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SPASIMANTI  D'ETERNITÀ

He Qi-Il Signore Risorto
He Qi-Il Signore Risorto

aprile 2012 riga

“Io voglio guarire dalla morte” è il grido con cui ci scuote lo scrittore Jonesco. È il nostro grido. Come puoi guardare negli occhi chi ami e chi ti ama … un figlio, una madre, un padre, un marito, una moglie, un amico … e accettare la morte? Come è possibile accettare tante morti ingiuste, orribili, accidentali? Come puoi accettare la brutale sentenza di una malattia? Non credo sia proprio possibile perché l’amore chiede il “per sempre”, perché l’uomo è mortale ma insieme è “spasimante d’eternità”.
Mi capita ogni giorno - e ne resto sempre profondamente turbato - di incontrare le infinite ferite impresse nella vita, nel cuore, nella carne di tante persone, ferite che è impossibile rimarginare, ferite che resteranno per sempre aperte, ferite che è possibile solo accarezzare. È l’ingiusto dolore che torchia. È la crudele impotenza che oscura, che annienta, che divide, che strappa.

Quando si soffre nella carne e nello spirito, il pianto è la naturale risposta. E di pianto ce n'è tanto, ma tanto! Se lo calcolassimo prenderebbe lo spazio di un mare, di un grande mare. Quando gli occhi per un istante si asciugano, ci mettiamo a pensare: perché? perché, Signore, tanto pianto? La risposta non viene così facilmente. Poi riprendiamo a piangere e i pensieri si ingarbugliano, inciampano come uccelli feriti. Poi torniamo a chiederci: perché? Perché? I segni come le parole non bastano a calmarmi e a dare una risposta adeguata. Permane il mistero. Ci deve essere dell'altro. Il segreto è ancora nascosto. Ma dove cercare? Il vero segreto nascosto nei secoli è il Dio Crocefisso ...
(Carlo Carretto, "Perché Signore?")

Fra i tanti ricordi di chi ha cercato questo segreto mi è tornato alla mente papa Giovanni XXIII poco prima della sua morte, quando i suoi occhi cercavano il Crocifisso sul muro della sua stanza. Al nipote Zaverio che stava in piedi al capo del letto, disse con forza. "Scostati, mi nascondi il Crocifisso". Come ha commentato don Angelo Casati, era come se dicesse: “Se tu mi copri il Crocefisso mi nascondi l’immagine di colui che non perde nessuno; io ho bisogno di sapere che non mi sta perdendo, e che nessuno mi può strappare dalle sue mani”.
E mi è tornato alla mente anche l’immagine di Giovanni Paolo II che durante il viaggio in Terra Santa per il Giubileo del Duemila visita il Santo Sepolcro ma viene tenuto lontano dalla scala che sale al Golgota, nel timore che la malattia gli neghi le forze per salirla. Lui però non vuole lasciare Gerusalemme senza baciare un’ultima volta la roccia che accolse la croce di Gesù, così torna all’improvviso al Sepolcro e resta a lungo con la faccia a terra e le braccia allargate con il desiderio di appoggiarsi a quell’uomo crocefisso, di farsi portare da Lui, con la certezza che il cristianesimo inizia proprio da lì, da quell’uomo crocefisso.
E mi tornano alla mente i volti di tante persone che hanno saputo mettere i loro occhi pieni di lacrime negli occhi del Crocefisso, che hanno saputo appendere al suo cuore tutti i perché e hanno saputo appoggiare al suo petto la loro testa ... E così hanno avuto in dono la segreta e inaudita speranza che sa regalare il Crocefisso:

Una tomba è troppo piccola per contenere il mio amore. Risorgerò.

> e con Lui tutti noi risorgeremo.

Quando tutto sembra perduto, quando la notte della vita sembra buia come non lo è mai stata, quando nella mente si fa sempre più strada il pensiero secondo cui "ormai non c'è più nulla da fare!", e quando il cuore è schiacciato dalla pesante pietra del dolore e non trova la forza di amare, ecco che una piccola luce si accende, un bagliore rompe l'oscurità e annuncia un inizio. Dolcemente uno sguardo si appoggia sul tuo volto e una mano asciuga le tue lacrime: la pietra del dolore rotola via lasciando spazio alla speranza. Ecco il grande mistero della Pasqua! In questa santa notte la Chiesa ci invita ad essere testimoni della luce del Risorto, a credere che chi vive in Lui non pronuncia la parola "ormai", ma si affida costantemente alla parola "ancora": c'è ancora un'altra possibilità, c'è ancora speranza, c'è vita perché Cristo ha vinto, e noi con Lui, la morte. (don Guido Benzi)

Ogni Pasqua è la ricerca di questa segreta speranza che ci fa capaci - anche se il mistero, le lacrime, il buio, le domande permangono e anche se la notte sembra senza fine - di sognare uno splendido mattino di primavera con la sua tomba vuota, di non fermarsi all’ormai e di riprendere il cammino in speranza. Così sogni e aspetti l’inatteso. Sogni e speri l’insperato. Sogni che ciò che ti appare irrimediabilmente perduto non lo sia per sempre. Sogni un oltre. Sogni una porta che si apre. Sogni la morte del dolore, la morte della morte. Perché l’amore di Dio è più forte della morte ... l’amore non si può intrappolare.

Cristiano è chi dice sì al Signore, al Signore Gesù come Signore della vita,
 con la determinazione di un maratoneta,
la fiducia di un sognatore,
la semplicità sorridente di un bambino
(Ernesto Olivero)

La semplicità sorridente di un bambino, narrata così:

Una studentessa universitaria che faceva da baby sitter a due nipotini, un sabato sera si è sentita chiedere dal più grande: - Che cos’è morire? Che rispondere a un bambino che pone una domanda come questa?
Con molta delicatezza e verità la ragazza disse al bambino: - Morire è come se tu e il tuo fratellino vi coricaste stasera e non vi risvegliaste più. Il più piccolo ribattè vivacemente alla zia: - Noi non moriremo perché la mamma viene a svegliarci ogni mattina!
Non dimenticherò mai queste parole di bambino che descrive così bene la portata della resurrezione per noi. Noi non moriremo perché qualcuno ci ama e ci risveglia ogni mattina. Ogni amore autentico, secondo Gabriel Marcel, porta in sé un augurio di eternità per la persona amata. Così per noi il significato della resurrezione di Gesù è quello dell’amore di Dio che dice all’uomo: “Tu non morirai!” (Jean-Guy Saint-Arnaud, Lascia il tuo paese)

Ma credere nella risurrezione e rimandarla a un futuro lontano e non conosciuto non basta, non può bastare.La speranza che ci viene dalla Pasqua di Gesù, ci insegna e ci invita ad aprire varchi nell’impossibile, a far scaturire energie impensate, a toglierci di dosso la polvere della mediocrità, a trasformare passività e rassegnazione in desiderio e slancio. Qui e ora. Ci fa amare tanto la terra … perché:

Soltanto quando si ama a tal punto la vita e la terra
da pensare che con la loro fine tutto è perduto,
si può credere alla resurrezione dei morti e ad un mondo nuovo.
(Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa)

don Mirko Bellora

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