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QUESTIONE DI SGUARDI

Antonio Gandossi
Antonio Gandossi Le 4 stagioni

gennaio 2014
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Un albero e contemporaneamente le quattro stagioni: ecco l’immagine di copertina che ho scelto per questo numero dell’anno nuovo. Lo stesso albero in quattro momenti, da quattro punti di vista: un invito a guardare, a guardare di nuovo, a vedere ciò che non si vede, a vedere ciò che si è già visto, a intuire ciò che si vedrà. Perché tutto è questione di sguardi.

Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia e ha detto
non c’è altro da vedere, sapeva che non era vero.
Bisogna vedere quel che non si è visto,
vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si era visto in estate,
vedere di giorno quel che si era visto di notte.
con il sole dove la prima volta pioveva …
(Josè Saramago)

Uno sguardo a un indietro che è presente

Non lasciamo che il Natale ci sfugga via tra le dita, tra le pieghe della tradizione e dell’abitudine. Va custodito, guardato, riguardato per cercare di accogliere il suo significato potente e dirompente: quello di un Dio che si fa bambino, di un Dio che ha cancellato la distanza, che non ha chiesto e non ci chiede di scalare il cielo per arrivare a Lui, ma che è “sceso” per farsi uomo lui stesso, per condividere in tutto la nostra umanità. Un Dio che ha infranto tutte le immagini di un Dio potente e inavvicinabile per celarsi e insieme rivelarsi in un Bambino. Un Dio che - come dice la scrittrice Marguerite Yourcenar - “ha preso alloggio nella locanda del tempo”, che non ha voluto camminare sopra i tetti della storia, ma ha voluto camminarvi dentro. Un Dio presente, vicinissimo, qui e ora.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

(Vangelo di Giovanni 1,14)

Il Signore nato a Betlemme, crocefisso e risorto è con noi e nella storia di questo nuovo anno la sua presenza amante è assicurata e sarà ininterrotta.

Uno sguardo al presente e alle presenze

L’invito è a iniziare il nuovo anno ringraziando Dio e gli altri, le persone che ci stanno vicine, che ci vogliono bene, che si prendono cura di noi … consapevoli che tutta la nostra vita, fin da quando nasciamo, ha a che fare coi doni di Dio e con i doni di tante persone. Chi ama, chi ringrazia sa dare tempo, sa fermarsi per guardare e guardarsi

Allora, ho riflettuto, dice Dio,
io voglio regalare loro un'agenda, la mia agenda,
piena di appuntamenti importanti.
Ogni giorno un incontro con me …
qualche minuto d'ebbrezza nel grigiore del tempo,
poiché io sono l'Eterno, colui che possiede il tempo.
Ogni giorno dei lunghi momenti con la sposa o lo sposo,
insieme con gli amici, con i figli …
È deciso, dice Dio, offrirò loro la mia agenda
perché, dal più grande al più piccolo,
scoprano finalmente che solo il tempo passato ad amare
è tempo guadagnato.

Uno sguardo al futuro, uno sguardo di speranza

È vero, noi siamo “mortali”. Ma siamo anche, e soprattutto, “natali”. Perché il bambino non è ciò che siamo stati, ma ciò che dobbiamo diventare, ce lo insegna il Vangelo. Perché l’uomo non finisce mai di nascere: nasce di nuovo e nuovamente in ogni atto di amore, in ogni atto di scelta libera e consapevole, in ogni atto di giustizia, di carità, di speranza. L’uomo non è nato e non nasce per morire, ma per incominciare, per ricominciare. Anche in un tempo così difficile come quello che stiamo vivendo …

Siamo un po’ come Noè sull’arca, come quando c’è stato il diluvio universale. Anche noi siamo su una zattera che ondeggia sotto gli urti della storia. E anche noi come Noè, ogni tanto usciamo sulla tolda per misurare con lo scandaglio la profondità delle acque: a che punto saranno arrivate? Però anche noi, come Noè, leviamo lo sguardo verso il cielo per vedere se, da qualche parte, compare la calotta dell’arcobaleno. Ecco: tra diluvio e arcobaleno. Attenzione però, amici miei, dovremo essere i cantori dell’arcobaleno, coloro che scrutano l’arrivo della colomba mandata da Noè. (mons. Tonino Bello)

Cantori dell’arcobaleno, cantori e costruttori concreti, sapienti e audaci di speranza: ecco quello a cui sono chiamati i cristiani oggi.

Uno sguardo alla comunità pastorale

Sono parroco da quattro anni - dopo aver vissuto bellissime esperienze, significative e diverse tra loro, in quattro parrocchie - di una comunità pastorale che riunisce ben sei parrocchie con circa 30.000 abitanti. Non ho mai rinunciato a dar vita a qualcosa di nuovo … anche se ora mi sento come se fossi tirato un po’ da tutte la parti … ma non rinuncio a cercare di essere segno di unità, condivisione e missione, per tutta la città di Vimercate e di Burago.

C’è chi guarda alla comunità pastorale con occhi disincantati, chi con occhi disillusi, chi con occhiate negative, dentro uno stile conflittuale e di arroccamento difensivo e un po’ datato … e c’è chi guarda invece con sguardo luminoso, attento, positivo, lo sguardo di chi sa di essere chiamato a “sconfinare”, a non avere confini … C’è un disperato bisogno di sguardi così. Sguardi che diventano concretezza di azione, nonostante la difficoltà a camminare insieme, come ci narra questo apologo:

Una volta un cigno  un gambero e un luccio decisero di tirare un carretto con sopra un carico. E vi si aggiogarono tutti e tre insieme. Facevano tutti gli sforzi possibili, eppure il carretto non avanzava. Il carico era leggero per loro ma il cigno si slanciava verso le nubi, il gambero andava indietro e il luccio tirava verso l’acqua. Chi avesse torto o ragione non tocca a noi giudicarlo, però il carretto è ancora là.

È per non fermarsi, per non rimanere impantanati in inutili chiusure, per non fermare l’annuncio del Vangelo a tutti, che bisogna guardare avanti e camminare insieme.

ííííí

Buon anno di cuore a tutti!

Vi auguro di avere la Forza per continuare.
Vi auguro la Pazienza per riprovare
se qualcosa è andata in modo diverso da quello che volevate.
Vi auguro di avere la capacità di vedere la Bellezza

dove altri non la vedono.
Vi auguro di avere sempre la Speranza

di un nuovo sogno e la Costanza di inseguirlo.
Vi auguro di avere sempre occasioni di Dare e Condividere.
E la Saggezza di aspettarvi sempre il Meglio dal domani.

don Mirko Bellora

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