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TUTTO CHIEDE SALVEZZA

Rose Walton - Madonna e Bambino (131K)

Rose Walton - Madonna e Bambino dicembre 2022
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TUTTO CHIEDE SALVEZZA

 

Cos’è che ci attrae, che ogni tanto ci fa alzare lo sguardo e stupire e cercare?
Noi fatti di carne, di terra, di acqua… aneliamo ciò che ci manca.
Oso pensare che a Dio mancasse la carne d’uomo attaccata alla sua esistenza, forse gli mancava di camminare e incontrare alla nostra maniera, di crescere e invecchiare… forse…
Tutti quaggiù andiamo in cerca di ciò che ci manca, provando a colmare quei ‘buchi’ che la vita ci ha offerto. Forse senza ‘fame’ non cercheremmo nulla!
La neve oggi sembra Dio, unisce cielo e terra.
La guarderò scendere dal cielo e coprire la terra, un po’ come fa Dio seminatore.

(Fra Giorgio Bonati)

Quale meraviglia un Dio a cui manca la carne d’uomo e che la desidera più di tutto!
Questo è scritto nel Natale. Un mistero che non si finisce mai di comprendere e di amare, a cui attaccare il cuore. Un canto di Dio per l’uomo.
Eppure, sembra che oggi non si abbia più bisogno di alzare lo sguardo.
Sta a chi crede mostrare la bellezza e la forza della fede, sta a chi crede mostrare gesti credibili dal sapore e spessore evangelico. Sta a chi crede non dimenticare la strada e i passi che portano al presepe.
Un grande parroco, don Primo Mazzolari, ha detto che: “Se il mondo vorrà ancora uomini giusti, uomini che sentono la fraternità, bisognerà che non dimentichiamo la strada del presepe”. Ne sono convinto anch’io!
Per questo continuo a farmi incantare dal rito del presepe!
E un rito, come ci raccontava Saint-Exupéry, non è una banale ripetizione, una stanca abitudine, una vuota tradizione, ma è ciò che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. È ricordare, cioè riportare alla memoria del tuo cuore, qualcosa di straordinario avvenuto per te, per tutti. Come è avvenuto a Betlemme quel giorno di tanti secoli fa, quando un Dio si è fatto Bambino, quando si è mostrato e insieme nascosto in un Bambino.
Il presepe è un simbolo, e come ogni simbolo ci indica la parte visibile di una realtà più grande e, in qualche modo, inafferrabile, invisibile. Il simbolo ci rimanda ad altro, è un segno che ci invita a guardare dentro e oltre.
A casa sono circondato dai presepi, quasi tutti regalati dalle tante persone che ho incontrato nella mia vita di prete.
Mi fermo spesso davanti a questi presepi, davanti a Maria e al Bambino.
Mi fermo e mi incanto, contemplo, mi meraviglio, mi commuovo, mi lascio turbare e scuotere. Mi lascio abbracciare.
Guardo al Bambino e Lui guarda me.
Lì, davanti al presepe, nel cuore del Bambino, come dico sempre, ognuno può deporre i propri dubbi, le proprie ferite, il proprio dolore, le proprie domande, le proprie speranze, le proprie gioie …
Chi è in un momento difficile e si sente lontano, chiuso verso Dio, verso Gesù, non si senta estraneo, fuori gioco, ma si apra, si affidi e ascolti le parole natalizie: “Oggi è nato per noi il salvatore… E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, le ascolti con il cuore dei Chassidim, i mistici ebrei: «“E queste parole che oggi vi raccomando, riposino sul tuo cuore”. Il  versetto non dice: nel tuo cuore. Ci sono infatti momenti in cui il cuore è chiuso. Ma le parole giacciono sopra il cuore, e quando quello nelle sante ore si apre, le parole affondano nelle sue profondità”».

C’è una fiaba di Piero Gribaudi che mi ha sempre commosso, tratta da Fiabe della Notte Santa:

La morte non voleva credere alle proprie orecchie quando le fu comunicato che il suo dominio universale stava per finire. Pur riconoscendosi la più inamabile di tutte le creature, un po' di riguardo l'avrebbe gradito da parte dell'Arcangelo messaggero. Non era mica l'ultima delle ancelle di Dio, anzi. Il suo ruolo nei piani del Creatore era fondamentale.
"E continuerà ad esserlo", le aveva garantito il messo celeste, "per tutte le creature viventi, tranne che per l'uomo".
"Perché?", gli aveva domandato la Morte, "diventerà immortale?".
"Non fare troppe domande... tu non capiresti".
Era stato a questo punto che la Morte si era gravemente offesa.
Le bastò uno sguardo circolare sulla superficie terrestre per individuare il punto. Forse nessuno, davanti alla grotta di Betlemme, provò maggior sbalordimento della Morte. Eppure, ora che lo aveva davanti, il progetto le appariva chiaro e di un'incredibile semplicità: quel batuffolo di carne, per il solo fatto di essere vita, era già sua preda. La Morte desiderò a quel punto che il Creatore avesse scelto un'altra strada, per non essere chiamata in causa. Ma fu allora che, dal sonno profondo in cui era immerso, il Bimbo le sorrise. E la Morte si sentì vinta e capì come sarebbe stata vinta: da un amore talmente intenso che proprio attraverso di lei sarebbe passato, per dimostrare all'universo la propria potenza e la propria vastità.

La morte vinta da un batuffolo di carne … da un Bambino, il Dio che si fa uomo.
Sta scritta qui, a Natale, che sempre profuma anche di Pasqua, la nostra speranza.

Auguro a tutti di saper alzare lo sguardo.

Eccola la mia ossessione, il mio desiderio patologico.
Salvezza.
Dalla morte. Dal dolore.
Salvezza per tutti i miei amori.
Salvezza per il mondo.
(Daniele Mencarelli, in Tutto chiede salvezza)

Tutto chiede salvezza, quella salvezza nascosta e scritta in un Bambino, nel cuore dei nostri presepi.

don Mirko Bellora

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