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INNAMORATI DELLA PASQUA

He Qi - Il dubbio di Tommaso

He Qi - Il dubbio di Tommaso  maggio 2022
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INNAMORATI DELLA PASQUA

Come un innamorato, torno alla Pasqua e alla fede pasquale. Perché Pasqua non è solo un giorno, un punto, un qualcosa di avvenuto tanto tempo fa. Pasqua avviene ogni giorno. Pasqua è il centro e il cuore della vita dei cristiani. Perché è speranza, è forza, è luce che illumina, è fuoco che tutto trasforma. È la presenza di Gesù vivo che cammina con noi oggi.
Ce lo ridice continuamente papa Francesco: “La risurrezione non è una cosa del passato; contiene una forza di vita che ha penetrato il mondo. Dove sembra che tutto sia morto, da ogni parte tornano ad apparire i germogli della risurrezione. È una forza senza uguali”. (Evangelii Gaudium,  n. 276).
Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota, all’ascolto delle testimonianze dei discepoli perché lì sta il cuore della fede, il cuore della Chiesa. La fede cristiana si concentra, si aggrappa, nasce in quello splendido mattino di Pasqua. Bisogna sempre tornare al mattino di Pasqua con lo stesso timore e la stessa gioia grande delle donne al sepolcro di Gesù. Con lo stesso stupore, gli stessi dubbi, le stesse domande delle donne, di Tommaso, di tutti i discepoli … perché nessuno ha visto risorgere Gesù. La loro inaudita sorpresa e la loro emozione incontenibile sono le nostre, i loro dubbi laceranti e graffianti sono i nostri.

La lentezza a credere di tutti i testimoni della Pasqua, delle donne che, addirittura per paura non dissero nulla a nessuno, la fatica di Maria di Magdala, di Pietro, degli Undici, di Tommaso, dei due di Emmaus, il loro lungo dubitare e cercare mi confortano, perché mi salvano dai due estremi di quella tenaglia che sembra stritolare l’uomo di oggi: l’indifferenza religiosa senza pathos e senza ricerca; dall’altro il tremendo fondamentalismo, senza il dubbio benefico della domanda, del fanatismo che è solo pathos senza ricerca e senza domande. (Ermes Ronchi)

“SOLO GLI IMBECILLI NON HANNO DUBBI”

Cerco sempre di comunicare, come farò nel mese di maggio, ai genitori dei ragazzi della prima Messa di Comunione, ma anche nei corsi di preparazione al matrimonio cristiano, che la fede è un cammino e che, come lucidamente e splendidamente diceva l’amato card. Carlo Maria Martini:

In ciascuno di noi c’è una parte credente e una parte non credente,
o almeno resistente alla fede.
Si parlano, si confrontano, si contrastano.
Ciascuno di noi poi
dà la prevalenza all’uno o all’altro dei due atteggiamenti,
ma quello opposto gli rimane dentro.

Il dubbio non va rimosso, non va evitato, non va temuto, ma va vissuto, attraversato. Perché, come diceva ironicamente Luciano De Crescenzo, «Solo gli imbecilli non hanno dubbi». Indimenticabile la confessione di un grande credente cristiano, Dostoevskij:

Sono un figlio del dubbio e dell’incredulità. Quale terribile sofferenza mi è costata e mi costa questa sete di credere, che è tanto più forte nella mia anima quanto sono più numerosi in me gli argomenti contrari … È attraverso il crogiuolo del dubbio che è passato il mio “osanna”.

Così è stato per Tommaso (rappresentato nel quadro del pittore cinese He Qi in copertina) e il suo cammino umanissimo che personalizza il dubbio dei discepoli, il nostro dubbio, la nostra fatica di credere, la libertà della fede, una fede che è scelta dell’intelligenza e scelta del cuore. Tommaso ci insegna che ad un certo punto la ragione non basta, che a un certo punto occorre fidarsi, occorre rischiare, scommettere, affidarsi. Come per lui che è passato dall’incredulità all’estasi, dal dubbio alla certezza. «A noi giovò di più l’incredulità di Tommaso che la fede degli apostoli», afferma paradossalmente, ma incisivamente S. Gregorio Magno. Tommaso ha vissuto la fatica del credere e ha provato la gioia della fede, che si traduce in una delle più belle confessioni evangeliche: “Mio Signore e mio Dio” … con quel “mio” che dice tutto l’affetto, tutta l’intimità. Tommaso si è lasciato “rubare” il cuore, si è arreso all’amore … solo all’amore ci si può arrendere … si possono cancellare tante cose, ma non l’amore …  così ha potuto vedere. Con quegli occhi della fede che sanno raggiungere e vedere l’invisibile. Occhi di Pasqua.

GELOSI DELLA DOMENICA

Ogni domenica, a ogni Eucarestia, celebriamo e facciamo memoria della Pasqua per sentirci ripetere, fino a che ci entri nel cuore e nella vita, che un Uomo di nome Gesù è riuscito a sconfiggere la morte risorgendo e che è vivo oggi in mezzo a noi. Per sentirci dire che la morte non l’avrà vinta sulla vita, sull’amore, sulla speranza. Per sentirci dire che vivere non significa essere condannati a morire, che il vivere non è un viaggio verso le tenebre del nulla.
Quale meraviglia poter vivere la Pasqua domenicale, ogni Messa, come un appuntamento amoroso desiderato! La Parola di Dio e il Pane dell’Eucaristia doneranno splendidi frutti di speranza, di gratuità, di condivisione, di giustizia, di perdono, di tenerezza, di consolazione …
E ogni domenica possiamo scegliere se vivere il rito della Messa come pura cerimonia esteriore, come dovere e precetto, come stanca abitudine e tradizione oppure come un rito che apre al Mistero, come un incontro reale e profondo con un Tu, il nostro Signore Gesù Cristo e la sua Pasqua.
Non riesco a dimenticare, e ogni volta mi commuove, quel che mi aveva scritto, quand’ero da poco parroco a Milano, il mio carissimo amico don Luigi Gaiani che è stato anche parroco di Arcore:

Caro don Mirko, la mia grande paura è quella di abituarsi al Mistero e di non patire più lo strazio della distanza tra quanto ci è stato affidato (... l’Incanto ...) e quanto noi riusciamo a dire di noi stessi.
Tu lo sai, io ho sempre tremore quando dico messa, prima di celebrare; e, dopo, mi pare di essermi tolto un incubo: «Sono vivo ancora, eppure l’ho incontrato».
E poi la paura di non capire bene, di non essere capace di dire quanto ci viene affidato, di parlare un’altra lingua, che la gente sente così lontana dalla sua quotidiana realtà.
L’essere fuori, alieni, in un certo senso e non rendersene conto, pensare che tutto si gestisca così bene e facile, che tutto proceda come per incanto.
Me lo dico sempre: «chissà se sono stato capace di cogliere la situazione, di annunciare il Dono e di averlo fatto gustare, se mi riesce a dare quel poco che faccia apparire la trasfigurazione che Lui sta operando nel nostro povero cuore di preti».
Chissà ... ma il Signore non è appena buono, nel senso che cerca anche di farci crescere e non lasciarci sempre ai primi trepidi passi d’adolescenti per l’eternità.
... Tu conservati sempre giovane; un grande prete di fede e di poesia quindi e di sana politica ...

L’Eucarestia: estasi e tormento per l’incredibile presenza e vicinanza del Risorto, per l’abissale distanza della nostra risposta all’amore del Signore crocefisso e risorto. L’Eucarestia: il fuoco che mangiamo. L’Eucarestia: dono, festa, risposta “eccedente” alla nostra ricerca del senso della vita. L’Eucarestia: rito che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore.
Per tutto questo occorre tornare a essere “gelosi” della domenica, come giorno del Signore, come giorno dell’assemblea eucaristica.

“Come sono riusciti gli ebrei a preservare il sabato, lungo i secoli?”
chiesero a un rabbino. La sua risposta fu:
“Non sono gli ebrei che hanno preservato il sabato.
Il sabato ha preservato gli ebrei”.

Gelosi della domenica: per mantenere salda e viva la nostra fede.

CON MARIA

I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati degli “innamorati”: Maria Maddalena, Giovanni, il discepolo che Gesù amava, e Maria sua madre …
Così Arnoldo Mosca Mondadori evoca poeticamente la resurrezione di Gesù rivolgendosi a lui, regalandoci questi versi indimenticabili:

Tua madre fu la tua prima resurrezione
quando ti prese fra le braccia
sotto la croce
e ti baciò dolcemente.
Nessuno vide
che tu apristi gli occhi
per guardarla.

A Maria ci affidiamo in questo mese di maggio perché ci insegni a credere, a sperare, ad amare, ad avere i suoi occhi pieni di tenerezza.
Che Gesù risorto sia il nostro quotidiano compagno di viaggio. Anche se a volte ci capiterà, come a Maria Maddalena e ai discepoli di Emmaus, di non riconoscerlo. Lui cammina ugualmente e sempre con noi, gioisce e soffre con noi, per noi …

don Mirko Bellora

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