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Lasciarsi sorprendere da Dio

Filippo-Lippi Adorazione bambino pala Annalena (295K)

Filippo Lippi - Adorazione bambino (pala Annalena)


dicembre 2014
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Lasciarsi sorprendere da Dio

Sapersi meravigliare è la radice di ogni sapienza perchè solo lo stupore riesce a percepire qualcosa, anche del Natale. Per questo faccio a ognuno un caldo e dolce invito a lasciarsi sorprendere da Dio e dalla festa del Natale.
Non posso dimenticare ciò che fa dire il filosofo Jean Paul Sartre ad uno dei protagonisti di una sua opera teatrale:

Un Dio, trasformarsi in un uomo! Che favola degna di una balia! Io non vedo che cosa potrebbe interessarlo della nostra condizione umana. Gli dei abitano in cielo, tutti occupati a godere di se stessi. E se capitasse loro di discendere in mezzo a noi, ciò avverrebbe sotto qualche forma brillante e fugace, come una nube di porpora o un lampo. Un Dio si cambierebbe in uomo? L'Onnipotente, in seno alla sua gloria, contemplerebbe questi pidocchi che brulicano sulla vecchia crosta della terra sporcandola con i loro escrementi, e direbbe: voglio essere uno di quei vermi là? Lasciatemi ridere. Un Dio che si induce a nascere, a restare nove mesi come una fragola di sangue!? "
Se un Dio si fosse fatto uomo per me io l'amerei con l'esclusione di tutti gli altri, ci sarebbe come un legame di sangue tra lui e me e la mia vita non sarebbe troppo lunga per dimostrargli la mia riconoscenza. Ma quale Dio sarebbe così folle per questo? ... Un Dio-Uomo, un Dio fatto della nostra carne umiliata, un Dio che accetterebbe di conoscere questo gusto di sale che c'è al fondo delle nostre bocche quando il mondo intero ci abbandona, un Dio che accetterebbe anticipatamente di soffrire quello che io soffro oggi ... Via, è una follia.
(Bariona, ou le Fils du tonnerre, 1940)

Forse è una follia, forse saremo dei folli ... ma è proprio questo che i cristiani credono e che si ridicono ad ogni nuovo Natale: Dio si è fatto uomo in Gesù di Nazareth per me, per ogni uomo. Si è fatto bambino. È un Dio che si "nasconde" in un bambino, un Dio che si rivela e insieme si vela in un bambino ... per lasciare spazio alla libertà, alla fede.
In tutto questo sta la fatica e la gioia del credere. Anche perché il nostro Dio - in contrasto con le nostre attese – ha scelto, dalla culla alla croce, la strada di una «scandalosa impotenza», la strada della debolezza, del «nascondimento», la strategia del «chiaroscuro».

È un Dio, questo nostro, che ha scelto la mitezza della penombra, non la violenza dell’evidenza. Un Dio che vuol essere cercato, che vuol realizzare un incontro. Il Dio di Cristo è sempre presente, ma non viola mai la nostra totale libertà. Sta alla porta e, discretamente, bussa. Non entra se non è invitato. Non chiede se chi lo chiama è degno, ma se davvero è libero e desideroso di accettarLo. Ha voluto nel mondo da Lui creato abbastanza luce per credere e abbastanza ombra per dubitare. (Vittorio Messori, Qualche ragione per credere)

Amo il Natale perché mi fa alzare sempre nuovamente lo sguardo al cielo, perché mi invita a guardare dentro di me, perché mi ripropone tante domande.
Amo il Natale perché a Natale il cielo sembra mescolarsi alla terra, perché sembra che il cielo abbracci la terra, perché finito ed infinito mi abitano come in una miscela prodigiosa.
Amo il Natale perché mi parla di un Dio che ha cancellato la distanza, che non mi ha chiesto di scalare i cieli per toccarlo, ma che è “sceso” a toccarmi, a toccarmi nella mia carne, nella mia umanità.

Quando si chiede al cristiano “Chi è Dio? Come ci si avvicina a lui?” il cristiano, a differenza di tutti gli altri esseri della terra non indicherà anzitutto il cielo, ma questo Bambino. Il suo dito oserà indicare la Terra. Dovrà provocare un soprassalto. Gioioso certo, ma anche sconvolgente, se avrà il coraggio di portare fino in fondo il suo annuncio. (don Pierangelo Sequeri)

Amo il Natale perché mi fa correre più del solito … incontro agli altri, con più tenerezza, attenzione, stupore … dentro un richiamo forte alla solidarietà. Ai cristiani è chiesto di essere audaci tessitori di una speranza che sa attraversare lo spessore dell’oscurità che sta avvolgendo tantissime persone. La gioia per tutti è un nostro preciso compito e la tristezza, l’ingiustizia, nemici da combattere, perché un cristiano non può restare impassibile, indifferente davanti alla sofferenza di tanti: il Natale non glielo permette.

Quando avrai Dio nel cuore
possederai l'Ospite che non ti darà più riposo
(Paul Claudel)

Amo il Natale e la santa Messa di mezzanotte con tutte le persone che riempiono la chiesa, segno che il Dio del Natale prende il cuore, segno che nessuno si sente a disagio perché sa di essere accolto, così com’è, da Dio che si fa Bambino, un Dio che condivide con ciascuno di noi le gioie e le sofferenze, i successi e le sconfitte, le fatiche, le incomprensioni e le speranze della vita. Lì, in quella Messa, possiamo essere veri fino in fondo, lì ci si sente a casa nostra, ci si accorge che la vita può essere illuminata, che si può ricominciare sempre. Lì, davanti all’altare, davanti al presepe, ognuno può deporre i propri dubbi, le proprie ferite, il proprio dolore … nella certezza che

Nessun cuore è intero come un cuore spezzato.
Nessuna fede è solida come una fede ferita.
(detto chassidico)

Amo il Natale perché mi fa sempre di nuovo il dono dello stupore, della sorpresa e delle lacrime, perché mi regala l'incanto della fede … perché Dio è vicino e mette il suo impossibile nel nostro possibile, perché mi fa sentire nel cuore di Dio. Perché mi fa sentire figlio

«Io, trepidante, gli chiedo: - Ma com'è? com'è, avere un figlio? Lui si avvicina alla scrivania, con un braccio teso spazza via tutto. - Cosí, - dice. - È cosí. Non resta niente. Niente di prima, intendo. È un disastro, il piú splendido disastro che ti possa accadere». (aa.vv, Scena padre, Einaudi)

… lo stesso splendido “disastro” che accade da sempre al nostro Dio, con noi, per noi …

don Mirko Bellora

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