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SI FA STRADA IL DESIDERIO

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Uno straordinario e preziosissimo regalo, ecco quello che viene proclamato alle nostre orecchie e sussurrato al nostro cuore nella S. Messa della seconda domenica di Quaresima: l’indimenticabile ed emozionante incontro tra Gesù di Nazareth e una donna samaritana al pozzo di Sicar. (Gv 4,5-42). E per la Bibbia il pozzo è luogo di incontri d’amore …
E’ un racconto mirabile, incalzante, di alto profilo, la cui sobrietà non riesce a nascondere la sovrabbondante ricchezza di livelli, inviti, messaggi. Dovrebbe essere letto e riletto, scoperto e riscoperto con calma e profondità, in un abbandono confidente, perché anche ciascuno di noi approdi allo svelamento dell’essenziale.
Faccio unicamente il suggeritore, raccontandovi di sguardi, desideri, incontri, stili, cammini …
 

----- CIÒ CHE SALVA È LO SGUARDO ------

C’era più di una ragione per mantenere le distanze, ma come sempre Gesù "sconfina", sovverte ogni regola di buon senso, ogni regola religiosa, rompe ogni schema, scavalca e abbatte ogni barriera di sesso, di nazionalità, di religione e si mette a parlare con una donna, una donna samaritana con una vita piuttosto "irregolare". Lo fa con una straordinaria libertà, quella che gli permette incontri meravigliosi.
E la vita è l’avventura, l’arte degli incontri. Ciò che siamo lo dobbiamo ai tanti incontri che abbiamo vissuto, alcuni dei quali hanno segnato in profondità la nostra esistenza.
Così è capitato alla samaritana, in quell’incontro sconvolgente e coinvolgente con Gesù di Nazareth, che la porta a vivere una stupenda avventura esistenziale e spirituale, una nuova nascita.

Una delle verità fondamentali del cristianesimo,
verità troppo spesso misconosciuta,
è questa: ciò che salva è lo sguardo. (Simone Weil)

E lo sguardo di Gesù non è aggressivo, pieno di pregiudizi, moralistico, condannante. Ed è per questo che arriva dritto al cuore della samaritana. Gesù non le porge uno specchio accusatore ma le mette davanti un cammino, una speranza. A Gesù non importa che cosa è stata, a lui importa ciò che sarà.
Gesù ha il mirabile dono di contemplare ogni persona nella sua verità più profonda, di far ritornare a galla quella realtà nascosta che va oltre il peccato, di liberare tutta la bellezza che Dio ha posto in noi, di liberare tutta la luce che è sepolta in noi, di riaprire la strada alla speranza, alla possibilità di ricominciare.
Gesù porta la samaritana a riflettere sul suo cuore, luogo dei desideri e delle decisioni, dei turbamenti e delle gioie, non la inchioda al suo passato, non la condanna, la ama e la conquista. E in questo incontro cuore a cuore, nonostante l’iniziale resistenza, lei si sente finalmente accolta per quello che è, si ritrova ad essere trasparente, senza difese.
Ogni uomo, ogni donna si porta in cuore "un crepaccio assetato di Infinito", scriveva il filosofo Kierkegaard. E’ in questo "crepaccio" che Gesù si insinua. Non disprezzando o squalificando l’acqua del pozzo ma semplicemente rivelandone l’insufficienza. Perché non è diminuendo l’uomo che si fa più spazio a Dio.

E’ troppo vasto il cuore dell’uomo,
le cose piccole vi fluttuano,
solo le cose grandi vi si depongono
eleggendovi la propria dimora …
Vi è in esso un vuoto che aspira ad essere colmato
e un’attesa che reclama una Presenza. (Blaise Pascal)

La samaritana a poco a poco prova lo scarto fra ciò che vive e ciò che sogna, sente di aver avuto molti mariti ma non l’amore, scopre di portare dentro di sé un insaziato bisogno di amore, di comprensione, di tenerezza, di significati profondi.
Così in lei si fa strada un’altra sete. Si fa strada il desiderio. Il desiderio di quell’acqua viva promessa. Il desidero di un di più, di un oltre. Il desiderio di Dio.
Gesù ha saputo far rinascere in lei questo desiderio passando attraverso il suo mistero di donna, attraverso la via del cuore.

La Salvezza è una mano che afferra un’altra mano,
un passo che si arresta quando un altro si arresta,
un passo che s’affretta se l’altro si affretta.
(don Primo Mazzolari)
 

----- IN PRINCIPIO LA RELAZIONE -----

L’incontro fra Gesù e la samaritana insegna uno stile anche nel rapporto fra la Chiesa e il mondo … Vi propongo al riguardo due testi decisamente significativi.

Confidiamo nello stile di Gesù. Quello al pozzo di Sicar, nell’incontro con la donna samaritana. Non ci spetterebbe di sconfinare, come Gesù ha sconfinato? Prese quel giorno non la strada dritta, la tradizionale, per recarsi in Galilea. Deviò, sconfinò in terra di gente che nel giudizio del suo popolo aveva fama di razza religiosamente bastarda, popolo stupido agli occhi dei puri. Non dovremmo sconfinare anche noi e anziché parlare dalle cattedre, sedere al pozzo nell’ora più calda del giorno? Al pozzo di Sicar traspira la tenerezza di un amore più forte di ogni pregiudizio. Invece noi siamo lontani, lontanissimi dall’aver imparato la lezione del pozzo di Sicar. Di questo Gesù che passa i confini, il confine tra ortodossi e non ortodossi, tra puro e impuro, tra un monte dell’adorazione e un altro monte antagonista. Quale chiesa può far pulsare un fiotto di vita nelle vene dell’umanità? La chiesa che siede al pozzo, una chiesa mai stanca dell’umanità, mai stanca della compagnia degli uomini e delle donne del nostro tempo, una chiesa che parla sottovoce, come il rabbì alla donna del pozzo, una chiesa che sa chiedere un po’ d’acqua confessando il suo bisogno, una chiesa che parla delle cose della vita, una chiesa che non invade le coscienze, che fa emergere pazientemente le attese del cuore, scavando nel bene che rimane comunque in ogni cuore. Con che volto accostiamo l’altro, con che occhi lo guardiamo? Ci abita, dentro, lo sguardo del rabbì del pozzo per la donna samaritana? E sappiamo sognare, come faceva lui, il maestro? (don Angelo Casati)

Si comincia dove uno si trova e si conclude in un approdo ecclesiale della fede che la conferma e la accoglie, ma in mezzo ci deve essere una relazione. Perché la fede, almeno quella cristiana, passa dalle relazioni. La fede si nutre di tutto, di ogni incontro e di ogni mezzo, ma non può non passare da relazioni personali, da rapporti che diventano mediazioni significative della maternità ecclesiale.
Ritrovare la buona relazione con Dio passa attraverso la ripresa degli affetti feriti, la scoperta di una misericordia che guarisce e di una verità che non giudica, ma che riscatta e salva. Là dove prevale un approccio moralistico diventa impossibile essere vicino agli uomini e alle donne. (don Antonio Torresin)
 

----- CAMMINARE ADAGIO ADAGIO VERSO UNA FONTANA -----

In questa Quaresima val davvero la pena di "inseguire" la samaritana: lasciarci fissare negli occhi da Gesù, leggere la vita alla luce del suo sguardo che è sempre e solo sguardo d’amore. Spalancare il nostro desiderio, dare spazio ai sogni più belli e veri.
Gesù ci aspetta, come quella volta, al pozzo del Vangelo, dell’Eucarestia, della preghiera e ci farà creature nuove.

"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.

Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.

Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
E’ una grossa economia di tempo", disse il mercante. "Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana".
E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?"
Se ne fa quel che si vuole…."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…"
(Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

Possa essere questo il nostro cammino quaresimale: camminare adagio adagio verso quella sorgente di acqua viva che è Gesù, sorgente che zampilla per la vita eterna.
Senza paura, ciascuno di noi dica, come la samaritana: "Signore, dammi di quest’acqua".
E da assetati scopriremo che si può diventare sorgente, fontana per gli altri.

HE_Qi-Samaritana (123K) Per la copertina dell’informatore ho scelto un quadro ricco di simboli del pittore cinese vivente He Qi che rappresenta l’incontro al pozzo tra Gesù e la samaritana. Sullo sfondo si nota un albero che nella Bibbia è segno della vita come ricerca, come libertà, come intimità. La donna ha un unico occhio come a indicare una difficoltà nel saper vedere, nel saper cogliere un senso. Sarà Gesù a ridare sguardo, senso, sorriso alla donna. Gesù ha una mano sul suo cuore come a voler dare una certezza alla samaritana: è lì, nel cuore di Gesù, che lei da sempre abita. Si nota anche un pavone che è da sempre simbolo di resurrezione, come a dirci che si può sempre ricominciare, come a dirci che ogni mattino può essere sempre mattino di Pasqua.


Parola amica - marzo 2010

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