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SPERARE L’IMPOSSIBILE

Morini Cristo in Croce

Morini Cristo in Croce

aprile 2014
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“Dov’è l’amato del mio cuore?” … È la domanda urlata sottovoce di chi ha fatto la terribile esperienza di sentirsi strappar via dalla morte una persona amata. È la domanda che erompe dal cuore e arriva agli occhi che si riempiono di lacrime. È la domanda che fa tremare anche la fede più forte, che apre la strada al dubbio. È la domanda di tutti, la domanda di sempre, la domanda che ci conduce alle soglie del mistero della vita, dell’amore, dell’assenza, della morte.

A ogni fine di inverno la primavera sembra risponderci … l'albero germoglia di nuovo facendo sbiadire le immagini gelide, il ramo rifiorisce, l'uccello fa il suo nido senza più pensare all'autunno e all’inverno. Perché la vita rinasce, la vita è rinascita.

E nel cuore della primavera c’è Pasqua. O forse è nel cuore della Pasqua che può nascere e rinascere la primavera.

È la Pasqua di Gesù, che ci regala la possibilità di sperare l’impossibile: a vincere non sarà la morte, ma l’amore e la vita. A vincere sarà il per sempre.

Così mi ha scritto una persona a me molto cara in un biglietto di auguri pasquali:

Sono una donna felice, ma a volte piango.
A Pasqua piango ancora di più.
Piango e canto
perché la speranza che ci è regalata
e che ci è chiesta
è speranza esagerata
è speranza da brividi
è speranza che scuote

Speranza straordinaria! che ridà il colore e il calore ai giorni, come la primavera, che trasfigura il quotidiano, che accarezza, abbraccia e regala occhi e forze nuove.

Speranza straordinaria quella di Pasqua perché ci regala la certezza di non essere mai da soli nel cammino della vita: il Crocefisso Risorto ci tiene saldamente e sempre per mano. Come ci racconta splendidamente don Angelo Casati, di cui mi sento debitore con affetto per quel suo essere – come lui dice di sé – lettore innamorato di vangeli, capace di emozionarsi e di scavare nelle loro parole e portare alla luce l’oro che le abita.

Perché far festa? Perché Cristo è risorto per noi. È bellissimo ripercorrere nei vangeli il succedersi delle manifestazioni del Risorto: questo sbucare del Signore da tutte le parti. Vicino a chi piange e ti chiama per nome. Vicino a chi cammina e prende il tuo passo. Vicino a chi dubita e conforta la tua fede. Vicino a chi cerca e dà significato all’ultima attesa del cuore. Vicino a chi ha paura e dice: non abbiate paura. Vicino a chi è stanco e prepara pesce arrostito sulle sabbie estasiate del litorale. È risorto e dunque – perdonate l’espressione – è ancora più “dentro”, dentro la storia dell’umanità, fino ad essere nella storia di ciascuno di noi. (Angelo Casati, I giorni della tenerezza)

Giorni di tenerezza quelli di Pasqua, giorni di audaci speranze, giorni in cui si è chiamati al coraggio di guardare dentro la trasparenza delle lacrime di tutti, dei nuovi crocefissi, giorni in cui lasciarsi contagiare dai testimoni della resurrezione, da chi vivendo abbracciato alla speranza, la sa seminare e far fiorire …

Ci vuole un giardiniere che ama per far sbocciare una rosa. Le creature tutte del mondo sono fiori chiusi. Alcuni sbocceranno; altri, moltissimi altri, nati chiusi, vivranno e moriranno chiusi, ma sarebbero potuti sbocciare se le circostanze della loro vita e gli uomini intorno a loro fossero stati solo un poco diversi. Io sono continuamente concentrata per capire tutto il possibile per questa mia gente, per questi brandelli di umanità ferita. Perché sono venuti al mondo? Perché pure loro possano fiorire, anche se forse saranno cardi e non rose, ma semplici cardi dai bei fiori rossi. Il problema è che da soli non fioriranno mai. Di giardinieri per le masse dei poveri non se ne trovano, se non rarissimi, viaggiando per tutte le contrade del mondo, dove chissà quanti vivono e muoiono come se non fossero neppure mai nati!. (Annalena Tonelli, missionaria laica uccisa in Somalia nell’ottobre 2003)

Questo è l’invito della Pasqua: far rifiorire l’umano, far rifiorire la speranza, far rifiorire la bellezza. O, per dirla ancora con don Angelo Casati:

C’è un solo modo per togliere l’odore della morte da questa nostra terra ed è quello di uscire dai calcoli nei nostri amori e di lasciarci condurre invece dall’eccesso.

Lo stesso eccesso, la stessa dismisura dell’amore di Dio per ognuno di noi, la stessa dismisura della promessa pasquale che ci regala questa certezza:

Potranno strappare tutti i fiori,
ma non potranno impedire che la primavera ritorni

don Mirko Bellora

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