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IL GIOCO DELL’AMORE

Violinista blu

Chagall - Violinista blu

giugno 2015
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IL GIOCO DELL’AMORE

Un monaco mendicante trovò, in uno dei suoi viaggi, una pietra assai preziosa e la ripose nella sua sacca. Un giorno incontrò un viandante, e mentre apriva la sacca per trarne cibi da spartire con lui, il viandante vide la pietra preziosa e gliela chiese. Il monaco gliela donò immediatamente. Allora il viandante lo ringraziò e se ne andò pieno di gioia con quel regalo insperato: un gioiello che sarebbe bastato a dargli ricchezza e sicurezza per tutto il resto dei suoi giorni. Tuttavia dopo poco tempo, quel viandante tornò indietro, in cerca del monaco e, trovatolo, gli restituì il regalo e lo supplicò: “Ti prego, ora dammi qualcosa di maggior valore di questa pietra, pur tanto preziosa. Dammi, per favore, ciò che ti ha permesso di regalarmela!”.

Credo che ogni felicità, ogni capacità di fare della propria vita un “regalo” e una passione abbia il suo segreto, la sua sorgente inesauribile e sempre nuova in un incontro, in una relazione, in un amore. Così è stato e continua ad essere per me prete da quarantacinque anni: la scelta di Gesù Cristo come primo amore. Non si può resistere al Suo amore implacabile, dolcemente “violento”. Per questo l'unica parola, l’unica risposta possibile è stata ed è per me "Eccomi!".
Da sempre mi sono sentito amato dal "mio" Dio, custodito "come pupilla degli occhi" dal mio Signore e la coscienza di appartenere a Qualcuno, la coscienza di essere amato, di essere sempre preceduto, immerso, avvolto nell’amore è la fonte della mia gioia nella mia avventura di essere cristiano e prete, del mio mettermi a servizio di chi incontro, ascolto.

Quando l’amato accetta di stare al gioco dell’Amore,
ecco l’invasione di Colui che strappa, libera e imprigiona allo stesso tempo,
che fa entrare nella sua gioia.
(Louis-Albert Lassus)

Dentro questo “gioco dell’Amore” gli anni sono passati, veloci e intensi, ma la gratitudine, la passione, lo stupore sono restati intatti. Sono grato di aver attraversato e vissuto le diverse stagioni della vita, della società, della Chiesa nelle diverse comunità in cui mi sono trovato. E sono entusiasta di poter vivere oggi quella splendida e straordinaria stagione che ci regala papa Francesco! Nella stagione che più vuole comunicare la gioia del Vangelo, dell’essere cristiani, dell’essere cittadini del mondo portatori di giustizia e di libertà, in cammino e in dialogo con tutti, perché tutti possano “rialzare la testa” e rimettersi in piedi. Nella stagione in cui vivere la potenza della tenerezza e della misericordia. Il Papa in particolare chiama ogni prete a essere missionario della tenerezza di Dio

Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono.
Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire…
(Misericordiae Vultus, Bolla di indizione del Giubileo straordinario della Misericordia, n.17, aprile 2015) 

La gratitudine, la passione, lo stupore sono restati intatti anche nell’attuale esperienza di responsabile della comunità pastorale “Beata Vergine del Rosario” in Vimercate e Burago che amo descrivere così: un’esperienza di “fallimento con tanto successo” perché ha aperto possibilità di esperienze di comunione e di missione per i sacerdoti e per i laici, perché è splendida occasione per lavorare in rete, per superare barriere, perché i laici siano sempre più protagonisti appassionati, competenti, comunicatori gioiosi, amanti della pienezza della vita e della gioia di tutti e per tutti a cui ci chiama il Vangelo. Splendida occasione di scelte comuni, coraggiose, audaci, creative come ci insegnano tante scelte “scandalose” fatte da Gesù …

Il Vangelo è uno scroscio d'acqua impetuoso,
ma spesso lo si rende un flebile rigagnolo; perché?
Perché si ha in mente un Dio che deve essere razionale,
uguale al buon senso dell'uomo normale.
(don Bruno Maggioni)

Sono sempre più convinto che la speranza ci fa muovere un piede, la fede ci fa muovere l’altro e così si cammina sempre avanti. Se poi ci sono le ali della carità e della misericordia, non solo si cammina, ma si corre, si vola!
Ancora una volta ho scelto un quadro di Chagall per la copertina di questo numero, Il violinista blu, perché Chagall è fatto di terra e di cielo, di realtà e di sogno, di colore e di musica, di amore e di audacia, di volo e di appartenenza, perché sembra che il suo cuore deborda in Dio … Ho scelto questo violinista per il suo saper stare in bilico nei suoi luoghi dell’anima: il cielo e la terra. Ma soprattutto perché una domanda vince: dove sta l’altro suo braccio? Forse l’altro braccio è il suo violino! La sua musica è talmente parte di lui, è talmente prorompente, esuberante che lo trasforma! Sia così per me, per ogni cristiano: la “musica” del Vangelo ci prenda, ci affascini e ci trasformi e trasformi in luoghi in cui siamo chiamati a vivere.
Pregate perché diventi vero per me, nell’occasione del 45° della mia Ordinazione sacerdotale, un verso del poeta Vladimir Majakovskij: “Sul cuore nemmeno un capello bianco”

don Mirko Bellora

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GIUGNO: GLI ANNIVERSARI
DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

Vorrei fare i migliori auguri a tutti i sacerdoti che ricordano la loro Ordinazione sacerdotale, augurando loro di saper essere “preti puzzle” …
Il prete è l’uomo del mattino di Pasqua
perché stupore, timore, tremore e gioia grande lo attraversano
Il prete è l’uomo del Giovedì santo
perché la sua testa si deve abbandonare sul petto di Gesù
Il prete è l’uomo del Natale
perché deve saper prendere carne perché rinasce e fa rinascere
Il prete è l’uomo della Pentecoste
perché lo Spirito lo sospinge e lo scompiglia
lo fa sognare e capace di inventare
Il prete è l’uomo della Visitazione
perché chi lo incontra sobbalza di gioia
perché è sospinto a partire verso chi è nel bisogno
Il prete è l’uomo delle nozze di Cana
perché ha a cuore la gioia di tutti
perché regala in sovrabbondanza
Il prete è l’uomo del profumo di Betania
perché è l’uomo dell’eccedenza che non fa calcoli nell’amore
il prete è l’uomo della comunità
perché sa guardare e ha a cuore l’insieme
perché vive e fa vivere dentro un’appartenenza
Il prete assomiglia a un puzzle …
Non so se per dar vita a un puzzle si cominci dal centro o dall’esterno
Mi piace pensare che si cominci dal centro, dal cuore, dalla Trinità
da chi è l’Uno x Uno x Uno
quell’Uno che ci ha toccato il cuore e ci ha fatto suoi

DON MIRKO

 

Don Gianni Radice                11.06.1949
Don Silvio Villa                     28.06.1953
Don Luigi Meda                    27.06.1954
Don Giuseppe Ponzini           28.06.1956
Don Alfio Motta                   28.06.1966
Don Mirko Bellora                27.06.1970
Don Franco Passoni              26.06.1971
Don Luigi Stucchi                  28.06.1973
Don Marco Caraffini             09.06.1984
Don Massimo Zappa            13.06.1987
Don Michele Di Nunzio        25.04.1992
Don Roberto Valeri              12.06.1993
Don Paul Chilufya                 30.06.2001
Don Marco Fusi                   12.06.2004
Don Davide Marzo               07.06.2014


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