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CIÒ CHE SALVA È LO SGUARDO

Marko I. Rupnik L'adultera - chiesa S. Giovanni Rotondo
Marko I. Rupnik L'adultera - chiesa S. Giovanni Rotondo

febbraio 2014
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Prima di Natale ho ascoltato il card. Schönborn, arcivescovo di Vienna, invitato a Milano dal card. Scola per parlare ai sacerdoti della diocesi. Fra le tante splendide parole, una mi ha colpito in particolare:

Nella mia lettera di Natale per i preti di Vienna ho proposto un metodo molto semplice di lectio divina: per scoprire la nostra vocazione di preti, individuiamo quali immagini della Bibbia ci parlano al cuore. Sono tante le immagini per i pastori, i preti, per i ministri. Quale immagine parla al cuore?

È un invito che sento mio, che ho raccolto e che rilancio anche a ciascuno perché credo che non sia un invito rivolto o da rivolgere solo ai sacerdoti, ma a ogni cristiano.
C’è una pagina che troviamo nel Vangelo di Giovanni – la sentiremo proclamare domenica 23 febbraio, penultima domenica dopo l’Epifania – che mi commuove sempre, ogni volta di nuovo, come fosse la prima volta. Eccola:

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». (Giovanni 8,1-11)

Come sempre Gesù, il Maestro, ci spiazza, butta per aria le nostre sicurezze … Di fronte a chi vuole metterlo alla prova, a chi vuole metterlo in imbarazzo, a chi vuol costruire motivi per accusarlo, a chi  schiamazza sempre più forte, senza provare nessun dubbio, Gesù tace e nel suo tacere sta forse nascosto un sogno: che fiorisca nel cuore degli accusatori un radicale cambiamento di prospettiva, un nuovo sguardo, imparando dal suo sguardo.

Dio non si vergogna della bassezza dell'uomo, vi entra dentro (...) Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l'insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono "perduto", lì egli dice "salvato"; dove gli uomini dicono "no", lì egli dice "sì". Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. (Dietrich Bonhoeffer)

Davanti alle dita puntate di scribi e farisei contro una peccatrice e anche contro di lui, Gesù non punta il suo dito su nessuno, ma si china, china gli occhi a terra – quasi con pudore –  davanti al mistero della donna che gli hanno posto davanti, punta il suo dito a terra come se volesse scaricare tutto l’odio che si sentiva nell’aria. Poi scrive qualcosa per terra, si alza e pronuncia una delle affermazioni rimaste più famose nella storia – Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei – si china di nuovo, scrive nuovamente per terra.

"Ma Gesù chinatosi, si mise a scrivere per terra", sulla sabbia. L'unico libro dei conti di Gesù è la sabbia. Avete già perso qualcosa nella sabbia? Provate a ritrovarla, la sabbia ingoia tutto, la sabbia cancella tutto, la sabbia dimentica tutto! Non rimane nulla nella sabbia! La donna è davanti a Gesù e lui scrive sulla sabbia per dire che il suo peccato è già cancellato, come tutto ciò che è scritto nella sabbia. Un tribunale ben strano! Il giudice scrive nella sabbia e non rimarrà niente. Basterà il vento della sera e tutto sarà cancellato. (Bruno Ferrero)

Il silenzio di Gesù sembra essere uno spazio offerto perché tutti possano guardarsi dentro in sincerità e in verità e perché tutti possano cogliere il proprio peccato prima del peccato altrui. Nel silenzio dell’improvvisato tribunale rimasto deserto perché tutti, a partire dai più anziani, se ne erano andati, come in un misterioso appuntamento, rimane solo Gesù con la donna nel mezzo. Così commenta s. Agostino: “Relicti sunt duo: misera et misericordia” … sono rimasti lì solo in due la donna peccatrice, infelice, bisognosa di misericordia, e Gesù, la misericordia in persona, l’amore di Dio fatto carne, la tenerezza di Dio fatta volto.. Ho citato spesso questo commento anche quand’ero giovane insegnante al liceo e le parole mi uscivano sempre con tremore e commozione.
Gesù, rimasto solo con la donna, si rialza e parla con lei e con una delicatezza infinita, con una dolcezza da capogiro le dice: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più.”
Una donna che secondo alcuni doveva essere lapidata si ritrova perdonata, graziata ed è proprio per questo che dentro di lei si fa spazio la grazia dello Spirito che fa nuove tutte le cose, che non inchioda al passato, ma piuttosto riapre al futuro.

Sono commosso per la potenza del vangelo. La legge, anche quella santa, non è capace di andare in cerca dei dispersi figli di Dio. Il Vangelo è capace di sedersi accanto ad ogni persona, a ogni vicenda, a ogni ferita, a ogni peccatore. E di proporre un viaggio nuovo. Con il Vangelo non c’è più la dura alternativa del “o sei dentro, o sei fuori”. Con il Vangelo siamo tutti per strada. Nessuno è più schiavo del suo Egitto di male e di morte e nessuno già arrivato alla Terra promessa, alla riva del Risorto, alla pienezza della Verità. Tutti nel deserto, in cammino. Chi ha fatto molta strada, chi pochi passi. E sempre si parte dalla potenza liberante del Vangelo. Che non condanna. E salva. C’è il rischio di una “devianza”, credo del tutto incolpevole, in moltissimi. Ed è il pericolo di pensare che noi cristiani siamo al mondo per ribadire la legge. Invece ci siamo per celebrare nella nostra umile vita il Mistero di Colui che è venuto “non a giudicare, ma a salvare”. (don Giovanni Nicolini)

Forse per unire e per incontrare gli uomini, non basta gettare ponti, bisogna costruire scale … per salire sino a Dio, per imparare ad avere il suo sguardo, uno sguardo che salva. Per imparare ad avere i suoi occhi, occhi ad altezza del cuore.

don Mirko Bellora

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