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INCONTRARSI E RINASCERE: È NATALE

dicembre 2020
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INCONTRARSI E RINASCERE:È NATALE

 

Marianne Stokes Madonna con Bambino 1909 (671K)
Marianne Stokes Madonna con Bambino (1909)

UNA LUCE NEL BUIO

Dies Natalis Solis Invicti, il giorno della nascita del sole non vinto, invincibile, il giorno del solstizio di inverno quando il sole rinasce, quando il tempo della luce ricomincia ad aumentare e a riprendere il sopravvento sulle tenebre nell’arco di un giorno. Quel giorno era il 25 dicembre, la festa più importante del dio sole, data fissata dall’imperatore Aureliano nel 274. Qualche decina d’anni più tardi la Chiesa ha voluto sostituire a questa celebrazione la festa del “suo” sole, la festa della luce che vince le tenebre, anche le tenebre della morte, e che illumina il mondo. Così il 25 dicembre è diventato il giorno in cui celebrare Dio che si fa uomo in Gesù, in un Bambino.
Una luce che vince le tenebre, ecco il Natale. Un Natale, quello di quest’anno, così particolare, così buio, così carico ancora di tanto dolore. Siamo tutti alla ricerca di un po’ di luce in più. Abbiamo tutti bisogno di quella luce che si fa strada a poco a poco nel buio dei nostri giorni.
Proprio perché quello di quest’anno è un Natale particolare ho scelto come immagine di copertina non una delle rappresentazioni natalizie a noi più note, ma la Madonna con Bambino della pittrice austriaca Marianne Stokes (1855-1927). È una Madonna Addolorata. Ce lo dicono i colori dell’abito, il rosso del sangue, il blu del Mistero e soprattutto quel suo sguardo triste che ci rivolge, forse perché quelle spine che la circondano ricordano il suo futuro dolore e il dolore presente nella vita di ognuno. E forse perché non capiamo abbastanza di quel Bambino che porta in braccio con così tanta tenerezza e che ci cattura lo sguardo. Maria solleva il velo che nasconde il Bambino per farci comprendere un po’ di più quale dono straordinario è per la nostra vita la vicinanza, la presenza, la compagnia di un Dio così. In indistruttibile speranza, in forza, in tenerezza, in capacità di perdono e giustizia.

LA BELLEZZA DI UN CANTIERE
E LA STORIA DELLE DUE “E”

Forse “contagiato” dal cantiere sotto le mie finestre, immagino che il Natale sia un cantiere: in costruzione c’è l’uomo, c’è ognuno di noi.
Guardando il mondo di oggi troviamo un uomo ferito, un mondo diviso e a tratti feroce … Io mi sono fatto umano, perché voi possiate diventare più umani: è questo che ci dice e chiede il nostro Dio a Natale. Riprendiamoci l'umano: è il luogo in cui il nostro Dio ha voluto nascere.

Andiamo fino a Betlemme, come i pastori.
L'importante è muoversi.
E se invece di un Dio glorioso,

ci imbattiamo nella fragilità di un bambino,
non ci venga il dubbio di aver sbagliato il percorso.
Il volto spaurito degli oppressi, la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli uomini della Terra,
sono il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità.
A noi il compito di cercarlo.
Mettiamoci in cammino senza paura.

(don Tonino Bello)

Un cantiere è pieno di voci, di rumori. In un cantiere si rompe, si butta per aria, si conserva ciò che è prezioso per il futuro e insieme si deve avere il coraggio di buttare l’inutile. Così anche per la nostra fede e la nostra vita, continuamente “buttate per aria” da quel fatto incredibile di un Dio che si è fatto uomo che ci invita a passare da una religione limitata al culto a una religione (re-ligare, legare insieme) vista e vissuta come legame d’amore con Dio e gli uomini.
La bellezza di un cantiere è il sogno, il seme di futuro che si intravede, è la pazienza, lo stupore, la commozione di ciò che cresce e si riesce a costruire.
L’aforisma dello scrittore e cantautore Gio Evan mi ha stregato:

Il segreto è questo.
Bisogna diventare le due “E”.
Quella con l’accento, per essere
e quella senza, per unire.

Questo è il nostro “cantiere”:  costruirci come persone che sanno essere, esserci e che insieme sanno unire. All’insegna del Vangelo, del nostro papa Francesco che non rinuncia mai a ricordarci che siamo “fratelli tutti”. All’insegna del Natale.

VORREI CHE NATALE FOSSE PASQUA

A coloro che hanno perduto persone care, il cui Natale è segnato dalle lacrime dedico queste righe che ho ricevuto qualche anno fa e che non ho potuto non conservare:

Il mattino di Natale
HO IN DONO LA MANCANZA
Mi manca il bacio d’augurio
mi manca l’abbraccio d’augurio
È un dono la mancanza:
è il frutto di un amore grande
di un amore che non finisce
è il frutto di una presenza
che non ti si stacca
dalla pelle e dal cuore.

Il mattino di Natale
HO IN DONO LA SPERANZA
I baci li mando al cielo
l’abbraccio si apre al cielo
È un dono la speranza:
arriva dritta dall’alto
sussurra e urla
fa danzare il cuore.

MANCANZA
E SPERANZA
si baciano e si abbracciano.

Così il mattino di Natale
HO IN DONO LE LACRIME
Sono un dono le lacrime:
smetti di vedere con gli occhi
ti senti piccola, grande, viva
le senti rugiada purificante
le senti parole di un cuore
amato e amante.

È una meraviglia
il mattino di Natale
… sembra il mattino di Pasqua
Ma devi alzarti presto
e portare con te
i “profumi” della vita,
dell’amore, della fede.

Dì a tutti di non sciupare
questo mattino
dì a tutti di baciarsi tanto,
di abbracciarsi tanto
di non aver paura delle lacrime
e di abbracciare anche il cielo …

 

NASCERE NON BASTA A NESSUNO

Dio è qui, con noi, ogni giorno, anche in questo Natale segnato dalla pandemia. Lo preghiamo perché la Sua nascita sia la nostra rinascita.
Camminando nella speranza
Lasciamoci stupire, incantare, commuovere - e chi si commuove è salvo - da questo Bambino. Non temiamo di pregare e di metterci fra le braccia di Maria, una Madre capace di aiutarci a sollevare il velo dal volto di Dio e a ritrovare una speranza non meno che eterna.

Le persone si incontrano / per rinascere.
Nascere / non basta mai a nessuno
(Franco Arminio)

Non basta a noi, non è bastato al nostro Dio.

don Mirko Bellora

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