I SOGNI DI DIO E I SOGNI DELL’UOMO

E’ Capodanno. Ho sognato.
E mi sono sentito anche in colpa. Perché qualcuno – oggi più
di ieri – va accusando i sogni – e chi li fa – di debolezza.
Mi sono riconciliato, leggendo su uno stralcio di giornale
questa frase di Tonino Bello, Vescovo non dimenticato: "Una Chiesa che non
sogna non è una Chiesa, è solo un apparato. Non può recare lieti annunzi chi non
viene dal futuro".
Ho sognato un paese di volti. Il volto di Dio ho sognato. E
ho sognato i vostri volti.
Così scriveva qualche anno fa cominciando il suo squisito
libro "Diario di un curato di città" don Angelo Casati, parroco di San Giovanni
in Laterano qui a Milano.
E’ un’esperienza che anch’io provo. Bellissima, gioiosa e
insieme piena di responsabilità.
Guardo indietro, attraverso la porta dei giorni, e vedo tanti
volti, tante storie, tanti accadimenti, tanti sogni. Di una cosa sono sicuro:
ogni lacrima e ogni sorriso stanno scritti nel cuore di Dio.
La scrittrice francese Marie Noël in un suo racconto immagina
che la sera di S. Silvestro, durante l’ultima grande guerra, i cristiani di un
piccolo paese si radunino in chiesa, ciascuno portando il peso di una sofferenza
non lieve. Eppure tutti insieme sentono il bisogno di lodare Dio e cantare il
"Te Deum laudamus" (lodiamo Te o Dio) per tutte le grazie e i benefici ricevuti
durante l’anno. Dio li vede dall’alto e, commosso, chiama a raccolta gli angeli
e i santi invitandoli a cantare insieme: "Te hominem laudamus" (lodiamo te, o
uomo).
Anch’io immagino così … Dio che ci guarda, piange, sorride e
spera con noi, ci fa i complimenti, ci accarezza, ci sostiene, ci rinfranca e
insieme ci sospinge più avanti. Sogna per noi, su di noi, con noi.
E siccome so che "E’ una ben povera memoria quella che
funziona solo all’indietro!" (L. Carroll), attraverso la porta dei giorni
guardo avanti e non rinuncio a sognare in grande.
Come ho scritto nell’introduzione al Progetto Pastorale
Parrocchiale "Sull’albero con Zaccheo" quando dicevo che ognuno di noi, come
Zaccheo che si arrampica sull’albero del sicomoro per vedere Gesù passare, può
ricevere da Lui un grande dono: la gioia e la possibilità di ricominciare tutto
daccapo, la gioia e la possibilità di nuove relazioni con Dio, con il prossimo,
con se stessi. Perchè vivere alla sequela di Gesù di Nazareth, cercare di
mettere i nostri passi sui Suoi passi è davvero trovare il "centuplo quaggiù".
Il centuplo in libertà, in gioia, in fraternità, in speranza, in umanità, in
profondità … è trovare quella perla preziosa di cui ci parla il Vangelo.
E’questo il sogno che mi riempie davanti al nuovo anno che
nasce. Certo che:
Non c’è nascita
e quindi speranza
in cui l’uomo e Dio
non siano coinvolti insieme.
Dio non può farcela da solo:
per realizzare il suo sogno
deve entrare
nei sogni dell’uomo
e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio.
(A. Heschel)
Quindi, come proclama la lettura tratta dal libro dei Numeri
che si legge sempre a Capodanno:
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia
propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti dia pace.
Faccia brillare il suo volto su ciascuno di noi.
gennaio 2006
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