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SOTTO IL SEGNO DELLE MANI
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Albero - Mani - Festival biblico

gennaio 2017
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SOTTO IL SEGNO DELLE MANI

 

Il segno delle mani ha colorato gli ultimi due mesi dell’anno e colorerà i primi mesi del nuovo anno.
Alla chiusura del Giubileo è stata inaugurata la facciata del Centro Caritativo S. Stefano di via Mazzini dove è stato decorato un albero, l’albero della misericordia, della solidarietà, della fraternità, i cui rami hanno foglie e mani, a ricordare ai passanti che l’amore produce sempre frutti meravigliosi.
Mani d’oro han fatto da corona nel blu notte del cielo al significativo e bel presepe in santuario, mani tese verso chi ha perso la speranza, mani che indicano come rendere viva e concreta la fede nel Natale oggi.
Altre mani fan parte del logo scelto dalla Diocesi ambrosiana per la visita di Papa Francesco a Milano il prossimo 25 marzo. Mani che accolgono e che abbracciano.

La mani, uno spettacolare prodigio!
Accarezzano con tenerezza e amore, consolano con affetto, salutano con gentilezza, costruiscono con abilità, lavorano con forza, danno vita a splendide opere d’arte, fanno nascere la pittura, la musica, la poesia, sanno estrarre meraviglie dalla pietra, si prendono cura di bambini e malati, sanno congiungersi in preghiera … le mani! Oppure possono diventare segni di divisione, di chiusura, di violenza …

Le mie mani, pronte a lacerare e a ferire,
davanti a te, o Signore, io le apro,
perché ridiventino capaci di accarezzare.
Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza,
davanti a te, o Signore, io le apro,
deponi in loro la tua tenerezza.
Le mie mani, si separano dal loro peccato,
davanti a te, o Signore, io le apro: attendo il perdono.
(Charles Singer)

Potremmo leggere i Vangeli, la Bibbia intera sotto il segno delle mani … le mani di Adamo ed Eva che colgono il frutto non fidandosi di Dio, le mani di Giuda che afferrano i trenta denari, le mani che Pilato si lava, le mani del buon samaritano che curano le ferite, le mani di Maria che stringono Gesù, le mani di Gesù che lavano i piedi, spezzano il pane, sono inchiodate a una croce, benedicono, indicano …

Se il Giubileo non tocca la vita, non è giubileo. Il Giubileo sarà santo se scriveremo la nostra pagina, la nostra riga, il nostro frammento di un racconto amoroso, con le nostre mani.
La misericordia è un'arte che s'impara, imparando tre verbi: "vedere", "fermarsi", "toccare", i primi gesti del Buon Samaritano.
Vedere. "Lo vide e ne ebbe compassione". Il samaritano vede e si lascia ferire dalle ferite di quell'uomo. La misericordia inizia con lo sguardo non giudicante del vangelo: "Il primo sguardo di Gesù nei vangeli non si posa mai sul peccato delle persone, ma sempre sul loro bisogno" (Johann Baptist Metz).
Molte volte i vangeli riferiscono che Gesù "mentre camminava vide" (Mt 4,18); camminava e abitava la vita, ben presente a tutto ciò che accadeva nel suo spazio vitale; sapeva guardare negli occhi:
"Donna, perché piangi?" (Gv 20,13) e scoprire nel riflesso di una lacrima urgere una promessa, un desiderio.
Davanti alle ferite della vita qualcosa di noi vorrebbe chiudere gli occhi, girare la testa. Come fanno i falsi discepoli: quando mai, Signore, ti abbiamo visto affamato, assetato, nudo...? Non hanno avuto occhi per vedere le ferite della carne di Cristo.

C'è un solo modo per conoscere un uomo, Dio, un paese, una ferita: fermarsi, inginocchiarsi, e guardare da vicino. Guardare gli altri a millimetri di viso, di occhi, di voce. Guardare come bambini e ascoltare come innamorati, in silenzio.
E toccare. Ogni volta che Gesù si commuove, si ferma e tocca. Tocca l'intoccabile: il lebbroso, il cieco, la bara del ragazzo di Nain.
Toccare è parola dura, che ci mette alla prova, perché non è spontaneo toccare. Il tatto è un modo di amare, il modo più intimo; è il bacio e la carezza. E apre stagioni nuove.
Vedere, fermarsi, toccare: piccoli gesti. Ma la notte comincia con la prima stella, il mondo nuovo con il primo samaritano buono. (Ermes Ronchi)

È proprio questo il mio augurio: come è stato per Maria e Giuseppe che hanno saputo dire sì e abbracciare il sogno di Dio, così ognuno di noi abbracci le persone che incontra, il pezzo di storia e di mondo in cui è chiamato a vivere con l’abbraccio di Dio. Perché basta il calore di un gesto per cambiare il colore di un giorno … Le nostre mani sanno fare grandi cose …

Cominciate col fare ciò che è necessario,
poi ciò che è possibile.
E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.
(san Francesco d’Assisi)

don Mirko Bellora

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