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IL FUOCO BIANCO

Magritte-eclair (84K)

René Magritte L’éclair 1959 gennaio 2023
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IL FUOCO BIANCO

La Cabbala ebraica dice che quando verrà il Messia riusciremo a leggere anche la “scrittura bianca”, quel “fuoco bianco” che sta in mezzo alle “lettere nere” … noi crediamo che il Messia sia già venuto, sia qui, dentro il nostro tempo, la nostra storia, i nostri amori, le nostre sofferenze, sia in quel piccolo pezzo di pane che è l’Eucarestia, nelle pagine evangeliche, nel cuore di ogni persona … per questo siamo chiamati ad avere uno sguardo che sa vedere l’invisibile, il nascosto, l’oltre delle apparenze, la luce nel buio, ciò che sta spuntando.

Un piccolo e semplice racconto evoca questo sguardo.
Una bambina teneva due mele con entrambe le mani. La mamma le si era avvicinata e le aveva chiesto se le potesse dare una delle sue due mele. La bimba rapidamente aveva morso l'una e poi l'altra mela. La mamma aveva sentito il sorriso sul suo volto congelarsi e cercava di non rivelare la sua delusione. Ma la bambina le porse una delle due mele dicendo: “Tieni mammina, questa è quella più dolce!”
A volte ciò che percepiamo non è la realtà. A volte i nostri giudizi sono affrettati, gelidi e taglienti. A volte non diamo tempo, non ci diamo tempo.

A volte percepiamo solo il buio dentro e fuori di noi, dimenticando quanto potremmo fare luce!
Ricordo un fatto avvenuto nello stadio olimpico di Los Angeles, alla presenza di centomila persone. All’improvviso chi parlava a quell’immensa assemblea, si interruppe:  «Non abbiate timore, adesso si spegneranno le luci!» Piombò l’oscurità sullo stadio, ma attraverso gli altoparlanti, la voce continuò: «Io accenderò un fiammifero. Tutti quelli che lo vedranno brillare, dicano semplicemente “sì”». Appena quel puntino di fuoco  si accese nel buio, tutta la folla gridò: «Sì!» «Ecco, una qualsiasi azione di bontà può brillare in un cuore di tenebre. Ma voi potete fare di più. Tutti quelli che hanno un fiammifero, l’accendano!» Di colpo l’oscurità venne rotta da uno sconfinato tremolio di piccoli fuochi.
Se molti uomini, in molti posti, facessero cose buone apparentemente di poco conto, la faccia della terra potrebbe cambiare, si farebbe luce nel buio, si vedrebbe quel fuoco bianco di cui parla la Cabbala.

Il Natale “comincia” con queste parole dell’angelo Gabriele a Maria: "Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te". (Luca 1,28). Kaire ... rallegrati!” La vita di Maria, la nostra vita ne resta sconvolta perché così nasce l'avventura della fede cristiana.
“Kaire … rallegrati!” Perché quando una persona è amata e ama diventa più bella, diventa più buona, diventa gioiosa, perché la gioia ha a che fare con l'amore. La gioia spesso non è dove si ride, ma la gioia è sempre dove si ama.
“Piena di grazia” è il nome che Dio dà a Maria che vuol dire colmata di grazia, piena di Dio, piena dell'amore.
Che ciascuno di noi ogni giorno possa dire: io sono amato da Dio, Dio mi ama per primo e per sempre, non si stanca di amarmi, nonostante tutto. Lo diceva già il filosofo Kierkegaard: Se mi alzo all'alba e immediatamente elevo a te il mio spirito e la mia preghiera, Tu mi precedi, Tu mi hai già amato per primo”.
Il Natale “continua” e il mio augurio in questo inizio d’anno è che la nostra fede cresca di preghiera in preghiera, di Messa in Messa, di vangelo in vangelo in questa esperienza: il cuore della fede non è un'idea o una morale ma una realtà bellissima che non dipende da noi, sempre sorprendente, e che ci lascia a bocca aperta … siamo figli amati! È questa la “scrittura bianca” incisa nei nostri giorni.

Ancora una volta ho scelto un quadro del pittore Renè Magritte L’éclair, il lampo, (1959) un lampo che illumina: un mazzo di fiori diventato come per magia "trasparente" ci permette di osservare un giardino che sta al di là. Nel quadro la luminosità contrasta con il nero da cui emerge. Un fuoco bianco …

Nel vocabolario di padre David Maria Turoldo - il poeta che ha tradotto in versi il chiaroscuro della vita e il profeta che l’ha avvolto di misericordia e di coraggiosa denuncia - amore e speranza devono rimanere la prima e l’ultima parola. Per lui ogni tempo è opportunità di salvezza: “Ora invece la terra si fa sempre più orrenda: il tempo è malato”, ma tu “Ama, saluta la gente, dona e perdona”.
Faccio mio questo caldo e pressante invito, insieme a quello di continuare “testardamente” a credere nelle sorprese di Dio e di ogni uomo e donna di buona volontà.

don Mirko Bellora

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