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E STANCHI DI CAMMINARE … SI MISERO A CORRERE

He Qi Women Arriving At TheTomb
He Q!i - Donne al sepolcro

aprile 2013
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Bisogna sempre tornare lì: tornare al mattino di Pasqua, alla tomba vuota, all’ascolto delle testimonianze dei discepoli. Perché lì sta il cuore della fede, il cuore della Chiesa.
 

Tutto cambia con la resurrezione. Il cuore inizia a correre, i sentimenti ritrovano forza. Anche noi possiamo riprendere a correre! Possiamo andare di nuovo incontro all’altro. La vita non è finita! La speranza non è nel passato! Non vincono la nostalgia, il cinismo, il disperato salvarsi da soli. La felicità della Pasqua non è senza il dolore della croce: è la vittoria su quel dolore! La felicità non è una vita senza pianto, ma sono le lacrime asciugate dall’amore! Per questo la Pasqua è anche fretta: l’amore ha fretta di raggiungere l’amato.

(mons. Vincenzo Paglia)

 
Chi ama corre, chi ama ha fretta. Lo sanno gli innamorati che sempre volano!
I primi a credere nella resurrezione di Gesù sono stati due innamorati: Maria Maddalena e Giovanni, il discepolo che Gesù amava.
Basta prendere tra le mani le pagine pasquali dei Vangeli per accorgersi che tutti corrono a Pasqua … corrono le donne al sepolcro, corre Maria, corrono Pietro e Giovanni, corrono i discepoli di Emmaus tornando a Gerusalemme dopo aver incontrato Gesù risorto.

 

Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Che bisogno c’era di correre? Tutto ciò che riguarda Ge­sù non sopporta mediocrità, me­rita la fretta dell’amore: l’amore ha sempre fretta, chi ama è sempre in ritardo sulla fame di abbracci. Corrono, sospinti da un cuore in tumulto, perché hanno ansia di lu­ce, e la vita ha fretta di rotolare via i macigni dall’imboccatura del cuore.

(don Ermes Ronchi)

 
Corrono sospinti dal vento dello Spirito, dalle sorprese inaudite dello Spirito!
E come non parlare e non commuoversi per una di queste splendide sorprese? Papa Francesco!
È già nel cuore di tutti, col suo nome, con le sue parole, i suoi gesti, le sue scelte spiazzanti, quel suo parlare ostinato di misericordia, di tenerezza, di gioia, dei poveri, del potere come servizio, della Croce come unica gloria per la Chiesa, quel suo chiedere una benedizione, prima ancora di darla, quel suo fare e chiedere silenzio …
Il mio cuore è stracolmo di gratitudine. E il mio grazie si fa augurio, con le parole che rubo a mons. Tonino Bello:
 

Se vi dicono che afferrate le nuvole,
che battete l’aria,
che non siete pratici,
prendetelo come un complimento.
Non fate riduzioni sui sogni.
Non praticate sconti sull’utopia.
Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo
e vi date da fare per vivere il Vangelo,
la gente si chiederà:
”Ma che cosa si cela
negli occhi così pieni di stupore di costoro?”
 

È questa la domanda che dovrebbero far sorgere i cristiani che sanno vivere a partire dalla Resurrezione, testimoni del Risorto, patiti di speranza.
Gesù di Nazareth, il crocefisso risorto, dice a ciascuno di noi: alza lo sguardo verso di me, metti i tuoi occhi nei miei occhi, le tue mani nelle mie mani, appoggia la tua testa sul mio cuore, fidati, alzati e cammina.
E come i passi lenti delle donne al sepolcro, dei discepoli di Emmaus sono diventati passi veloci di chi ha una incredibile speranza da vivere e da raccontare, così sarà anche per i nostri passi.
 

E i due? Avevano iniziato il loro cammino verso Emmaus con il passo stanco e depresso, adesso partono senz'indugio, di corsa, verso Gerusalemme, ansiosi di dire a tutti i loro amici che Gesù è risorto, è vivo. Loro l'hanno incontrato. E, stanchi di camminare, iniziano a correre! (don Marco Pozza)

 
Così prego, così sogno: che i passi di ciascuno di noi, che i passi della nostra comunità pastorale da passi un po’ lenti e stanchi diventino passi veloci, passi da innamorati perché il Vangelo è dato per “esplodere”, per andare lontano … da tutti.
 

don Mirko Bellora

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