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don Mirko Bellora

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Nell’attesa di incontrarvi, come mi è stato chiesto, racconto qualcosa di me.

Sono don Mirko Bellora e dal prossimo 4 ottobre sarò chiamato ad essere il responsabile della Comunità Pastorale "Beata Vergine del Rosario", una comunità che unisce le parrocchie dell’intera città di Vimercate e la parrocchia S. Vito e Modesto di Burago Molgora.
Sono nato il 18 novembre 1946 e mi avvio al 40° anno di sacerdozio visto che sono stato ordinato prete il 27 giugno 1970. Dal 1970 al 1974 sono stato vicario parrocchiale a Sacconago di Busto Arsizio, dal 1974 al 1984 vicario parrocchiale per la pastorale giovanile a Desio nella parrocchia SS. Siro e Materno, nel 1984 ho iniziato la mia esperienza da parroco a S. Giuseppe in Monza, continuata dal 1994 fino ad oggi a Milano in S. Maria del Suffragio. Dal 2005 sono Decano del Decanato di Romana – Vittoria, una realtà ecclesiale di oltre 91.000 abitanti.
In questi giorni convivono in me due sentimenti apparentemente opposti - il timore e la gioia - perché mi è dato di vivere una nuova e importante "sfida" pastorale … ma da sempre amo le sfide perché mi impediscono di sentirmi arrivato, di adagiarmi, di crogiolarmi nel passato e perché mi invitano e obbligano a inventare e a sognare. Per tutti e con tutti.
Inizio quindi una nuova stagione, un nuovo amore e come ogni innamorato sono certo – come racconta un antico detto - di non incontrare fiumi senza guado.
Anche in questa nuova avventura mi faccio avvolgere e sospingere da un augurio che mi è molto caro e che mi ha sempre accompagnato:

Da prete-parroco sii sempre
una favola per i bambini
un sogno per gli adolescenti
una inquietudine per i giovani
un fratello per gli adulti
una carezza per gli anziani
un elisir per gli ammalati

Voi proibitemi di essere un parroco clericale, un "funzionario", aiutatemi ad essere un parroco-pastore, ministro della gioia e della eccedenza evangelica. Voglio essere un prete del Concilio Vaticano II, quella straordinaria e profetica stagione in cui la storia della Chiesa si è intrecciata, come forse mai prima era avvenuto, con la vicenda dell’umanità intera. Se questo Concilio non ci fosse stato sarei un’altra "figura spirituale" di prete. Sono convinto che, come il Vangelo, il Concilio non è superato. Piuttosto non è stato ancora raggiunto.
Insieme cercheremo di costruire la Chiesa del Vaticano II, cioè una Chiesa radicalmente evangelica e fraterna, che sa vivere e annunciare il volto misericordioso di Dio, pienamente corresponsabile e missionaria, entusiasta del Vangelo, esperta in umanità, una comunità non ripiegata su se stessa ma protagonista vivace della splendida città di Vimercate.
Sarà bello - sacerdoti e laici – pensare e progettare insieme, arrivare a scelte pastorali condivise e incisive, costruire luoghi di discernimento comunitario.
Afferma l’Arcivescovo Paolo Rabitti, presidente della Commissione episcopale per il laicato:

Cosa si chiede ai laici per la vita della Chiesa? Si chiede tutto! E che nessuno si senta più estraneo, ospite, mero fruitore della Chiesa, bensì suo "socio costruttore". Un’inconscia diffusa psicologia nel corpo ecclesiale ha ingenerato l’idea errata che i sacerdoti siano i "gestori" della Chiesa e i laici i "clienti"; i sacerdoti i responsabili, i laici i "delegati". Mentre invece la Chiesa è di tutti, costituita da tutti, costruita da tutti.

Insieme daremo vita alla Chiesa conciliare dei volti, una Chiesa che non possiede facili risposte ma che si lascia "inquietare" dalle domande. Come ha detto magnificamente bene il vescovo francese mons. Albert Rouet:

Mi piacerebbe una Chiesa che osi mostrare la sua fragilità. Nel Vangelo non si nasconde che il Cristo ha avuto fame e che è stato stanco. Talvolta la Chiesa dà invece l’impressione di non aver bisogno di nulla e sembra che gli uomini non abbiano niente da darle. Vorrei una Chiesa che si metta ad altezza d’uomo senza nascondere che è fragile, che non sa tutto e che anche lei si pone delle domande.

Sogno una Chiesa che viva all’ombra e viva al sole … all’ombra della Parola di Dio, al sole dell’Eucarestia.

Nel rigo 39 del salmo 105 si canta Dio che guida gli Ebrei nel deserto. Il testo ufficiale della Chiesa lo traduce così: "distese una nube per proteggerli". Alla lettera è invece: "stese una nuvola come un tappeto". Dio spiana in cielo il suo cirro ed esso, per effetto dell’ombra che produce, forma in terra una traccia. Gli Ebrei levano lo sguardo al cirro disteso la cui ombra si stende come un tappeto, si affidano alla segnaletica celeste. Quel tappeto è la Bibbia … (Erri De Luca, Una nuvola come tappeto)

Senza la domenica non possiamo vivere dicevano i primi cristiani. Questa affermazione, questo "urlo", questo "segreto" arrivi fino a noi con tutta la sua freschezza e la sua potenza, la sua gioia e il suo splendore. Sogno cristiani "gelosi" dell’Eucarestia domenicale che si accostano all’Eucarestia, alla Messa, come ci si accosta all’amore … in punta di piedi, irresistibilmente attratti dall’invito e dalle promesse della Pasqua di Gesù.

Quella della Comunità Pastorale "Beata Vergine del Rosario" dovrà essere davvero una esperienza nuova e originale … saremo chiamati a "sconfinare", ad andare oltre i confini delle vecchie parrocchie. E se è vero che i confini sembrano proteggere dall’inatteso e dall’imprevedibile, sembrano promettere sicurezza, sono sempre più convinto che solo chi "sconfina" vede meglio e sa far germogliare il nuovo dentro e fuori di sé. Per questo mi sento profondamente in sintonia con quanto afferma lo scrittore G.B. Shaw:

Ci sono alcuni che, vedendo le cose come sono,
si domandano: perché
?
Io sogno cose che non ci sono mai state
e mi domando: perché no?

In questa seducente avventura mi affido a Maria, donna audace che si è fidata perdutamente del Dio dell’impossibile. A lei chiedo di saper essere un parroco dagli "occhi di gufo" … I gufi mi hanno sempre affascinato (ne ho una collezione di oltre 600 pezzi!), hanno occhi enormi, smisurati, occhi da icone! Molto prima di me hanno affascinato i Bizantini. Con loro gli occhi dei gufi sono diventati gli occhi di Dio … Da loro dobbiamo imparare ad avere occhi profondi, che vedono dentro e oltre, occhi che vedono nella notte, oltre il buio, che sanno vedere l’alba dentro un tramonto, che già sognano l’alba. Occhi di speranza.
A Maria chiedo di saper vivere e mostrare che è possibile e insieme splendido amare Dio con cuore di carne e amare la carne con cuore di Dio.

Don Mirko Bellora

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