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UNO SGUARDO UNA BENEDIZIONE UNA PROMESSA

Klee castello e sole

Paul Klee: Castello e sole
gennaio 2012 riga


Sotto lo sguardo di Dio

Cinquant’anni fa, nell’ottobre del 1952, nasceva Rosario Livatino. Chi è Rosario Livatino? Qual è la sua storia? Era un giudice di Canicattì assassinato da sicari della mafia il 21 settembre 1990, a 38 anni non ancora compiuti. Lo hanno soprannominato il giudice ragazzino. Perché parlo di lui in questo gennaio 2012?
Perché da qualche mese è cominciato l’iter per la sua beatificazione. Perché era un servitore silenzioso e infaticabile della giustizia e perché sul suo tavolo di lavoro teneva un crocifisso ed un Vangelo. Perché sulle pagine della sua agenda si è trovata questa sigla: "STD", ovvero "Sub Tutela Dei", sotto la tutela di Dio, sotto la protezione di Dio, sotto lo sguardo di Dio. Perché tutte le mattine si fermava a pregare da solo, in silenzio, in una chiesa vicina al tribunale. "Non sapevo chi fosse - ricorda il parroco - avevo solo capito che era un magistrato. Rimaneva per un po’ e poi se ne andava in silenzio."
Il Vangelo trovato sul suo tavolo era tutto annotato, segno che lo teneva spesso tra le mani, lo rimuginava e dava senso e forza al suo impegno. Una vita vissuta alla luce del Vangelo, un Vangelo vissuto e incarnato nella vita.

Questo è il mio augurio per l’anno nuovo che incomincia: sentiamoci ogni giorno sotto lo sguardo amorevole e misericordioso di Dio. Uno sguardo d’amore che invita ad amare e a fare della propria vita un regalo. Uno sguardo d’amante, non uno sguardo inquisitore:

Il nostro Dio è un Dio che veglia,
non un Dio che sorveglia.
Perché si sorveglia in nome della legge,
ma si veglia in nome della tenerezza.

È questa l’immagine di Dio che ci dobbiamo portare dentro le nostre giornate:

Spesso accade che, guardandosi nel cuore e pensando a Dio, si provi un disagio difficilmente definibile, come se Dio non fosse contento delle nostre scelte, della nostra vita. Come se si avvertisse una sorta di paura ad apparire davanti a Lui, ad aprirgli i nostri scrigni nascosti, così intimi, personali. La questione fondamentale evidentemente rimane sempre quella dell’immagine di Dio. Quando l’uomo si lascia sorprendere da Dio, in maniera che Dio gli possa rivelare la sua vera immagine, allora e solo allora questo sguardo nel cuore cambia. Quando noi comprenderemo che Dio è la misericordia, l’amore, che Dio è come le viscere materne che fremono per noi, la vita sarà una festa. E guardare nel proprio cuore sarà sempre guardare nella libertà… (p. Marko Ivan Rupnik, Gli si gettò al collo)

All’inizio una benedizione

Nella S. Messa di inizio d’anno si leggono alcuni versetti tratti dal libro dei Numeri (6,24-26):

Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.

Questa Parola ci regala la certezza della benedizione di Dio.
Per un cristiano una cosa è certa: lo sguardo benedicente di Dio, cioè il fatto che Dio è con noi e sarà con noi tutti i giorni di quest'anno, tutte le ore, qualunque cosa ci capiti, fosse anche la malattia, la morte. Lo sguardo di Dio è sempre e solo benedicente perché Dio vuole soltanto e sempre il nostro bene. Una benedizione che ha ripetuto anche Gesù.

Gesù dice: "Benedetti del Padre mio". C'è una benedizione reale anche nelle case, una benedizione diretta, che non ha bisogno di essere mediata dai preti ...
"Venite benedetti", è scritto nel Vangelo; in ebraico il termine che dice "benedizione" "barakh" è molto vicino al termine che dice "ginocchio" "berek".
Vorrei forzare la vicinanza dicendo: benedetto perché ti sei messo in ginocchio, perché hai servito, perché ti sei preso cura dell'altro.
E l'altro non è un fantasma, la nostra giornata è fatta di incontri da mattina a sera, forse anche la notte, con l'altro. Prenditi cura. Non ti sono chiesti miracoli. Prenditi cura, perché Dio è celato nell'altro.
Secondo un commento rabbinico la "Shekhinah" (la presenza di Dio) si libra sopra il letto del malato, cosicché colui che visita il malato non deve sedersi sul letto o su una sedia o su una panca, ma si deve coprire il capo e sedersi per terra, poiché la Shekhinah si libra su quel letto. (don Angelo Casati)

Prendersi cura dell’altro, anche delle sue ferite, perché Dio è nascosto nell’altro. È il mio augurio-invito per questo anno che, nuovo di zecca, ci aspetta.

Una promessa

C’è un bellissimo sole nell’immagine di copertina (Paul Klee, Castello e sole) che illumina e colora tutto il paesaggio. Ognuno di noi ha bisogno di questo "sole", anche in pieno inverno, anche in tempi di crisi …

Anche noi, cittadini immersi nella crisi economico-finanziaria, siamo chiamati a metterci in gioco, impegnando tutta la nostra energia personale e comunitaria. Il domani avrà un volto nuovo se rifletterà la nostra speranza di oggi. Una "speranza affidabile" deve quindi guidare le nostre decisioni e la nostra operosità.
Dalla crisi si esce solo insieme, ristabilendo la fiducia vicendevole. E questo perché un approccio individualistico non rende ragione dell’esperienza umana nella sua totalità. Ogni uomo, infatti, è sempre un "io-in-relazione". Per scoprirlo basta osservarci in azione: ognuno di noi, fin dalla nascita, ha bisogno del riconoscimento degli altri. Quando siamo trattati umanamente, ci sentiamo pieni di gratitudine e il presente ci appare carico di promessa per il futuro. Con questo sguardo fiducioso diventiamo capaci di assumere compiti e di fare, se necessario, sacrifici. Da qui è bene ripartire per ricostruire un’idea di famiglia, di vicinato, di città, di paese, di Europa, di umanità intera, che riconosca questo dato di esperienza,comune - nella sua sostanziale semplicità - a tutti gli uomini.

(card. Angelo Scola, S. Ambrogio 2011)

Nella notte di Natale ho promesso, a nome mio e a nome di tutta la Comunità Pastorale, un concretissimo impegno per tutte le persone che, a causa della crisi economica, hanno perduto il proprio posto di lavoro. Come nell’invito del nostro Cardinale, dobbiamo metterci tutti in gioco. Con energia, fantasia, creatività, competenza, speranza, sogno, audacia.
Anche questo è il mio augurio, la mia promessa.

ï ï ï ï ï

Un tenero fiore dai delicati colori era sempre in attesa delle api.

Ma le api non arrivavano mai
Il fiore continuò ad aspettarle e sognarle.
La luna una notte gli domandò:
"Non sei stanco di aspettare?"
"Non posso, perché se ogni giorno non mi schiudo, appassisco!"

L’unico modo di vivere è continuare a sbocciare, continuare ad amare.

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