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NATALE : ATTESE E PASSI

Pietro Bugiani
Pietro Bugiani, Natività, 1928

dicembre 2013
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C’è un’attesa nascosta e scritta in ognuno di noi, attendiamo sempre qualcosa di nuovo e diverso, qualcosa che disseti la nostra sete di felicità, qualcosa che in fondo ci salvi. Eppure sembra che niente possa bastare alla nostra sete …

L’uomo è inquieto. Nulla lo può saziare.
Nulla di ciò che ha dei limiti,
fosse pure l’intero universo sino alle stelle più remote.
Più ottiene, più cresce la sua inquietudine.
Non trova riposo.
Il suo cuore è fatto per l’infinito,
per un amore senza limiti.
È la repressione di questo desiderio di infinito
che spiega quasi tutte le crisi del mondo di oggi.
(Olivier Clement)

In verità è Qualcuno che attendiamo, non qualcosa … E sarebbe una meraviglia vivere la stessa attesa del poeta francese Arthur Rimbaud: J’attends Dieu avec gourmandise, attendo Dio con golosità, con l’acquolina in bocca … Lo attendiamo, lo cerchiamo, ma forse la vera scoperta è accorgersi che è Lui a cercare noi, instancabilmente, perdutamente, come un amante. È Lui che cerca noi anche in questo nuovo Natale.
È Lui, un bambino, la salvezza che tanto cerchiamo: è questo il Natale, l’annuncio di ogni nuovo Natale. Dentro la fragilità, la debolezza, l’essere indifeso e disarmante di un bambino sta scritta per sempre la nostra salvezza. Un annuncio che lascia senza parole e stupisce, sconvolge tutte le immagini di Dio che abbiamo in testa:

E si mette nudo tra le nostre braccia, questo fragile bambino. Chiede. Ci fa sapere che ha bisogno di noi, che la sua debole mano cerca come può il nostro cuore. Si direbbe che abbia dimenticato di essere Dio, e che solo dalle nostre labbra voglia farselo dire. C’è un Dio tra le braccia della sua creatura. Ed io, uomo, io sostengo Dio. (Paul Claudel)

L’invito allora è a lasciare che il Natale avvenga nella profondità di ciascuno di noi, l’invito è a lasciarsi conquistare dal Natale, da un Dio Bambino che tende le braccia verso di noi. L’invito è a guardare e a lasciarsi guardare da questo nostro Dio

Questa liturgia che celebra la nascita del Salvatore nella notte del mondo, vede protagonisti i nostri occhi. Il Natale come un incrociarsi di sguardi.
Ebbene, che cosa leggiamo in questa carne, piccola, tenera, indifesa carne di un neonato, uscita dai nove mesi? Che cosa vediamo in questa carne abitata dalla luce? Vediamo - scusate l'espressione - vediamo gli occhi di Dio, lo sguardo di Dio. Ci sentiamo guardati. E non è poca cosa: essere guardati. È come sentirsi strappati alla solitudine e dall'insignificanza. Infatti, "nessuno che si accorga di te", "nessuno che ti guardi", è una delle esperienze più amare, vicina all'altra dello "sguardo che ti incenerisce", "guardato dall'alto in basso". La gloria di Dio riposa in una mangiatoia e ti senti guardato da Dio, ti senti guardato dalla benevolenza. (don Angelo Casati)

È questo il segreto nascosto della notte più attesa dell'anno. Insieme alla tenerezza, alla sproporzione, alla gratuità senza contraccambio, al modo divino di donare che ci insegna il nostro Dio e che papa Francesco, testardamente, continua a proporci:

Sono tutti contenti di Papa Francesco, io compreso, E poi la frase detta al primo Angelus e riportata da tutti i Tg sembra proprio dar ragione a chi si augura di vedere il ruolo del Papa trasformarsi in una statuina da mettere nel presepe, mi riferisco a quella “non abbiate paura della bontà e della tenerezza”. Diciamo la verità, sembra proprio una raccomandazione di un parroco di campagna del 1927, o una frase da mettere sui foglietti dei cioccolatini: Una frase talmente sdolcinata che rischia di farci venire il diabete, talmente melensa, buonista e “politically correct”, da rassicurare chiunque tema che il Papa possa invadere i territori della nostra vita. Francesco sta chiedendo a tutti noi di vincere il Triplete: buoni, teneri, misericordiosi. Una richiesta scandalosa! Nemmeno Mourinho ha preteso tanto. Sento che questo Argentino non ci lascerà in pace fino a quando non avremo capito che quelle frasi da cioccolatini sono le cose più difficili e necessarie da realizzare per il senso della nostra passeggiata terrestre. (Giacomo Poretti, del trio Aldo Giovanni e Giacomo)

Bontà, tenerezza, misericordia a Natale sappiamo renderle possibili perché lasciamo che il cuore vinca, quel cuore che spesso lasciamo freddo e congelato. A Natale la fantasia dell’amore fa miracoli e tanti sogni diventano possibili. Il Natale sa tirar fuori il meglio di noi stessi, libera il divino, la bellezza che è in noi, la nostra straordinaria capacità di amare. Il mio augurio è che questa potenza e fantasia dell’amore non vada perduta, dimenticata, sciupata, congelata …
Arriva Natale e ci mettiamo a correre più del solito, ma quelli che contano di più, quelli che ci fanno più felici sono i “passi del cuore”, quei passi che ci avvicinano e ci legano gli uni agli altri, quelli che ci portano a un abbraccio. Perché la vita felice è sempre “un essere nelle braccia di”, anche Dio l’ha sperimentato …

don Mirko Bellora

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