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LA PORTA DELLO STUPORE

dicembre 2009

Negli antichi presepi, in mezzo a tante statuine, ce n'era una molto originale e molto significativa. Era un personaggio con una mano accostata alla fronte per poter guardare meglio, per poter guardare più lontano. E' chiamata la statuina dell'incantato.
Simbolo di chi desidera fermarsi a guardare, di chi sa vedere oltre gli occhi della semplice ragione, di chi sa aprirsi alla meraviglia e lascia la parola al cuore.
Per questo l'incantato è divenuto simbolo del credente.
Chi saprà vedere la forza sotto la debolezza, la gloria sotto la sofferenza, la santità sotto il peccato, la vita sotto la morte, chi saprà attraversare la "porta dello stupore" ... saprà "vedere" Natale perché saprà vedere in un bambino, Dio! Perché – come diceva il padre della Chiesa Gregorio di Nissa - I concetti creano idoli di Dio; solo lo stupore percepisce qualcosa…
Allora, come dice un'antifona della liturgia ambrosiana delle ore,

Sappiate che Dio è con noi, sappiatelo e stupite!

Sappiate e stupite perché

vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore
che è il Cristo Signore.
Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce,
che giace in una mangiatoia.
(Lc 2,10-12)

E’ proprio in questo annuncio, in questo avvenimento che i cristiani credono. E ogni anno lo raccontano di nuovo, ad ogni nuovo Natale.
Credono e raccontano che non solo c’è un Dio che ama e si prende teneramente cura dell’uomo, al quale regala una speranza, una vita non meno che eterna, ma che questo Dio si è fatto uomo, in Gesù di Nazareth.
Forse sono dei pazzi … La ragione si smarrisce: come è possibile che Dio, l’eterno, venga a chiudersi nella misura dei nostri orologi? Come è possibile che Dio, l’infinito, scelga di "nascondersi" nel piccolo corpo di un neonato?
Eppure continuano a credere, anche se i dubbi, le domande, il timore non finiscono di interpellare e inquietare la libertà. Continuano a credere in quella buona, gioiosa, splendida notizia raccontata dall’evangelista Luca.
Da quel momento, da quel Natale sono coscienti che, se vogliono intuire, dire qualcosa del Dio in cui credono, devono guardare a un uomo, a Gesù di Nazareth.
Da quel Natale i cristiani sono "appesi" alle parole di Gesù, ai suoi silenzi, ai suoi gesti, ai suoi sguardi, ai suoi passi, alla sua vita, alla sua morte: lì è nascosto il volto e il cuore di Dio.

Nulla dell’Altissimo può essere conosciuto
se non attraverso l’Infinitamente Piccolo,
attraverso questo Dio ad altezza di bambino,
questo Dio raso terra dei primi ruzzoloni, il naso nell’erba.
(Christian Bobin)

Il nostro Dio è venuto così. Non nella potenza ma nella debolezza, nella fragilità, nella piccolezza. Il nostro è un Dio disarmante che chiede solo di lasciarci amare da Lui. E’ il suo inguaribile sogno. Ma … "per realizzare il suo sogno deve entrare nei sogni dell’uomo e l’uomo deve poter sognare i sogni di Dio" (A. Heschel)
E il sogno più bello del nostro Dio è quello di far sbocciare, di far fiorire l’umano che è in noi, l’infinito che è in noi, la speranza che è in noi, la forza di amare che è in noi, che abitano già come semi dentro di noi.

Si racconta che nella tomba di uno degli antichi re egiziani fu trovato un pugno di chicchi di grano. Vecchio di cinquemila anni. Qualcuno piantò quel grano e lo innaffiò. E, con grande stupore di tutti, germogliò. Dopo cinquemila anni.
Il Natale, il Vangelo è questo «seme» che non marcisce mai, sempre pronto a rinascere, a ricrescere, a ricreare … basta che non trovi cuori impietriti, induriti, indifferenti.
Io credo nell’«impossibile» del Vangelo, alla sua potenza trasformante.
Anche in un mondo che spesso è tragico, continuo a credere nella voce della speranza, nella bellezza e nella gioia che consegna il Vangelo.
Perché credo che la forza di Dio, la compagnia di Dio ci abitino e ci accompagnino, ogni giorno. Una forza e una compagnia che ci consegnano speranza, audacia e il grande desiderio di un mondo diverso, più giusto per tutti. Come ci richiama questo racconto dei Chassidim:

Un giorno in un villaggio dell’Europa Orientale dove vivevano molti pii ebrei, si sentì improvvisamente risuonare per le strade il suono struggente dello shofar, il corno d’ariete della Sinagoga che si suona alla fine dello Yom Kippur, quello che annuncia il giubileo e il perdono e che, secondo la tradizione, annuncerà, quando suonerà da solo, la venuta del Messia. Era successo che un ragazzo semplice di mente se n’era impadronito e lo suonava nascosto dietro la Sinagoga. I discepoli che erano a scuola riuniti attorno al maestro Baalshem sentirono il suono profondo e intenso del corno sacro. Fu un brivido nell’anima di ogni pio ebreo, si emozionarono e interrogarono il Rabbino: "Maestro, suona lo shofar e non è lo Yom Kippur, che sia forse arrivato il Messia?" E il Rabbi Baalshem andò alla finestra, guardò la piazza in un punto preciso, rinchiuse la finestra, si voltò e disse: "No, non è ancora arrivato il Messia. Lo so perché la vecchia mendicante è ancora seduta lì al suo solito posto, all’angolo della piazza. Quando verrà il Messia nessuno dovrà più chiedere l’elemosina. Verrà il Messia con il fiorire, con il guarire della vita in tutte le sue forme. Tutte!"

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E’ il mio primo Natale nella Comunità Pastorale "Beata Vergine del Rosario" in Vimercate e Burago di Molgora … sono felice! E’ una nuova nascita anche per me. E’ una nuova nascita per tutti. Anche e specialmente per tutti i preti, consacrate e laici del direttivo, persone veramente meravigliose che ringrazio dal profondo del cuore. E le nascite, si sa, anche se sono difficili portano gioia, portano una ventata d’aria nuova, ci invitano a nuovi passi, a nuovi sogni, a nuovo amore. Per questo auguro a me e a ciascuno di voi che non ci sia nessun mancato amore in questo Natale. Amore per Dio. Amore per gli uomini. Amore per la vita, nonostante tutto. In particolare per chi, in questo momento, si sente più vicino alla Croce di Gesù che alla sua culla ...
Mi sto convincendo poi di anno in anno che il Natale non è soltanto la festa dei bambini ma che Natale è soprattutto la festa degli adulti: da piccolo ho scoperto che i doni di Gesù Bambino li portavano i genitori. Da adulto sto scoprendo sempre di più che i doni più importanti li porta Lui, Gesù Bambino. Auguro anche a ciascuno di voi questa scoperta.
Qualcuno ha scritto che "Lo sguardo che Dio posa sull’uomo ha la dolcezza di un bacio": sentitevi ogni giorno "baciati da Dio".
Buon Natale!

DON MIRKO

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