I TRE AMORI DEL CARDINALE

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In occasione della chiusura della Visita Pastorale e ricordando i vent'anni di servizio episcopale nella diocesi di Milano del nostro Cardinale Carlo Maria Martini, ho voluto ringraziarlo così, con queste righe.

Così racconta mons. Tonino Bello nel suo libro " I cirenei della gioia ":

Qualche mese fa, concludendo la visita pastorale in una parrocchia della mia Diocesi, l'ultimo giorno andai in una scuola materna. C'erano tantissimi bambini di tre, quattro anni che sì affollavano stupiti intorno a me: non mi conoscevano, e mi vedevano come un personaggio esotico.
La maestra chiese: "Bambini, sapete chi è il vescovo?" Tutti diedero delle risposte. Uno disse: " E' quello che porta il cappello lungo in testa"; un altro , chissà per quale associazione di immagini, disse una cosa bellissima che a me piacque tanto: " Il Vescovo è quello che fa suonare le campane". Il Vescovo come quello che fa suonare le campane è una definizione bellissima, forse poco teologica, ma profondamente umana. Sarebbe bello che la gente dicesse di tutti noi preti che "siamo quelli che fanno suonare le campane", le campane della gioia di Pasqua, le campane della speranza.

Anche il nostro Cardinale Carlo Maria Martini con la sua parola, con il suo stile in questi venti anni di servizio episcopale, ha fatto spesso risuonare le campane della fede, della speranza, della condivisione, della gioia e della bellezza del Vangelo in tutta la nostra Diocesi e altre ... Mi piace ricordare in particolare tre "suoni" indimenticabili che mi hanno accompagnato in questi quindici anni da parroco e che hanno dato "radici e ali" al mio sacerdozio e a tante comunità parrocchiali: Il silenzio, la parola, il dialogo.

IL SILENZIO

Sconcerto, incredulità, meraviglia, gratitudine, ha procurato in molti la scelta dei Cardinale di cominciare il suo cammino in diocesi chiedendo ai milanesi - sempre così indaffarati, di corsa, tesi al fare, al produrre - di fermarsi, di fare silenzio, di dare spazio alla preghiera, al respiro contemplativo.
Eppure tutto comincia da lì, da quelle "boccate" di silenzio così indispensabili e vitali: Il nostro Cardinale ci ha chiesto di riuscire a "strappare all'incalzare degli impegni quotidiani" quel "tesoro nascosto" che è il silenzio, la preghiera:

In questo chiasso l'uomo nuovo che è in noi deve lottare per assicurate al cielo della sua anima quel prodigio di "un silenzio per circa mezz'ora" di cui parla l'Apocalisse (8,1): che sia un silenzio vero, colmo della Presenza, risonante della parola, teso all'ascolto, aperto alla comunione. (La dimensione contemplativa della vita)

Tutto comincia proprio da qui, dallo scoprire che il silenzio riconsegna noi a noi stessi, ci apre verso l'alto e verso l'altro, verso l'Altro che è Dio. Solo così potremmo felicemente dire con Bernanos:

Stupefacente! Le mie idee cambiano quando prego!

LA PAROLA

"Le raccomando che da Lei Milano senta solo Vangelo, nient'altro che Vangelo" è stato l'augurio di Rossetti per la sua entrata: il nostro Cardinale, da fine conoscitore e amante del mondo biblico, non ha davvero deluso le aspettative. "Armato" della sola Bibbia - come un nuovo Davide - ha cominciato a lanciare i suoi "sassi" ... Ad ogni occasione, davanti a qualunque uditore, a credenti e non credenti, non ha mai rinunciato a raccontare la Bibbia: ora un personaggio, ora una parabola, ora un miracolo, ora anche una sola parola ... Ci ha fatto scoprire così la Bibbia in tutta la sua bellezza, in tutta la sua impressionante novità, freschezza, concretezza, consegnandoci il volto di un Dio insieme tenero ed esigente.

La parola è qualcosa che ci supera da ogni parte, che ci avvolge e che quindi ci sfugge, se tentiamo di afferrarla. (In principio la Parola)

Per questo ci ha chiesto di accostarci alla Parola con stupore e timore, in un atteggiamento di adorazione e di obbedienza. In principio sta la Parola. La Parola è luce, forza, promessa, conforto, giudizio, spada a doppio taglio, criterio di scelta, è Lei la grande educatrice dei popolo di Dio. E afferrati dalla forza del Vangelo si finisce "buttati" a braccia aperte verso gli uomini, le loro esigenze, le loro povertà, la loro sete: scoprire nella Bibbia lo sguardo di amore di Dio per noi ci fa uomini della carità, amati che amano, perdonati che perdonano.

IL DIALOGO

"Vi sono due modi per essere uomo tra gli uomini: il primo consiste nel coltivare la propria differenza, il secondo nell'approfondire la comunione" (Malraux)

E' quest'ultimo lo stile - che turba il sonno di alcuni - che ha scelto il nostro Cardinale, uno stile di ascolto, di rispetto, di attenzione, uno stile che fa della comprensione e del dialogo un'esigenza. Così ci insegna:

Bisogna imparare a leggere la città con occhio caritatevole, paziente, misericordioso, amico, propositivo, cordiale. Bisogna riconoscere il bene profondo che c'è nel cuore di tanta gente della città e l'ansia o il bisogno di Dio che consciamente o inconsciamente sono in molti. " Io ho un popolo numeroso in questa città dice il Signore" (At 18,10), (Alzati, va a Ninive la grande città)

In un tempo di intolleranza e di facili schematismi, il nostro Cardinale non rinuncia a un dialogo serrato e critico (vedi i rapporti tra etica e politica) ma insieme pacato, disponibile, nella certezza che siamo tutti alunni della verità.
In dialogo con tutti, con i credenti delle varie religioni, con chi è in ricerca, con i non credenti. Innanzitutto con il non credente che abita dentro ciascuno di noi.
Compagno di strada che sa ascoltare le domande vere del cuore di ciascuno e che sa confessare le sue. (Parlo al tuo cuore)
Privilegia l'immagine di una Chiesa lievito nella pasta, seme che cresce pazientemente, non una Chiesa cittadella arroccata e indisponente.
Sa che sono tante le vie che portano a Dio perché, come dice Chesterton:

"La Chiesa è una casa dai cento portoni e non ci sono due persone che entrano esattamente dallo stesso angolo".

Ecco allora le esperienze indimenticabili della cattedra dei non credenti, il suo impegno ecumenico, il dialogo con la modernità, senza nessuna paura del nuovo, senza complessi di inferiorità.
Anche per questo sono in tanti a cercarlo, e a lui è capitato ciò che è scritto nel libro del Siracide (6,36): "Se vedi una persona saggia và presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta" ... Il mondo ha tanto bisogno di saggezza ... perché è bello colloquiare con gli uomini spirituali e maturi:

In loro parla una parola eterna in lingua terrena ... La loro anima ha camminato a lungo ... Hanno acquistato il fiuto dell'eterno. Così restano forti nonostante le loro debolezze. Così restano saldi nella fede nonostante i loro dubbi, rimangono protetti nonostante la loro solitudine ... (Martin Gutt)

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Sono davvero felice del mio Cardinale perché mi ha fatto capace di sognare a occhi aperti e:

"coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte." (E A. Poe)

Mi insegna a non essere un semplice "notaio dello status quo" ma piuttosto un "profeta dell'aurora".
Ogni anno attendo con trepidazione e curiosità la sua lettera pastorale, mi diverto a indovinare il titolo, l'icona evangelica ... ogni volta il mio Cardinale mi spiazza! Ci so sorprendere sempre suggerendoci i "sogni" fondamentali e i percorsi del sogno.
Non riesco a dimenticare una sua foto che ho trovato qualche tempo fa su un giornale: la mano accostata alla fronte, lo sguardo all'orizzonte ... come la statuina dell'incantato nel presepe, simbolo di chi sa vedere oltre gli occhi della semplice ragione, di chi sa aprirsi alla meraviglia, di chi non teme il futuro.
E tanta gente con me è felice del nostro Cardinale. Indimenticabile il dialogo con una mia parrocchiana del Suffragio:

- Ci vediamo venerdì sera per il cardinale?
- Senz'altro. Il Cardinale è il mio amore segreto!

Che bello essere " l'amore segreto" , la forza, il punto di riferimento per tante persone!
Non posso finire che con un augurio biblico. In quel "ministero della strada" che è il suo Episcopato - come lo ha definito Giovanni Paolo II - gli auguro che non gli manchi mai la speranza perché:

"Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi " (Is 40,31).

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Vi auguro Buon Anno "rubando" le parole al caro amico don Luigi Pozzoli

Ci sono persone che si notano
per la qualità della gioia
che custodiscono
e che sanno comunicare,
per l'amore di cui vivono
e che rende amabile ogni loro gesto.
Sono persone che
abitano nel Vangelo
e che sono abitate dal Vangelo.
Sono, queste persone,
il sogno più bello del Verbo
(Natale, L'oggi di Dio)

dall'Informatore Parrocchiale - gennaio 2000
 

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