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DANZARE LA VITA

febbraio 2003 riga



Bisogna danzare ogni giorno
fosse anche con il solo pensiero.
(detto Chassidico)

Che cosa accadrebbe se,
invece di limitarsi a costruire la nostra esistenza,
avessimo la follia o la saggezza di danzarla?
(Roger Garaudy)

Ho trovato queste due citazioni che mi sono state luce e provocazione in questi giorni. Spero lo siano anche per ciascuno di voi.
So che la vita è sogno e dramma, è soffio ed eternità, è libertà e impossibilità, è amore e croce, è gioia e lacrime, è lotta e dolcezza, è gratitudine e incomprensione, è leggerezza e gravezza, è comunione e abbandono, è mistero e insensatezza, è speranza e disperazione, è fuoco e gelo, è tristezza e beatitudine …
So che potrebbe essere una danza, una festa … anche se a caro prezzo. Al caro prezzo di una speranza e di un amore indomiti che non ti fanno ritenere nulla di irrimediabilmente perduto, neppure la morte. Al caro prezzo di un perdono dato e ricevuto che ti fa ricominciare a vivere. Al caro prezzo di gesti debordanti di gratuità che tessono la felicità degli altri. E al caro prezzo della croce e della resurrezione di Gesù.
I nostri fratelli ebrei l'hanno davvero capito! Danzano ancora per l'arrivo del sabato, danzano nel giorno di gioia della Legge abbracciati alla Torah come amanti, danzano ancora al muro del pianto, danzano ancora seppellendo i loro amati nella valle del Cedron. L'aveva capito il re Davide che danzava nudo davanti all'arca dell'alleanza, destando l'indignazione di sua moglie Mikal …
Ma qual è la sorgente della danza? La danza nasce dove c'è qualcuno che comincia a sussurrare alle orecchie dell'altro: Amico, dolcissimo, Dio ti ama! Sei amato!


SCIOGLI LE MANI - MUOVI I PIEDI - SEGUI LA MUSICA

Mi è tornato così in mente uno splendido convegno organizzato dall'Azione Cattolica nel 1985. Scritto nella memoria di tanti, dal titolo: "Danzare la vita". Il cuore sono state le parole di quel grande prete che è stato don Luigi Serenthà. Ecco alcune delle sue parole:

Ho voluto provare veramente a danzare. Ho messo una cassetta di musica nel registratore e ho cominciato a danzare. Non è un grande spettacolo vedere danzare un incrocio fra un gorilla e un sacco di patate, però questa scena, per quanto spudorata, mi è stata istruttiva. Mentre danzavo dicevo a me stesso: "che cosa sto facendo?" E rispondevo: "io sto obbedendo a tre comandi": Sciogli le mani. Muovi i piedi. Segui la musica.

Sciogli le mani.
Quando uno danza non deve tenere le mani strette attorno a sé, deve lasciarle 'sfarfallare' attorno alla ricerca di altre mani. Vuol dire uscire dalla propria assoluta privatezza, vuol dire lasciare che la propria persona cerchi altre mani. In questo sciogliere le mani è alluso il mistero dell'alterità, dell'altro che mi cerca e che io debbo cercare. Sciogli le mani vuol dire "custodisci il fratello", scopri e conserva nella sua inviolabile alterità il mistero dell'uomo che ti sta accanto.

Muovi i piedi.
Cammina, non restare fermo, non essere rigido, va avanti. Va' dove la danza ti conduce. Le mani che cercano altre mani, le cercano non per fermarsi nell'intreccio, ma per trovare insieme un bene più profondo, un bene più vero. Non fermarti, cammina verso il mistero, custodisci il mistero.

Segui la musica.
Il mistero non è rimasto muto, la notte non è rimasta eternamente buia, la notte ha parlato attraverso l'alba, il mistero di Dio non è rimasto nell'ombra indistinta, ma si è rivelato. Ha fatto risuonare un nome, ha detto Gesù Cristo, ha prodotto una musica. Il mistero di Dio è diventato suono, parola, musica, luce nella vita di Gesù. Ascolta la musica, custodisci la croce, custodisci la parola del Signore, custodisci il comando dell'Amore che Gesù ti ha dato. Quand'anche fossi inchiodato come Cristo alla croce, non posso restare immobile. Se mi metto nella prospettiva della croce di Cristo, posso sempre ricominciare da capo.

Che meraviglia! Dall'io, al tu, al noi, al Signore, nella vita che diventa danza. Misteriosamente anche nella croce.
Quando si intuisce che il dono è gioia, che la gioia è dono. Che l'inferno è dire "io sono mio" e che il paradiso è poter dire "sono amato", è poter dire "noi".
Quando non ci si stanca di cercare, di camminare, di andare verso, di correre dietro ai sogni, al sogno di Dio su di noi.
Quando la fantasia dell'amore ci fa percorrere nuove avventure e nuove strade. Quando l'amore non dà mai niente per perduto.
Utopia? Ma, come ha detto qualcuno, l'utopia è come una donna bellissima che si vede sullo sfondo. Avanzi di due passi, lei arretra di due. Avanzi di tre, lei arretra ancora. A cosa serve allora l'utopia? A camminare. A danzare.


IL SIGNORE DELLA DANZA

Il filosofo Nietzsche ha affermato una volta: Potrei credere solo in un Dio che sappia danzare!
Il Dio della Bibbia, il Dio di Gesù Cristo è il Signore della danza, il Signore della gioia. Vuole la nostra gioia, fa di tutto perché la nostra vita sia un banchetto di nozze, ci fissa negli occhi con sguardo d'amore e ci invita alla festa. Forse siamo noi che non abbiamo il coraggio di addentrarci nell'avventura evangelica e ce ne andiamo via tristi … Ma Lui insiste: Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena (Gv 15,11)

Danzavo per lo scriba e per il fariseo.
ma non hanno voluto né danzare né seguirmi.
Danzavo per i pescatori, per Giacomo e per Andrea,
mi han seguito e sono entrati nella danza.
Danzavo il giorno del Sabato e guarivo il paralitico,
e i giusti han detto che era una vergogna.
Mi hanno frustato e lasciato nudo
e mi hanno appeso in alto su una croce per morirvi.
Danzavo il venerdì, quando il cielo divenne tenebre…
Oh, quant'è difficile danzare con il demonio sulla schiena!
Hanno sepolto il mio corpo, hanno creduto che fosse finita…
Ma io sono la Danza e guido sempre il Ballo.
Guiderò la danza di tutti voi
ovunque voi siate,
guiderò la danza di tutti voi.
Han voluto sopprimermi ma son balzato, ancora più in alto,
perché io sono la Vita che non può morire
ed io vivrò in voi e voi vivrete in me,
perché io sono - dice Dio - il Signore della Danza.
(Sidney Carter)


DANZA E FIONDA

In quel meraviglioso libro Pregare è una festa di Louis Albert Lassus, si narra di questo invito alla danza che ci viene dal nostro Dio:

Da molto tempo ho trovato una dama incomparabile, quella divina Sapienza che è "più bella del sole, superiore ad ogni costellazione di astri" (Sap 7,29)
E' lei che ci ostina a chiedere, a supplicare per le strade e nei viottoli: "Chi vuol danzare con me?"
E' lei che in queste pagine invita te, chiunque tu sia.
Invita soprattutto te, Mikal, figlia di Saul: tu l'assennata, tu la troppo seria, tu l'angosciata, tu la disincantata (2Sam 6,16).
Ti prego, non farti beffe di Davide che danza follemente davanti all'Arca di Dio.
Piuttosto, lascia la tua finestra, scendi dal tuo tedioso abbaino, vieni a volteggiare di felicità.
Lasciati trasportare dalla tarantella trinitaria, finalmente schioppettante di risa e di "silenziosa musica".

Chi sa danzare, chi sa fare della sua vita una danza, chi lotta perché la vita di tutti sia una danza compie miracoli …

La speranza oltrepassa la statura dell'uomo, oltrepassa la prudenza. La speranza prolunga l'uomo al di là di tutti i suoi limiti. La speranza non è mai facile, non è mai banale e illusoria. La speranza porta nel mezzo del difficile. Tutti coloro che hanno vissuto la speranza nei sotterranei della storia o nei tunnel della malattia … furono o sono come noi, soltanto non hanno lasciato che la voce del buon senso e della paura che nasce dal buon senso soverchiasse quella della primavera ch'è in noi: voce bambina, fionda del piccolo Davide che lancia il sasso ed ecco il mostruoso gigante è a terra, non si rialzerà mai più. (Ettore Masina)


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