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STAI CAMMINANDO SUI MIEI SOGNI

Chagall-La_barque
Chagall - La barque

febbraio 2012 riga

«Da Gerusalemme scendeva verso Gerico la famiglia. Scendeva per le vie tortuose e impervie della storia quando, a una svolta della strada, incontrò i Tempi Moderni. Non erano di natura loro briganti, non peggio di altri tempi, ma si accanirono subito contro la famiglia … Le rubarono prima di tutto la fede, che bene o male aveva conservato fino a quel momento come un fuoco acceso sotto la cenere dei secoli. Poi la spogliarono dell’unità e della fedeltà, della gioia dei figli e di ogni fecondità generosa. Le tolsero infine la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità sacra per i viandanti e i dispersi. La lasciarono così semiviva sull’orlo della strada e se ne andarono a banchettare, ridendo della sorte sventurata della famiglia.
Passò per quella strada un sociologo, vide la famiglia sull’orlo della strada, la studiò a lungo e disse: “Ormai è morta”. Le venne accanto uno psicologo e sentenziò: “L’istituzione familiare era oppressiva. Meglio che sia finita!”.
La trovò infine un prete che si mise a sgridarla: “Perché non hai resistito ai ladroni? Dovevi combattere di più. Eri forse d’accordo con chi ti calpestava?”
Passò poco dopo il Signore, ne ebbe compassione e si chinò su di lei a curarne le ferite, versandovi sopra l’olio della sua tenerezza e il vino del suo amore.
Poi, caricatala sulle spalle, la portò alla chiesa e gliela affidò dicendo: “Ho già pagato per lei tutto quello che c’era da pagare. L’ho comprata col mio sangue e voglio farne la mia prima piccola sposa. Non lasciarla più sola sulla strada, in balìa dei Tempi. Ristorala con la mia Parola e il mio Pane. Al mio ritorno chiederò conto di lei”.
Quando si riebbe la famiglia ricordò il volto del Signore chino su di lei. Assaporò la gioia di quell’amore». (La Domenica ‘99)

Chinarsi sulla famiglia, sulle sue gioie e sulle sue ferite: è quel che cercheremo di fare in tutte le iniziative che ci porteranno al 7° incontro mondiale delle famiglie (Milano 30 maggio-3 giugno … ci sarà anche il Papa!), una straordinaria occasione di analisi lucide, di riflessioni, di incontro, di ascolto, di dialogo, di franchezza, di festa, di speranza, di accoglienza. Un’occasione da non perdere.
Sembrano davvero tempi bui per la famiglia, per il matrimonio, per il matrimonio cristiano indissolubile… Non è raro sentire parlare di disinteresse per il matrimonio, di spavento per la convivenza, di follia per la fedeltà. A volte il matrimonio viene descritto come anacronistico, ridicolo. Si afferma che la monogamia non durerà in eterno, che sparirà anche come ideale … Eppure la famiglia sta sotto i nostri piedi e noi ci troviamo ritti sopra la famiglia. Una parte importante di quel che siamo è scritto nella nostra famiglia.
E nonostante tutto, nonostante spesso siano il «crocevia di tutte le fragilità», il matrimonio e la famiglia continuano a essere considerati dai più come tra i fattori più importanti per la realizzazione e per la felicità di ogni persona. Sembrano proprio essere la «chiave della felicità».
Forse per questo nella classifica dei dieci articoli più letti nel 2011 sul New York Times c’è quello sul matrimonio proposto non come il territorio recintato dai sacrifici ma come il giardino in cui coltivare le opportunità della libertà. Forse per questo la copertina scelta dalla rivista tedesca Der Spiegel per salutare l’anno nuovo era dedicata al matrimonio e intitolata “Amore eterno”. Scelte apparentemente fuori moda tali da spingere una giornalista a chiedersi: “È dunque il matrimonio la risposta più moderna ai tempi, incerti di tutto, che dovremo vivere?”.
Io credo di sì! Per questo invito tutti a non aver paura della proposta evangelica dell’amore per sempre, un amore forte come la morte, anzi di più. Nella certezza che il Dio dei cristiani sogna la felicità per ogni uomo e donna, sogna con loro. Non è un Dio guastafeste, non è un Dio concorrente o geloso dell’uomo. Come ci narra splendidamente Paul Claudel ne La scarpetta di raso quando scrive di un dialogo tra la protagonista femminile del dramma, combattuta tra la paura e il desiderio di arrendersi all’amore, e il suo angelo custode.

«Donna Prouhèze: “È dunque permesso questo amore delle creature l’una per l’altra? Davvero, Dio non è geloso?”. L’angelo custode: “Come potrebbe essere geloso di ciò che ha fatto lui stesso?” (…). Donna Prouhèze: “Ma l’uomo nelle braccia della donna dimentica Dio”. L’angelo custode: “È forse dimenticarlo essere con lui ed essere associati al mistero della sua creazione?”».

Dio sogna di far fiorire la nostra umanità, nulla toglie ma piuttosto aggiunge. Per realizzare il suo sogno il nostro Dio deve poter entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio …

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell'oro e dell'argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell'alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto i sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.
(William Butler Yeats, da "Il vento tra le canne", 1899)

Che meraviglia! Ogni giorno qualcuno stende sotto i piedi di un altro i suoi sogni: la moglie col marito, il marito con la moglie, i figli coi genitori, i genitori coi figli, i fidanzati, gli amici, le famiglie con la Chiesa … e noi dovremmo imparare a camminare con piedi leggeri, perché non c’è niente di più bello, e insieme di più fragile, di quel sogno a cui abbiamo dato nome amore. Un sogno che va custodito, fatto crescere, accompagnato con un di più di tenerezza, di audacia, di speranza, di fede, di preghiera. È il cammino dell’amore, è il viaggio dell’amore (stupenda la barca degli sposi di Chagall in copertina!), è la scuola dell’amore. È la bellezza dell’amore che ti fa scoprire di essere interamente tuo quando “appartieni” a un altro, è la bellezza dell’amore che fa il cielo più limpido e la terra più profumata. Un amore come l’amore di Dio. Per sempre.

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