BUON ANNO

riga

Cominciare una vita nuova,
volgersi di nuovo al nostro prossimo.
Fare il proprio lavoro con nuova energia.
Lasciarsi stimolare di nuovo
dagli uomini, dalle circostanze.
Abbandonare i vecchi discorsi.
Non deliziarsi soltanto dei ricordi.
Pensare all'oggi, operare oggi.
Fronteggiare le difficoltà
con nuovo coraggio.
Di nuovo avere fiducia nella vita,
di nuovo andare incontro agli uomini,
di nuovo avere pazienza e riconoscere
che non tutti fanno le mie stesse esperienze,
non tutti hanno la stessa coscienza.
Perciò aprirsi di nuovo al dialogo
e sapere che occorre molto tempo
per capire gli altri.
Di nuovo accettare la vita come una scuola.
Accoglierla dì nuovo come
giorno e notte,
dolore e gioia,
guerra e pace,
croce e resurrezione.
(Martin Gutt)

E' con queste righe che anch'io vi auguro un buon anno, per saper andare incontro ai nuovi giorni con speranza incrollabile, con rinnovata fantasia e stupore.
Sentendosi insieme piccoli e grandi, peccatori e perdonati, amati e attesi. Sentendosi nel cuore di Dio.
Buon anno, allora.
Con Dio e con il prossimo.

BUON ANNO CON DIO

Nella nostra chiesa, con tutti i giovani dell'incontro europeo di Taizè, qualche minuto dopo la mezzanotte dell'ultimo dell'anno, le parole del Padre Nostro pregato contemporaneamente in tante lingue diverse sono "arrivate" alle orecchie e al cuore di Dio. Un ascoltatore estraneo non avrebbe compreso neppure una parola ... era la "babele" delle lingue ... ma il nostro Dio sa ascoltare, sa capire, sa leggere nel profondo, sa creare di nuovo, come un artista.

Spesso accade che, guardandosi nel cuore e pensando a Dio, si provi un disagio difficilmente definibile, come se Dio non fosse contento delle nostre scelte, della nostra vita. Come se si avvertisse una sorta di paura ad apparire davanti a Lui, ad aprirgli i nostri scrigni nascosti, così intimi, personali ... La questione fondamentale evidentemente rimane sempre quella dell'immagine di Dio. Quando l'uomo sì lascia sorprendere da Dio, in maniera che Dio gli possa rivelare la sua vera immagine, allora e solo allora questo sguardo nel cuore cambia. Quando noi comprenderemo che Dio è la misericordia, l'amore, che Dio è come le viscere materne che fremono per noi, la vita sarà una festa. E guardare nel proprio cuore sarà sempre guardare nella libertà ...
(Rupnik, Gli si gettò al collo, Lipa)

Un Dio dalle viscere materne ... non abbiate timore!

BUON ANNO CON IL PROSSIMO

C'è un versetto nel Vangelo di Matteo che mi ha sempre colpito:

Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. (Mt 11,17)

E' un invito .. a saper vivere e condividere la gioia e il dolore. Come ha fatto il nostro Dio.
Il suo è un invito a "danzare" la vita, a vivere con intensità e pienezza il presente, a gustare le meraviglie della vita, dell'amore.
E' un invito a condividere il dolore. Ad avvicinarsi l'un l'altro ... le lacrime sono trasparenti, non riesci a vederle se non ti avvicini all'altro ...

Un giorno un rabbino domandò a un ebreo: "Mi ami?" E quello rispose: "Si, certo che ti amo". E il rabbino domandò ancora. "Sai qual è il mio dolore?"   "Come faccio a sapere qual è il tuo dolore?", replicò l'altro. "Allora", concluse il rabbino "non è vero che mi ami. Non mi puoi amare se non conosci il mio dolore"

(Apologo chassidico in Martin Buber)

UN PIZZICO DI IRONIA

L'ultimo augurio è ... un pizzico di ironia. Nel guardarci, nel guardare all'altro ... La stessa ironia, credo, con cui Dio ci guarda ...

I maestri del breshit rabà, commentario talmudico della genesi, si domandarono: "Che cosa faceva il Padrone dell'Universo prima di creare il nostro mondo?". "Creava mondi e li distruggeva", si rispondono, alla ricerca di un mondo che fosse consono al suo progetto.
Non era facile, c'era il rischio di troppa morbidezza o troppa rigidità o troppa incertezza. Sembra che il nostro mondo sia, secondo calcoli cabalistici, il risultato del ventottesimo tentativo e che contemplandolo, l'Eterno, sia benedetto il suo Nome, abbia sospirato e pronunciato le seguenti parole ebraiche: "halevaii she jaamod!" (speriamo che tenga!)
(Moni Ovadia, Speriamo che tenga, Mondadori)

dall'Informatore Parrocchiale - gennaio 1999
 

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