzo a noi, così lo Spirito Santo ha trasformato i discepoli di Gesù.
E nel verbo «trasformare» c’è la parola «forma»: lo Spirito ha dato loro la forma di Gesù, ha dato loro la vita - nel Credo diciamo che lo Spirito Santo dà la vita, la vita divina - la vita di Gesù, lo Spirito di Gesù, la passione di Gesù per Dio e per l’uomo.
Notate: i simboli dello Spirito Santo non sono le pantofole o la camomilla ma il vento e il fuoco.
Soffermiamoci sull’immagine del fuoco.
Il fuoco è una delle creature più affascinanti che esista: lo Spirito Santo viene descritto come fuoco per farci capire che è sì un ospite affascinante e splendido che ci regala la gioia del Vangelo, la passione per Dio e per l’uomo, ma è anche un ospite scomodo che ci butta agli altri, ci dice che dobbiamo uscire dal nostro egoismo, dal nostro ‘io’ ed andare per il mondo come testimoni audaci del Vangelo e del Signore risorto.
Lo Spirito Santo non è un ospite tranquillo, non accetta mediocrità: lo Spirito Santo è un ospite splendido ma scomodo che ci fa camminare verso Dio e verso gli altri: dalla casa che è il Cenacolo ti manda nella casa di tutti che è il mondo.
Ma per accogliere lo Spirito Santo è fondamentale il nostro sì, il sì della nostra libertà. Come ci insegna in maniera splendida e simpatica il racconto di una Messa celebrata nel Carcere di Regina Coeli da don Mario Canciani, parroco di S. Giovanni dei Fiorentini in Roma:
 
Stavo terminando un’ottima predica nonostante lo scarso interesse dei detenuti, sennonché - c’è sempre un sennonché nella vita - due secondini accompagnarono attraverso la rotonda, dall’ufficio matricola alla cella, un vecchio dalla barba incolta, ricoperto a malapena di stracci.
«Tu parli bene» mi interruppe. «Sono duemila anni che c’è Gesù Cristo; ecco a che cosa ci ha ridotti!».
Impossibile immaginare la buriana che si creò tra i detenuti. Qualcuno sicuramente gioì di quell’intervento.
In un batter d’occhio supplicai tutte la lista dei Santi, in particolare la Regina del Cielo, protettrice di quella non tranquilla dimora.
Dovevo dimostrare che la colpa della loro situazione non poteva essere di Cristo. Gridai a gran voce: «Guarda che collo sporco hai! E’ forse colpa dell’acqua e del sapone?»
Questa volta ebbi dalla mia tutto quell’originale uditorio.
«Ammàzzate, che forza!» urlò uno. Il povero vecchio, interdetto, non si capacitava di aver creato, con la sua frase, tutto quel putiferio.
Gli andai vicino, e sempre a gran voce, perché tutti sentissero, gli dissi: «Ti chiedo scusa. Forse questa notte hai dormito all’addiaccio, magari sotto un ponte. Non hai potuto lavarti e pettinarti. Ma è colpa del sapone se non hai potuto usarlo? Così, è colpa forse di Cristo se non viene usato?»
 
Cambio il testo e dico a ognuno di voi: è colpa dello Spirito Santo se non viene usato?
Ecco l’invito a tutti: accogliete lo Spirito Santo.

UN AUGURIO
AI RAGAZZI E ALLE RAGAZZE
DELLA PROFESSIONE DI FEDE

Consegno a questi ragazzi/e quattro verbi: chiedete, amate, evitate, servite, per riaffermare, riscegliere la vostra fede: questo è la professione di fede.

Chiedete tanto

Chiedete tanto ai vostri genitori, ai vostri educatori, ai vostri preti.
C’è in certe parrocchie e in certi oratori un preoccupante ‘volare in basso’. Nell’ingenuo tentativo di riempire di più le chiese e gli oratori, si finisce a volte col proporre un Vangelo annacquato, una fede ridotta a qualche preghiera, a un po’ di generosità.
Si richiede insomma al ‘cliente’ fedele il minimo indispensabile di impegno, quasi una ‘minimum tax’… il risultato è sotto i nostri occhi.
Troppi cristiani adulti, troppi giovani non hanno passione né per Dio né per l’uomo e gli oratori sono spesso ridotti a parcheggio o a ‘giocatori’ dove si gioca e basta, sono spesso ridotti a luoghi della compagnia e del gioco.
Quindi, chiedete tanto ai vostri genitori, ai vostri educatori, ai vostri preti.

Amate l’Oratorio

Amate il vostro oratorio e questa parrocchia.
Fate dell’Oratorio la vostra seconda casa.
Frequentate e amate questo oratorio, cogliendone però il cuore, il centro che è questa stupenda chiesa: qui c’è Lui, l’amico che non delude, che ci accompagna da quando nasciamo a quando moriamo.
Un amico che vi vuole bene sempre, che vi vuole liberi e felici.
Mi ha molto colpito ciò che mi ha raccontato don Alberto: uno di voi, dovendo porre nella mani di un altro un biglietto con scritto «Puoi contare su di me», l’ha posto davanti al Tabernacolo. Veramente eccezionale!

Evitate le cattive compagnie

Eric Fromm così descrive le cattive compagnie:
 
Per cattive compagnie non mi riferisco solamente a gente cattiva, viziosa o distruttiva; di quelle si dovrebbe evitare la compagnia perché la loro influenza è velenosa e deprimente.
Mi riferisco soprattutto alla compagnia di persone amorfe, di gente la cui anima è morta, sebbene il corpo sia vivo; di gente i cui pensieri e le cui conversazioni sono banali; che chiacchiera anziché parlare e che esprime opinioni a cliché invece di pensare.
(Da «L’arte di amare»)
 
Amate la compagnia di chi vi fa pensare, di chi vi propone ideali grandi di libertà, di giustizia, di universalità.
E siate voi una buona compagnia!

Servite con gioia

Madeleine Delbrêl scrive:
 
Io penso che tu ne abbia abbastanza Signore della gente che, sempre, parla di servirti con piglio da condottiero, di conoscerti con aria da professore, di raggiungerti con regole sportive, di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi voglia d’altro, hai inventato S. Francesco e ne hai fatto il tuo giullare. Lascia che noi inventiamo qualcosa per essere gente allegra che danza la propria vita con te.
 
Che brutto vedere giovani egoisti che pensano sempre a loro stessi, ai loro interessi, ai loro hobby e riducono la casa ad un albergo con tanti diritti e neanche un dovere, che della parrocchia e dell’oratorio sono soltanto clienti, che si servono dell’oratorio ma mai servono l’oratorio!
Siate invece pietre vive di questa comunità! Trafficate i talenti che avete e siate generosi! Ho trovato scritto:
 
Entrare nel mondo, togliere solo un ciottolo dal sentiero dove altri passeranno e poi scomparire… non avremo vissuto invano…
 
Vi auguro di saper togliere qualche ciottolo dal nostro oratorio, dalla nostra parrocchia, dalla nostra città.
Ce n’è molto bisogno.
Grazie e buon cammino!

dall'Informatore Parrocchiale - giugno 1999
 

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