UN PO’ DI STORIA


Sono nato il 18 novembre 1946 a Cardano al Campo (Va).
Sono stato ordinato prete il 27 giugno 1970.
Dal 1970 al 1974 sono stato vicario parrocchiale a Sacconago di Busto Arsizio e docente di religione al Liceo artistico di Busto Arsizio.
Dal 1974 al 1984 sono stato vicario parrocchiale per la pastorale giovanile a Desio nella parrocchia SS. Siro e Materno e docente di religione al Liceo scientifico e classico Majorana di Desio.
Dal 1984 al 1994 sono stato parroco a S. Giuseppe in Monza.
Dal 1994 al 2009 sono stato parroco a Milano in S. Maria del Suffragio.
Dal 2005 al 2009 sono stato Decano del Decanato di Romana – Vittoria, una realtà ecclesiale di oltre 90.000 abitanti.
Dal 4 ottobre 2009 sono il responsabile della Comunità Pastorale "Beata Vergine del Rosario", una comunità che unisce le parrocchie dell’intera città di Vimercate e la parrocchia S. Vito e Modesto di Burago Molgora, una realtà ecclesiale di circa 30.000 abitanti.

OCCHI DI GUFO

I gufi mi hanno sempre affascinato - in casa ne ho una collezione di oltre 600 pezzi! - hanno occhi enormi, smisurati, occhi da icone, occhi di Dio!

I gufi e le civette mi piacciono per i loro occhi. Ah! quegli occhi enormi, occhi da icone! Molto prima di me, hanno letteralmente affascinato i Bizantini. Con loro sono diventati gli occhi del Cristo Pantocrator, quelli della Vergine, degli angeli e dei santi.
Bestemmia, sacrilegio? Via... Non vedete, o saggi, non vedete, o assonnati dagli occhi cisposi, uomini e donne dagli occhietti stretti e semichiusi, che Dio ha fatto gli occhi dei gufi e delle civette così enormi affinché fossero occhi che vedono nella notte, quando le cose sono ciò che sono e nient’altro?
Per scrutare le tenebre bisogna avere occhi smisurati, gli occhi di Dio stesso.
Allora la notte diventa luce.
Gli occhi di Dio! Enormi, così enormi che un giorno qualcuno disse: «Bisogna chiamarlo Theos», Colui che vede, si stupisce e si meraviglia.
Capisco come il mio amico Bessarione abbia aggiunto: «L’uomo di Dio? Non è né un asceta, né tantomeno un virtuoso pago della sua virtù, ma semplicemente questo: uno sguardo, un occhio come i Serafini e i Cherubini, come Dio stesso».
I gufi ... si ostinano a scrutare la notte con i loro occhi rotondi, la notte delle cose, la notte di Dio.
Sono là come sentinelle in attesa, pazientemente appollaiate sulle loro fragili zampe, fino a che si levi l’Altro Sole.
Mi trovavo un giorno in un celebre monastero benedettino. Ebbi l’incredibile audacia di dire, di fronte alla comunità riunita (un’impressionante e dignitosa massa nera): «Miei padri, se non diventerete come gufi, non entrerete nel Regno...»
Ci fu un momento di silenzioso stupore. Poi vidi i volti di quei cercatori di Dio ridere come stelle in inverno. Sapevano che avevo ragione.
Non sono mai più tornato in quel monastero: a cosa servirebbe? Non ho più niente da dire dal momento che tutti hanno capito che il cammino era chiaramente quello: diventare uomini dagli occhi immensi. (Louis Albert Lassus, Pregare è una festa, Gribaudi)

Auguro a me e a ciascuno occhi di gufo: occhi di fede e di speranza, occhi profondi, occhi immensi che bucano la notte, che vedono nella notte, oltre il buio, che sanno vedere l’alba dentro un tramonto, che già ci fanno sognare l’alba, che vedono dentro e oltre, che scrutano le tenebre del dolore, della morte, del male, dell’ingiustizia, per intravedere la speranza. E la speranza non è attesa inerte, fuga, illusione, rassegnazione, ma passione, impegno robusto, grinta, condivisione …

Ho scelto un simpatico gufo per questo sito, un gufo con un occhio chiuso e uno aperto … l’occhio chiuso è quello della misericordia, l’occhio aperto è quello dell’ironia e della speranza … E’ un gufo appeso alla luna, ai suoi sogni.

Ci sono alcuni che, vedendo le cose come sono,
si domandano: perché?
Io sogno cose che non ci sono mai state
e mi domando: perché no?

PRETE DEL CONCILIO

Anche in questa nuova avventura, qui nella Comunità Pastorale in Vimercate e Burago di Molgora, mi faccio avvolgere e sospingere da un augurio che mi è molto caro e che mi ha sempre accompagnato:

Da prete-parroco sii sempre
una favola per i bambini
un sogno per gli adolescenti
una inquietudine per i giovani
un fratello per gli adulti
una carezza per gli anziani
un elisir per gli ammalati

Non voglio essere un parroco clericale, un "funzionario", ma piuttosto un parroco-pastore, ministro della gioia e della eccedenza evangelica. Voglio essere un prete del Concilio Vaticano II, quella straordinaria e profetica stagione in cui la storia della Chiesa si è intrecciata, come forse mai prima era avvenuto, con la vicenda dell’umanità intera. Il volto di Chiesa del Vaticano II è quello di una Chiesa radicalmente evangelica e fraterna, che sa vivere e annunciare il volto misericordioso di Dio, pienamente corresponsabile e missionaria, entusiasta del Vangelo, esperta in umanità.
Se questo Concilio non ci fosse stato sarei un’altra "figura spirituale" di prete. Sono convinto che, come il Vangelo, il Concilio non è superato. Piuttosto non è stato ancora raggiunto.

.PS.

Come si può notare dai colori di sfondo del sito son un interista sfegatato …

rigatop