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SI INCOMINCI DA UNA CAREZZA
Rembrandt Il ritorno del figlio prodifo part

Rembrandt - Il ritorno del figlio prodigo (part)

novembre 2015
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Un racconto rabbinico narra di Dio che al giorno del giudizio si siederà su due troni: il trono del giudizio e il trono della misericordia. Quando ci troveremo davanti a lui, lo troveremo seduto sul trono del giudizio e da lì ci farà l’elenco delle nostre cattiverie e di cosa ci meriteremmo. Ma a questo punto Dio si siederà sul trono della misericordia e terrà conto di tutte le nostre buone azioni, della nostra debolezza di uomini. E alla fine valuterà. Ma gli angeli, che sono amici degli uomini, metteranno un bel cuscino morbido sul trono della misericordia, così Dio non si alzerà più di lì.

Sono infinitamente grato a papa Francesco che col suo modo di essere, di guardare e di relazionarsi alle persone, al mondo, ci regala continuamente questa dolcissima e granitica certezza: un Dio oceano di misericordia, una misericordia che è baricentro del modo di vedere e operare di Dio. Una misericordia che è la sua prima e ultima parola, dalla creazione alla croce.

L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. (papa Francesco, Misericordiae Vultus, n.10)

Ciò che scandalizza è la misericordia! Da sempre. Basterebbe leggere i Vangeli e trovare le infinite volte che Gesù, il nostro Maestro, ha spiazzato tutti con le sue parole, i suoi silenzi, le sue scelte, gli atteggiamenti del suo cuore, con la sua divina tenerezza:

La divina tenerezza tutto salva, vuol salvare tutto.
Senza sosta, continua infaticabile a partorire,
curare, nutrire, rallegrare e confortare.
(Maurice Bellet)

Per raccontarvi di questo oceano di misericordia che è il nostro Dio ho scelto per l’immagine di copertina un dettaglio del famosissimo quadro di Rembrandt, “Il ritorno del figliol prodigo”. Un dettaglio di rara bellezza e di straordinaria intuizione teologica.

Il vero centro del dipinto di Rembrandt è costituito dalle mani del Padre. In esse si incarna la misericordia, in esse confluiscono perdono, riconciliazione e guarigione.

Queste mani sono diverse tra loro. La mano sinistra, posata sulla schiena del figlio, è forte e muscolosa. Quella mano sembra non soltanto toccare, ma anche, con la sua forza, sorreggere.

Come è diversa invece la mano destra! Essa non sorregge né afferra. È una mano raffinata, delicata e molto tenera. Le dita sono ravvicinate e hanno un aspetto elegante. La mano è posata dolcemente sulla spalla del figlio. Vuole accarezzare, calmare, offrire conforto e consolazione. È una mano di madre.

Il Padre non è semplicemente un grande patriarca. È sia una madre che un padre. Lui sorregge, lei accarezza. Lui rafforza, lei consola. (H.J.M. Nouwen, L’abbraccio benedicente)

È una parabola, quella del figliol prodigo o meglio del Padre misericordioso, che andrebbe letta, riletta, “mangiata”, rimuginata di continuo … è rivoluzionaria, scavalca i soliti confini, butta per aria i comuni modi di pensare.

Una parabola che ha un unico vero protagonista: il padre che corre incontro al figlio. “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” (Luca 15,20) … L’amore sa attendere pazientemente e soprattutto non si arrende, non si dispera. L’amore, corre, vola ... Mi torna in mente un proverbio berbero: “Quando muovi il primo passo verso Dio, lui ti sta già correndo incontro”.

 

H.J.M. Nouwen, nel suo splendido libro L’abbraccio benedicente, scrive ancora:

Un figlio non rimane un bambino. Un figlio diventa un adulto. Un adulto diventa padre e madre. La sfida, o meglio la chiamata, è diventare io stesso il Padre. Sono intimorito da questa chiamata. Sebbene io sia entrambi, tanto il figlio minore che quello maggiore, non devo rimanere come loro, ma diventare il Padre.

Voglio essere non solo colui che è perdonato, ma anche colui che perdona; non solo colui che è accolto festosamente a casa, ma anche colui che accoglie; non solo colui che ottiene compassione, ma anche colui che la offre. Il ritorno al Padre è in definitiva la sfida a diventare il Padre. Diventare il Padre misericordioso è lo scopo ultimo della vita spirituale.

 

“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Luca 6,36) è il motto del prossimo Anno Santo della Misericordia, nella certezza che la misericordia cambia il mondo, rende il mondo meno freddo, più accogliente e più giusto. Papa Francesco scrive ancora nella Misericordiae Vultus al n. 15:

In questo Anno Santo potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite e a curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto.

È proprio così, come nella parabola del padre misericordioso: “La verifica sicura dell’adesione al padre rimane la scoperta dei fratelli. Le religioni cercano di scolpire nel mondo il volto del loro dio; la parabola ci dice che è credibile il volto dei figli che riconoscono i fratelli”. (M. Rupnik)

Saremo credibili se sapremo curare le ferite, se non ci stancheremo di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, se sapremo offrire a tutti la via del perdono e della riconciliazione, se sapremo restituire speranza, luce, possibilità di ricominciamenti, certi che tutto ciò farà risorgere anche la nostra umanità a volte congelata. A questo vi invito:

Se non si sa da che parte iniziare, s’incominci da una carezza.

don Mirko Bellora

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