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ORDINAZIONI SACERDOTALI

Norberto Martini

Norberto Martini, Chierichetti in libertà, 1991 giugno - luglio - agosto 2021
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L’OMBRELLO ROSSO
E IL MONSIGNORE

65° ORDINAZIONE SACERDOTALE DI MONS. GIUSEPPE PONZINI

 

Non è la prima volta che mi capita di leggere e gustare un racconto che riguarda il matrimonio e di pensare al sacerdozio … in fondo sempre di un amore e di una fedeltà si tratta. Amore e fedeltà per Lui, il Maestro, per il suo Vangelo, per la Chiesa. Eccolo qui:

Lui era un giovane studioso e serio, lei una ragazza bella e saggia. E si amavano. Prima di partire per il servizio militare, lui volle farle un regalo. Un regalo che le ricordasse il suo amore. Doveva però fare il conto con le finanze, già messe a dura prova dai libri dell’Università. Girò per negozi e grandi magazzini. Dopo mille “prendi e posa” si decise. Acquistò un enorme ombrello di un bel rosso vivo.
Sotto quel grande ombrello rosso i due ragazzi si diedero il primo addio, si scambiarono la promessa di amore eterno, decisero di sposarsi. Nella nuova casa, l’ombrello finì nello sgabuzzino. Passarono gli anni, arrivarono due figli, le preoccupazioni, qualche tensione di troppo, la noia, i silenzi troppo lunghi.
Una sera, seduti sul divano, lui e lei sbadigliavano davanti alla tv. Lei improvvisamente si alzò, corse allo sgabuzzino e dopo un po’ tornò con l’ombrello rosso. Lo spalancò e una nuvoletta di polvere si sparse nell’aria. Poi si sedette sul divano con l’ombrello rosso spalancato. Dopo un lungo istante, lui si accoccolò accanto a lei sotto il grande ombrello. Si abbracciarono teneramente. E ritrovarono tutti i sogni smarriti sotto la polvere dei giorni. (Bruno Ferrero)

Quando mi è capitato fra le mani questa storia, davanti agli occhi e al cuore mi è balzato davanti un monsignore … il nostro monsignor Giuseppe Ponzini che in questo mese festeggia il 65° di sacerdozio!
Carissimo don Giuseppe, il tuo “ombrello rosso” non si è mai impolverato, non è mai stato chiuso in uno sgabuzzino! Il tuo amore al Maestro, al Vangelo e alla Chiesa non si mai appannato, ma è rimasto vivo e vivace ogni giorno. Il quotidiano lungo tutti questi anni non ha eroso la freschezza dell’amore.
Posso dire per te quello che il teologo don Pierangelo Sequeri ha detto per i preti. Sono coloro che “hanno dato la parola che nessun bene nella loro vita sarà più prezioso della cura della Chiesa e della custodia del Vangelo”.
Il tuo stile – quello di un vero prete ambrosiano! - è la presenza costante, instancabile, generosa, preziosa. Nel confessionale, sempre pronto all’ascolto e al consiglio. Negli incontri della diaconia della comunità pastorale con i tuoi suggerimenti e richiami. Nei vari Quaresimali, nei cicli di ottobre con le tue domande pertinenti e “impertinenti”, intelligenti, ricche del tuo senso critico su ogni fatto. Nel coordinare le edizioni dell’informatore parrocchiale. Nel prenderti cura con passione della Caritas, nel saper ascoltare e spingere la comunità ecclesiale e civile ad ascoltare le “voci” della sofferenza, ad esprimere segni di accoglienza e occasioni di integrazione per una comunità davvero solidale.
Sempre sul pezzo, mai stanco, con energia sempre nuova, portamento signorile e giovanile!
Credo proprio che valgano per te queste parole dei Padri del deserto:

Disse un uomo ricco di anni:
ho creduto in cose che mi hanno impedito
di invecchiare da giovane
e anche ora mi impediscono di invecchiare alla mia bella età.
Tutto il segreto della mia vita è qui.

Mi sa che non hai mai permesso che i rimpianti prendessero il posto dei sogni. Sogni concreti e diurni.
Mi piace pensare al prete come all’uomo delle strade e dei volti: quante strade hai percorso e conosciuto nei tuoi 34 anni a Vimercate! E non contano tanto i passi, ma piuttosto le impronte che hai lasciato. E sono tante. E quanti volti conosciuti e riconosciuti in cui è scritta la storia di ognuno e tu ad accompagnare…

Per ringraziarti e augurarti ogni bene, rubo le parole al poeta e Karol Wojtyla in “Pietra di luce”. Sono parole scritte per chi ama, quindi anche per noi preti:

Amare è camminare
con l’immagine della persona amata negli occhi e nel cuore.
Vuol dire vegliare questo amore col quale sono amato
e scoprire la sua divina e umana bellezza.

Tu continua, come hai fatto sempre, a camminare con il Maestro, il Vangelo e la Chiesa negli occhi e nel cuore perché la festa di una vita continui e ricominci ogni giorno. Come per quei chierichetti in copertina, in gioia e libertà.
Con affetto,
don Mirko

 

 

PARRESIA E UMORISMO
50° ORDINAZIONE SACERDOTALE DI DON FRANCO PASSONI

 

Ci sono poche parole che fanno la storia della nostra vita e, fra queste, una certamente è “sì”, quel sì che tu hai pronunciato 50 anni fa.
Quando sei arrivato nella nostra Comunità Pastorale ci avevi scritto così: “Vengo a voi, per farvi gustare Gesù Cristo, colui che dà pienezza alla nostra vita. Io e voi insieme, perché il sacerdote cresce così, con la comunità affidatagli”.
Grazie a te don Franco che hai percorso tante strade e una ti ha portato qui a servire quel piccolo scrigno che è Velasca, dove non sono mai mancate la tua passione e il tuo sguardo amorevole.
Quando ti penso sono due le parole che mi tornano alla mente: parresia e umorismo.
La parresia è la "libertà di dire tutto" e anche la franchezza nell'esprimersi, di dire ciò che si ritiene vero. Questa parresia sta scritta nel tuo nome, nel tuo essere veramente e sinceramente Franco!
E poi l’umorismo. Le tue battute fulminanti su tutto – dalla teologia alla pastorale – sono state preziosissime negli incontri della diaconia! Mi è tornato alla mente un aneddoto formidabile su San Filippo Neri:

Una volta gli fu chiesto, con una certa dose di impertinenza, come avesse fatto a diventare un così gran santo. “Semplicissimo” ripose Filippo. “Vicino a me, subito dietro l’angolo, vive Ignazio di Loyola che tutti considerano un santo. Lui sta con i suoi gesuiti. Ogni volta che voglio fare una cosa, mi domando prima cosa farebbe Ignazio. E poi faccio il contrario!”
(Pronzato, Ti basta un pensiero)

Negli ultimi anni stai affrontando con tanta forza, serenità e qualche arrabbiatura la malattia. Che Maria, sempre così vicina ai preti, ti faccia sentire la sua carezza.

Così si è trovato scritto su un manoscritto medievale:

Un prete deve essere contemporaneamente piccolo e grande,
un uomo che si è battuto con Dio,
un peccatore che Dio ha perdonato,
dei suoi desideri il sovrano,
un servitore per i timidi e i deboli,
che non s’abbassa davanti ai potenti
ma si curva davanti ai poveri,
discepolo del suo Signore,
un mendicante dalle mani largamente aperte,
un portatore d’innumerevoli doni,
con la saggezza dell’età,
e la fiducia di un bambino,
teso verso l’alto, i piedi sulla terra,
fatto per la gioia, esperto nel soffrire,
lontano da ogni invidia, lungimirante,
che parla con franchezza,
un amico della pace, un nemico dell’inerzia,
fedele per sempre …

In fondo sei così! Con il mio grande grazie e il mio augurio

don Mirko, il tuo parroco

 


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