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LO SPLENDORE “SEGRETO”

pavone (338K)

maggio 2019
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LO SPLENDORE “SEGRETO”

Narra la biblista Maria Ko Ha Fong che nella sua lingua madre, il cinese, la parola “festa” deriva da un ideogramma usato per descrivere i nodi che si formano sulle canne di bambù. Il germoglio del bambù nel crescere si scaglia velocemente in alto, ma a ritmo regolare interrompe il suo slancio, come se volesse concentrarsi, concedersi una pausa, per gustare meglio l’aria, la luce, e assimilare tutta la loro energia, per poi riprendere il suo percorso verso l’alto in modo deciso. Tutti i nodi della canna di bambù rimarcano questi momenti di crescita, così densi, significativi, necessari. Capita così, dice la biblista, in ogni festa dell’uomo e di un popolo: il tempo scandito dalle feste è come un trampolino di lancio che ti permette di proiettarti avanti, verso un oltre. La festa afferma la necessità di una pausa per riprendere il cammino con più forza e agilità, con il cuore più libero e allargato. Ci si ferma per ringraziare, per contemplare, per ricominciare.

Spero sia capitato così a ognuno di noi nella Pasqua appena celebrata, madre di ogni festa cristiana, cuore di tutte le feste, cuore, forza, roccia della fede e della vita cristiana.
Una festa che narra di una “notte” nella storia di Gesù: la notte del tradimento, la notte in cui anche gli amici fuggono, la notte della solitudine e del silenzio, la notte dell'angoscia e delle lacrime, la notte di una preghiera a un Padre che sembra muto, la notte del dolore e della croce, una notte che sembra senza stelle ... Una “notte” che assomiglia a quelle di tanti di noi: la notte del mistero tremendo, delicato e intimo del dolore, la notte delle tante domande senza risposta, la notte del "mai più", dell'impotenza.
Una festa che narra di un' "alba" nella storia di Gesù: l'alba della Resurrezione, l'alba di un Dio che vince la morte, di un amore che vince la morte, l’alba di un evento che supera ogni nostra capacità di immaginazione, che scavalca anche le nostre più ardite speranze. Un’alba, splendido regalo per i nostri giorni, una forza, una roccia, un segreto, il nostro splendido “segreto”: Gesù, il Crocefisso Risorto, il Vivente, il nostro Maestro.

Come il segreto del pavone …
Fin dai primi secoli dopo Cristo il pavone è diventato simbolo della Resurrezione di Gesù. Lo si trova sulle pareti delle catacombe di Roma, in dipinti, mosaici, manoscritti. Forse perché, come narrano antiche leggende, il pavone perde le penne ogni anno e le nuove nate sono più brillanti ogni anno o perché la sua carne non si deteriora. O forse perché, ed è la spiegazione che preferisco, il pavone sembra un animale “abbastanza normale”, ma nasconde dentro di sé un segreto, uno splendore nascosto. Quando apre le sue penne esplode in tutta la sua magnificenza, rivela tutta la sua bellezza. Così il cristiano: vive una vita come tutti, puoi anche non notare nessuna differenza, eppure porta dentro di sé uno splendore segreto … la Pasqua. Porta dentro di sé tutta la bellezza, la forza, la compagnia di Cristo Risorto. Che ci chiama a una vita nuova.

Anzitutto in speranza. La speranza, dono del Risorto, è il segno di riconoscimento dei cristiani: non è un lusso, ma un dovere, non è un sogno, ma la strada per rendere reali i sogni. La speranza è avere la certezza che la morte non è l’ultima parola sulla vita. La speranza è creativa, ti sorprende sempre perché è quella inesauribile risorsa che ti permette di non demordere quando tutti si arrendono, di inventare e trovare nuove strade, di rialzarti continuamente, come un bambino che sta imparando a camminare. La speranza cristiana non è un generico e banale ottimismo di fronte ai problemi, ma è la forza che ti rimette sempre in cammino su quella strada dove l’impossibile diventa possibile.
La speranza è donata a chi cerca di vivere ogni mattino, come uno splendido mattino di Pasqua.
La speranza, raccontata splendidamente da Charles Péguy, in un suo famosissimo testo:

La fede che preferisco, dice Dio, è la speranza.
Una fiamma tremolante ha attraversato lo spessore dei mondi.
Una fiamma vacillante ha attraversato lo spessore dei tempi.
Una fiamma ansiosa ha attraversato lo spessore delle notti.
Da quella volta che il sangue di mio figlio colò per la salvezza del mondo.
Una fiamma impossibile a spegnersi,
impossibile ad estinguersi al soffio della morte.
Ciò che mi stupisce, dice Dio, è la speranza.
E ne rimango scombussolato.
Questa piccola speranza che ha tutta l’aria d’un nulla.
Questa bambina speranza. Immortale.
Sperare è difficile.
È lei, la piccola, che trascina tutto.
Lei vede ciò che sarà. Lei ama ciò che sarà.
La mia piccola speranza è colei che si leva ogni mattina.
È colei che tutte le mattine ci dà il buongiorno.

Il Cristo Risorto ci chiama a una vita nuova. In amore. Sappiamo mostrare tutta la nostra bellezza e la bellezza della vita cristiana quando amiamo, quando siamo teneri e misericordiosi, quando non ci arrendiamo di fronte all’ingiustizia, quando sappiamo vivere in solidarietà e in accoglienza, quando il nostro sguardo verso gli altri è di fiducia e non di indifferenza o di giudizio, quando non innalziamo muri, ma ponti.

In tutto questo si mostra e si rivela la bellezza e lo splendore di coloro che sono abitati da Gesù Risorto e dal suo Vangelo e che abitano nel Vangelo, il vangelo della vita, della gioia, della speranza. È il mattino di Pasqua, è Gesù Risorto la loro sorgente, quella sorgente che a cui attingere sempre e nuovamente.

Dentro di me c’è una sorgente molto profonda.
E in quella sorgente c’è Dio.
A volte riesco a raggiungerla,
più sovente essa è coperta da pietre e sabbia:
allora Dio è sepolto.
Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo.
(Etty Hillesum)

Perché questa sorgente di splendore resti sempre viva, fresca, bisogna imparare da Maria, la madre di Gesù: a lei è dedicato il mese di maggio. Bisogna pregare lei e pregare con lei. Il segreto sta nell’ascoltare le sue parole, il suo invito: “Fate quello che Egli vi dirà”, pronunciato un giorno a Cana di Galilea.

don Mirko Bellora

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